Dopo 27 giorni di silenzio, con Israele che ha continuato a bombardare la Striscia di Gaza facendo strage di civili nonostante i “richiami” provenienti da Washington, il presidente Usa Joe Biden e il premier israeliano Benjamin Netanyahu sono tornati a parlarsi.
Al centro del colloquio ovviamente il conflitto in corso ormai dallo scorso 7 ottobre, con l’attacco di Hamas nei kibbutzim e la reazione dello Stato Ebraico che ha provocato quasi 25mila morti.
La soluzione dei due Stati
“No, non lo è”, ha risposto Biden a chi gli chiedeva se fosse impossibile una soluzione a due Stati con Netanyahu. Il presidente ha quindi spiegato che il primo ministro di Israele non è contrario a tutte le soluzioni a due Stati e ce ne sono diversi tipi: “Ci sono numerosi tipi di soluzioni a due Stati. Ci sono Paesi che sono membri dell’Onu e non hanno le loro forze armate. Penso che ci sono modalità in cui potrebbe funzionare“, ha messo in evidenza Biden.
Parole singolari che arrivano dopo che lo stesso Netanyahu soltanto venerdì aveva sottolineato durante una conferenza stampa di aver “detto agli americani” di essere essere contrario alla creazione di uno Stato palestinese come parte di qualsiasi scenario postbellico: Israele, aveva spiegato il primo ministro, accetterà solo un accordo che porterebbe lo Stato ebraico ad avere il controllo della sicurezza sull’intera Striscia di Gaza.
Posizioni ribadita da Netanyahu nella conversazione con Biden, secondo quanto riferito dall’ufficio del primo ministro. “Israele deve mantenere il pieno controllo della sicurezza della Striscia per garantire che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele, e questo è in conflitto con la richiesta di sovranità palestinese“, questa la posizione espressa dal leader israeliano.
L’Onu critica la posizione israeliana
Critiche alle posizioni del primo ministro Netanyahu sono arrivate oggi anche da Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu impegnato ogni per la cerimonia di chiusura del 19esimo vertice del Movimento dei Non allineati a Kampala, in Uganda. “Il rifiuto di accettare la soluzione dei due Stati per israeliani e palestinesi e la negazione del diritto ad uno Stato per il popolo palestinese è inaccettabile“, ha dichiarato Guterres, secondo il quale il ‘no’ di Tel Aviv alla soluzione auspicata anche dall’alleato statunitense “prolungherebbe indefinitamente il conflitto, che è diventato una grave minaccia per la pace e la sicurezza globale, esacerberebbe la polarizzazione e incoraggerebbe gli estremisti ovunque”
“Il diritto dei palestinesi a costruire un proprio Stato deve essere riconosciuto da tutti“, ha aggiunto il segretario delle Nazioni Unite.
Rapporti tesi anche con l’Ue
Ma i problemi di Tel Aviv non sono solo con lo storico alleato americano. Anche in Europa l’Alto rappresentante Josep Borrell ha detto senza giri di parole che “il governo di Israele” guidato da Netanyahu rappresenta “un impedimento“ ad una qualsiasi soluzione del conflitto, e che la comunità internazionale dovrebbe “imporre dall’esterno” la soluzione a due Stati.
I bombardamenti a Khan Younis
Intanto la scorsa notte i bombardamenti israeliani si sono concentrati ancora una volta nel Sud di Gaza, lì dove sono presenti in massa gli sfollati palestinesi. Media locali riferisco che gli attacchi si sono concentrati nell’area di Khan Younis provocando nel complesso 29 morti.
Israele ha profanato 16 cimiteri a Gaza
Contro Israele arriva una nuova pesante accusa. Una inchiesta della Cnn pubblicata sul sito dell’emittente Usa rivela che l’esercito israeliano durante le sue operazioni nella Striscia ha profanato almeno 16 cimiteri, lasciando lapidi rotte, cumuli di terra e, in alcuni casi, corpi esumati. Si tratta, ovviamente, di una violazione del dritto internazionale.
Un portavoce dell’IDF non ha saputo spiegare la distruzione dei 16 cimiteri per i quali la Cnn ha fornito anche le coordinate, spiegando che l’esercito a volte “non ha altra scelta” non quella di prendere di mira i cimiteri che a suo parere vengono utilizzati da Hamas per scopi militari.