Nuovi bombardamenti in Yemen

Cosa succede se l’Iran entra in guerra: il rischio mondiale nell’analisi di Ian Bremmer

Complessivamente, al momento, sono 73 i raid americani lanciati su obiettivi militari come hub logistici, campi di aviazione e depositi di armi. Almeno 5 persone sono state uccise e 6 ferite.

Esteri - di Umberto De Giovannangeli - 14 Gennaio 2024

CONDIVIDI

Cosa succede se l’Iran entra in guerra: il rischio mondiale nell’analisi di Ian Bremmer

I raid Usa in Yemen continuano. Come la guerra a Gaza. E il rischio di una estensione della guerra in Libano, Siria, Iraq si fa sempre più concreto.

L’esercito Usa ha condotto un nuovo raid contro un sito controllato dai ribelli Houthi in Yemen nelle prime ore di ieri mattina. L’obiettivo, una postazione radar, secondo fonti militari avrebbe messo in pericolo il traffico commerciale nel Mar Rosso.

L’attacco, secondo quanto riferito dal Comando centrale degli Stati Uniti, è stato effettuato dalla nave da guerra statunitense Uss Carney utilizzando missili Tomahawk.

Secondo quanto riferito dalla tv al-Masirah gestita dagli stessi Houthi, d’altra parte, i raid aerei americani avrebbero colpito la capitale Sana’a. Complessivamente, al momento, sono 73 i raid americani lanciati su obiettivi militari come hub logistici, campi di aviazione e depositi di armi. Almeno 5 persone sono state uccise e 6 ferite.

Gli attacchi statunitensi nello Yemen, incluso quello della notte scorsa contro una base militare a Sana’a, non hanno avuto un impatto significativo sulle capacità degli Houthi di continuare a impedire alle navi commerciali di passare attraverso il Mar Rosso e il Mar Arabico: lo ha affermato il portavoce degli Houthi, Mohammed Abdulsalam, come riportano i media internazionali.

Un funzionario degli Houthi, Nasruldeen Amer, ha affermato ad Al Jazeera che non ci sono stati feriti nell’ultimo attacco e ha promesso una «risposta forte ed efficace».

“L’operazione in Yemen ha efficacia assai limitata e accelera il rischio di un contagio del conflitto nella regione e non solo”. Così Ian Bremmer, fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici, in un’intervista su La Stampa.

Per Bremmer, “è impossibile contenere la guerra al territorio di Gaza, ci sono diversi segnali che dimostrano come le spinte centrifughe siano forti e multidirezionali. Gli Houthi in Yemen, Hezbollah in Libano e le formazioni sciite in Iraq e Siria”.

Poi aggiunge: “Più vanno avanti azioni del genere, più accelera l’escalation e le probabilità che si finisca per avere un confronto diretto tra Israele e Stati Uniti da una parte e Iran dall’altra. Se Teheran entra direttamente nel conflitto – dice – il prezzo del petrolio rischia di balzare a 150 dollari al barile, ne conseguirà una recessione globale e Trump vincerà le elezioni a mani basse”.

Notizie di nuovi lutti, intanto, da Gaza. Nelle ultime 24 ore 135 palestinesi sono stati uccisi e 312 sono stati feriti. Lo rende noto il ministero della Sanità della Striscia, precisando che ora il bilancio delle vittime dall’inizio del conflitto il 7 ottobre è salito a 23.843 morti e 60.317 feriti, mentre migliaia di persone sono ritenute ancora disperse.

14 Gennaio 2024

Condividi l'articolo