Le richieste dei pm
Trans picchiata a Milano dalla polizia, chiesto processo per 5 vigili: il pestaggio e le bugie nei verbali
Potrebbe esserci a breve un processo per gli agenti della polizia municipale che lo scorso 24 maggio picchiarono “violentemente” la transessuale 41enne Bruna a Milano, nei presi del parco Trotterino in via Sarfatti, davanti alla biblioteca dell’Università Bocconi.
La Procura milanese, con il fascicolo in mano al procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Giancarla Serafini, ha chiesto il rinvio a giudizio per cinque agenti accusati di lesioni aggravate e falso in atto pubblico: per altri due invece è stata chiesta l’archiviazione per abuso di autorità, minacce, violenza privata. A rischio processo, scrive l’edizione milanese di Repubblica, anche la stessa vittima del pestaggio, con la donna presa a calci, pugni e manganellate: è accusata di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni, oltre che del rifiuto di dare le generalità e per la ricettazione di una tessera Atm.
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Il pestaggio degli agenti contro Bruna
Nella denuncia presentata dall’avvocato di Bruna, Debora Piazza, si faceva riferimento ad una aggressione a suon di calci e manganellate anche alla testa, oltre che con spray al peperoncino mentre era inerme a terra. Il pestaggio di Bruna divenne “virale” e noto all’opinione pubblica grazie ad un video girato da alcuni studenti della Bocconi che quel giorno erano all’interno della biblioteca e che filmarono l’aggressione ai danni della 41enne brasiliana.
Secondo quanto ricostruito dalla Procura, con le indagini portate avanti dalla stessa polizia locale di Milano, Bruna è stata aggredita dagli agenti intervenuti mentre era “già a terra posizione di resa, dapprima con le mani alzate, poi ripiegato su sé stessa per proteggersi dai colpi”.
In particolare dopo che un agente la sbatteva a terra “violentemente” e “bloccandola con le spalle contro la recinzione”, un secondo “gli sferrava col manganello, da dietro e in rapida sequenza, due violenti colpi di testa”, mentre di nuovo il primo “gli spruzzava per due volte consecutive lo spray urticante in direzione degli occhi”. Quindi l’altro vigile la colpiva nuovamente, prima “con un colpo di manganello sul fianco sinistro, e immediatamente dopo, durante la fase di ammanettamento, colpendola più violentemente, sempre con il distanziatore, all’altezza della tempia sinistra, nonché quando già si trovava a terra bloccata in fase di ammanettamento, sferrandole un calcio alle gambe”.
Le ripetute falsità della polizia
Ma nel mirino dei magistrati ci sono anche le numerose circostanze false, smentite dalle indagini, riferite dagli agenti indagati, che per questo devono difendersi anche dall’accusa di falso in atto pubblico.
Secondo quanto accertato dalla Procura è falso infatti che Bruna si fosse denudata nel parco Trotter, così come l’altra circostanza riferita dagli agenti secondo i quali la 41enne brasiliana “urinava di fronte a tutti”. Nessun riscontro anche al fatto che Bruna “sbatteva la testa contro i finestrini dell’auto” o che “durante il tragitto sferrava calci e si dava alla fuga”, così da giustificare la violenza usata.
Non è emerso inoltre il presunto stato di agitazione della donna fermata, con i video interni al comando di polizia che mostrano Bruna “tranquilla e collaborante” ma con un “palese sanguinamento al volto” omesso dai vigili durante il verbale.