Fine vita
Suicidio assistito, Veneto prima Regione a discutere proposta di legge: Zaia e la Lega spaccati
Il governatore ha parlato della proposta come di un "fatto di civiltà", ma la Lega è spaccata. Il Veneto può diventare la prima Regione in Italia a regolamentare il ricorso al suicidio medicalmente assistito
News - di Redazione Web
Se il Consiglio Regionale del Veneto dovesse approvare la proposta di legge regionale Liberi Subito per regolamentare il ricorso al suicidio medicalmente assistito, la Regione diventerebbe la prima italiana a dotarsi di una legge sul cosiddetto “fine vita”. È già la prima a discutere in Consiglio regionale la proposta, sviluppata dall’associazione Luca Coscioni, che si occupa di libertà di ricerca scientifica e diritti civili e che da anni sostiene materialmente chi vuole accedere alla pratica. Il fatto che la discussione avvenga in Veneto è significativo per diversi aspetti: oltre che rispetto al merito è considerato un banco di prova del consenso di Luca Zaia, il governatore leghista.
Il suicidio assistito è il procedimento tramite il quale una persona si autosomministra, a determinate condizioni, un farmaco letale. In Italia è legale grazie a una sentenza della Corte Costituzionale del 2019, quella sul caso di Fabiano Antoniani, noto come dj Fabo. Non esiste una legge né a livello locale né a livello nazionale. Una proposta di legge è ferma al Senato da tempo. La Corte Costituzionale ha più volte invitato il Parlamento a legiferare sulla fattispecie. Perciò molte persone continuano a recarsi all’estero, spesso in Svizzera, per poter accedere al procedimento. Al momento soltanto una persona è riuscita ad ottenere l’assistenza completa dal servizio sanitario nazionale: una 55enne dal nome di fantasia Anna, a inizio dicembre scorso, anche lei assistita dall’associazione Coscioni.
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La legge regionale sul suicidio assistito
Per ovviare a questa mancanza dodici Regioni italiane avevano fatto partire la raccolta firme per presentare e depositare una legge regionale. La raccolta firme è stata condotta dai volontari dell’associazione Luca Coscioni organizzati nelle cosiddette “cellule”. Il Veneto è stata la seconda Regione italiana a depositare, lo scorso giugno, la proposta di legge sul fine vita dopo aver raccolto circa 9mila firme (su 7mila firme necessarie al deposito). La prima Regione era stata l’Abruzzo. La proposta di legge ha buone possibilità di essere approvata in Veneto.
Prevede che per ricorrere alla pratica debbano essere rispettati i quattro requisiti stabili dalla sentenza della Consulta del 2019: la persona che fa richiesta deve essere in grado di decidere in maniera libera e consapevole, deve essere affetta da una patologia irreversibile e fonte di sofferenze fisiche e psicologiche, deve essere “tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale”. La Regione dovrebbe istituire una commissione medica multidisciplinare permanente per le richieste, il servizio sanitario fornire gratuitamente il farmaco e il macchinario per la pratica.
Le richieste alla Commissione e al Comitato Etico
Le richieste dovrebbero essere valutate entro 20 giorni dalla presentazione, entro cinque giorni una relazione della Commissione dovrebbe essere inviata al Comitato Etico territoriale che a sua volta dovrebbe rispondere con il suo parere entro cinque giorni. Il voto appare combattuto in Veneto. Per l’approvazione è necessaria una maggioranza della metà più uno dei consiglieri. A favore la quasi totalità di Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. Leghisti e destra spaccati. Nella fase delle audizioni in Commissione hanno discusso la proposta diverse organizzazioni contrarie alla procedura come Family Day, l’associazione Scienza & Vita e il Movimento per la Vita.
Zaia ha lasciato libertà di voto ai consiglieri di lista Zaia e lista Lega. Ha modificato parecchio la sua posizione negli ultimi anni, ed è questo il punto più interessante da un punto di vista politico: da posizioni più vicine a quelle del suo partito, di destra e contrario, è passato a posizioni più progressiste. Ha parlato della proposta di legge come di “un fatto di civiltà” e ha insistito sulla necessità di non lasciare un tema del genere unicamente alla sinistra. “La Lega ha lasciato totale libertà di voto – ha detto il governatore in aula – , e mi pare strano che ci siano indicazioni politiche su un tema etico come questo. Non siamo minimamente interessati o preoccupati di quello che sarà l’esito del voto”.