“Un pericoloso indipendentista“. È così Pechino considera Lai Ching-te, detto ‘William‘, che sta per diventare il leader del Paese. Definizioni confermate proprio in questi giorni da Chen Binhua, il portavoce dell’Ufficio per gli Affari di Taiwan di Pechino, che aveva consigliato: “non votate Lai, è un istigatore di conflitti tra le due sponde“. Vicepresidente del Partito Progressista Democratico (DPP), centrosinistra, lo stesso della presidente uscente Tsai Ing-wen, 64 anni, medico che vanta nel curriculum anche l’Università Harvard. Era entrato in politica a inizio anni Ottanta quando Taiwan divenne una democrazia libera, abbandonando la professione. È stato sindaco della città di Tainan, nel sud-overst del Paese, e primo ministro dal 2017 al 2019. Di fatto un ultra progressista del partito, che ha sempre spinto per la maggiore autonomia di Taiwan dalla Cina.
Elezioni a Taiwan: cosa è successo
Martedì scorso, in un suo intervento, aveva detto di essere pronto a rilanciare il dialogo con la Cina, dopo quasi otto anni di rifiuto quasi totale di Pechino di comunicare con i leader dell’isola autonoma che considera un proprio territorio. Ma Lai ha anche fatto sapere che continuerà la politica dell’attuale amministrazione, volta a mantenere l’indipendenza di fatto di Taiwan, nonostante le minacce del Partito comunista cinese di annetterla con mezzi politici, militari o economici. “Pur aspirando alla pace, non nutriamo illusioni“, ha detto Lai in una conferenza stampa prima delle elezioni di oggi.
- Elezioni a Taiwan, vince il leader progressista e attuale vice presidente Lai: risultato ostile alla Cina
- Lai Ching-te: il candidato presidente favorito a Taiwan che non piace alla Cina, William Lai e l’indipendenza
- Alta tensione a Taiwan, 68 navi e 10 aerei militari cinesi intorno all’isola
- Armi a Taiwan, la storica fornitura degli USA fa infuriare la Cina: “Provocazione”
Elezioni a Taiwan: chi è il nuovo presidente Lai Ching-te
“Rafforzeremo la deterrenza della difesa, le capacità di Taiwan in termini di sicurezza economica, i partenariati con le democrazie di tutto il mondo e manterremo una leadership stabile e basata su principi nelle relazioni. Siamo pronti e disposti a impegnarci per dare di più alle persone su entrambi i lati dello Stretto di Taiwan. La pace non ha prezzo e la guerra non ha vincitori“, ha detto Lai. Considerato favorito sin dall’inizio della campagna elettorale, i sondaggi lo hanno sempre considerato in vantaggio rispetto al candidato del Partito nazionalista o Kmt, Hou You-yi, propenso a un’eventuale unificazione con la Cina, e quindi più amato da Pechino. Il partito nazionalista dominò4 per decenni la politica taiwanese, in feroce antagonismo con Pechino, ma negli ultimi sedici anni ha assunto posizioni più gradite oltre lo Stretto con i famosi tre no: all’unificazione, all’indipendenza, al confronto militare.
Poche chance aveva invece il terzo contendente Ko Wen-je, del Partito popolare alternativo di Taiwan. Lai presidente è un risultato che è anche una vittoria per l’isola e per la sua storia democratica: per la prima volta infatti lo stesso partito presiederà il Paese per tre mandati consecutivi. Probabilmente Lai non dichiarerà formalmente l’indipendenza di Taiwan, sostenendo che l’isola funziona già, de facto, come Paese indipendente sotto il nome di Repubblica Cinese. Si spera solo che la sua vittoria non stressi ulteriormente i rapporti con la Cina, che ancora considera Taipei una provincia ribelle.
Elezioni a Taiwan: la reazione della Cina
La Cina si opporrà, “con forza alle attività separatiste mirate all’indipendenza di Taiwan e alle interferenze straniere“. E’ quanto ha affermato Chen Binhua, portavoce dell’Ufficio per gli Affari di Taiwan del governo cinese, in merito alle elezioni di Taiwan. “La nostra posizione nel risolvere la questione di Taiwan e realizzare la riunificazione nazionale rimane coerente e la nostra determinazione è ferma come la roccia – ha aggiunto Chen in una dichiarazione – Aderiremo al Consenso del 1992 che incarna il principio della ‘Unica Cina’ e continueremo a lavorare con partiti politici, gruppi e persone di vari settori di Taiwan“.