X

Per Nordio i suicidi in carcere sono inevitabili…

Per Nordio i suicidi in carcere sono inevitabili…

Arrendevolezza sui suicidi in carcere, attacco alle opposizioni e ad alcuni magistrati per presunte “fake news” su alcune riforme in cantiere, dito puntato contro lo strapotere senza responsabilità dei pubblici ministeri, certezza che la separazione delle carriere si farà ma dopo la riforma del premierato.

Questa la sintesi dell’intervento di ieri del Ministro della Giustizia Carlo Nordio alla Camera dove ha condiviso la sua relazione sullo stato della giustizia. Andiamo per ordine.

Carceri:

“Qui il tema centrale è stato e sarà la sicurezza nelle carceri, tanto nell’interesse degli operatori, quanto dei detenuti. In questa ottica, l’azione è rivolta costantemente ad ampliare gli spazi delle carceri. Costruire nuove carceri è difficilissimo. L’unica possibilità che abbiamo è quella di valersi di strutture che già siano esistenti e siano compatibili con la struttura di un carcere e io ho pensato subito alle tantissime caserme dismesse che abbiamo”.

Sul sovraffollamento: “Se teniamo conto che la maggioranza dei detenuti nelle nostre carceri è di origine straniera, se solo noi riuscissimo a far eseguire questa pena al 10 o al 20 per cento dei detenuti, avremmo risolto il problema del sovraffollamento carcerario, che attualmente, numericamente parlando, eccede di 10.000 unità”.

Sui suicidi una sorta di resa: “l’Italia sta tra i primi posti per trattamento umanitario dei detenuti. Questo non toglie, per l’amor del cielo, nulla al fatto che siamo perfettamente consapevoli della situazione critica: ogni giorno assistiamo a episodi di autolesionismo, o addirittura di suicidio, o a episodi di violenza. Non possiamo pensare di eliminare questi fenomeni. Il carcere, purtroppo, come la stupidità, il cancro, le guerre e le altre cose” non può essere eliminato.

Sul tema, nel pomeriggio, il Guardasigilli è stato interrogato anche da Italia Viva che ha ricordato che Rita Bernardini, Presidente di Nessuno Tocchi Caino, ha annunciato che il 23 gennaio 2024 inizierà uno sciopero della fame per la drammatica situazione negli istituti di pena.

Nordio ha replicato dicendo che “lui da pm ha assistito a suicidi non solo in carcere ma anche di persone ai domiciliari o semplicemente indagate. In teoria il problema dovrebbe essere affrontato privilegiando la presunzione di innocenza, in pratica quello che si può fare per allentare la tensione è allargare gli spazi fisici e psicologici nelle carceri”.

Per il deputato Giachetti queste soluzioni non servono a nulla perché “siamo a quasi 65000 detenuti, rischiamo una nuova condanna, e occorre una soluzione immediata come quella della liberazione anticipata speciale”.

I pubblici ministeri

“Adesso arriviamo a un altro punto: quello delle intercettazioni e dei sequestri dei sistemi informatici. La procura della Repubblica è l’unico organo in Italia – e penso al mondo – che ha una spesa incontrollata, che non ha un tetto, né un budget, ma poi alla fine i conti non tornano perché l’Europa ci ha messo sotto procedura di infrazione perché siamo in ritardo con i pagamenti”.

“Ora però – ha proseguito Nordio – vi è molto di più, perché noi rischiamo veramente di cadere in un nuovo barbaro Medioevo, reso addirittura più sinistro o più duraturo dai limiti della tecnologia o dalle risorse della tecnologia, perché noi, sino ad oggi, abbiamo parlato e abbiamo ragionato di intercettazioni, per quanto sofisticate come quelle del trojan, ma oggi c’è molto di più. Per fortuna, è intervenuta una sentenza della Corte costituzionale, che ha definito il cellulare non un semplice documento, ma un qualcosa di ben più importante, perché chi sequestra un cellulare sequestra una vita”.

Separazione delle carriere

“Se vogliamo farla seriamente, occorre una riforma costituzionale. La riforma costituzionale – lo sapete meglio di me – ha dei tempi; se, prima di quella, bisogna fare un’altra riforma costituzionale, questi tempi slittano, però vi posso dire che la riforma è nel programma di Governo e non andremo alle calende greche”.

Si dice che “la separazione delle carriere vulnererebbe la cosiddetta cultura della giurisdizione: ora, questo principio, tanto invocato, della cultura della giurisdizione diventa una banalità enfatica”; per Nordio “il sodo è che c’è un giudice, che è terzo e imparziale, c’è un avvocato della difesa e c’è un avvocato dell’accusa, questa è la vera cultura della giurisdizione”.

La separazione delle carriere viene associata a un inevitabile assoggettamento del pm al potere esecutivo. “Ho detto e ho ripetuto milioni di volte che questa soluzione per me non sarebbe mai negoziabile, mai, mai” tuttavia “quello che invece deve intervenire è un controllo sui poteri del pubblico ministero che, in base al principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale, che in realtà è diventata arbitraria, indaga quando, come e dove vuole e senza rispondere a nessuno”.

Poi un pesante affondo a tutti i detrattori dell’abrogazione dell’abuso di ufficio appena passata in Commissione Giustizia del Senato. Per alcuni “l’abrogazione contrasterebbe con la risoluzione di Merida, in generale, e con i vincoli imposti dall’Europa, in particolare. Anche questa è una balla colossale.  Partiamo dal testo di Merida: il testo di Merida non impone affatto l’introduzione del reato di abuso di ufficio» perché si legge che “ogni Stato ‘considererà l’opportunità di adottarlo’”, quindi nessun obbligo.

Per quanto concerne la risoluzione dell’Unione europea, essa “consiste in una semplice proposta di direttiva, di cui non conosciamo né il quando, né il se, né il cosa, né il come: è semplicemente una scopiazzatura malfatta di quella che è la mala interpretazione dell’obbligo vincolante di Merida”.

Per altri sarebbe un reato spia: “Questa stravaganza giuridica non meriterebbe nemmeno di essere presa in considerazione perché il reato spia è un’astrazione concettuale ingannevole e pericolosa. Un reato concepito in modo strumentale, che serva ad accertarne altri, confligge con la dogmatica più elementare, ma soprattutto confligge con il buon senso, proprio perché il reato c’è o non c’è, non può esistere un reato in funzione di un altro”.

Inoltre “dire che, se non è possibile contestare l’abuso di ufficio, si contesta il reato di corruzione, significa non partire dal reato per trovare il reo, ma significa partire dal reo che si ha in mente per cercare un reato e questa è una bestemmia dal punto di vista giuridico che, avendo indossato – spero con dignità – la toga per 40 anni, mi rifiuto di credere che possa essere un domani strumentalizzata da un magistrato”.