Il via libera della Camera
Proteste ambientalisti, via libera alla legge sempre con la stessa ricetta: più carcere, più carcere, più carcere
Il via libera in concomitanza al primo verdetto di colpevolezza per interruzione di pubblico servizio a tre ambientalisti di "Ultima Generazione". Condanna che però riconosce "l'azione posta per un motivo nobile". Le sanzioni e le pene
Ambiente - di Redazione Web
Più carcere, sanzioni più dure, più anni in gattabuia. È la ricetta di questo governo: lo si era visto con i rave, con le madri carcerate con i bambini, per chi occupa immobili. E quindi anche con le proteste degli ambientalisti. La Camera ha approvato in via definitiva con 138 sì il disegno di legge di conversione del decreto che introduce sanzioni più severe per chi imbratta o deturpa beni culturali e paesaggistici. Fino a cinque anni di carcere. Il via libera è arrivato praticamente in concomitanza alla prima condanna a tre attivisti di Ultima Generazione per violenza privata e interruzione di pubblico servizio.
Primo firmatario del provvedimento il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Era stato già approvato lo scorso 11 luglio dal Senato. Nel mirino le manifestazioni di organizzazioni come “Ultima Generazione” che negli ultimi anni hanno lanciato vernice su monumenti, quadri o nei canali di Venezia. Puntuale lo scandalo, l’indignazione. Sangiuliano ha parlato di “un principio di rispetto per la cultura nazionale: chi deturpa, danneggia, imbratta un monumento deve risarcire lo stato per le spese sostenute per ripristinare lo stato dei luoghi”.
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Le sanzioni previste dalla pdl sulle ecoproteste
Si legge nel testo che chiunque distrugga, disperda, deteriori, renda in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici è punito con una sanzione che va dai 20.000 ai 60.000 euro. Se si arriva ad “un uso pregiudizievole per la conservazione o integrità” di questi beni o ad un loro “uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico” la sanzione può oscillare da 10.000 a 40.000 euro. L’autorità competente per la materia è il Prefetto, la notifica all’interessato deve avvenire entro 120 giorni dalla commissione del fatto.
“Posto che come dimostra un’ampia casistica occorre spendere somme ingenti” per il ripristino, “è bene che non paghino più gli italiani ma chi si rende responsabile degli atti di danneggiamento”, ha aggiunto il ministro. I proventi delle sanzioni verranno infatti riassegnati al ministero della Cultura per il ripristino dei beni danneggiati. Nel caso in cui la sanzione dovesse essere pagata entro 30 giorni dalla notifica, sarà ridotta, fatta eccezione per chi si è già avvalso del beneficio negli ultimi cinque anni.
La parte penale modifica due articoli del codice: il 635 e il 639. Rischia da 1 a 5 anni di carcere chiunque distrugga, disperda, deteriori o renda, in tutto o in parte, inservibili beni mobili o immobili durante manifestazioni pubbliche. Oltre al pagamento di una multa fino a 10.000 euro. Nel caso in cui il danneggiamento avverrà in musei, pinacoteche o gallerie la reclusione potrà andare da 1 a 6 mesi e la multa potrà essere da 300 a 1.000 euro.
Le condanne per gli attivisti di Ultima Generazione
Sono stati condannati intanto in rito abbreviato a sei mesi, dal Gup del Tribunale di Bologna, Simona Siena, i tre ambientalisti di Ultima Generazione che vennero arrestati a Bologna, lo scorso 2 novembre, per aver bloccato la Tangenziale per circa un’ora. Erano accusati dei reati di violenza privata e interruzione di pubblico servizio. La pena è stata sospesa. Si tratta comunque della prima condanna per il reato a membri del movimento. I tre sono stati invece assolti dalle accuse di danneggiamento, manifestazione non autorizzata e inottemperanza al foglio di via. La Procura aveva chiesto un anno ciascuno anche se, come ha spiegato l’avvocato De Caro, nel chiedere le “attenuanti generiche ha sottolineato che l’azione è stata posta per un motivo nobile“.