Le raccomandazione da Parigi
Ocse, le bacchettate all’Italia: “Spostare tasse da lavoro a patrimonio, assegno di inclusione da allargare”
L’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, nel suo Economic Survey sull’Italia richiama il governo Meloni ad una decisa sterzata sulle misure economiche. L’organizzazione con sede a Parigi, che riunisce 38 Paesi aventi in comune un’economia di mercato, nel rapporto economico pubblicato oggi fornisce raccomandazioni che certamente non faranno piacere alla destra.
L’Ocse: spostare imposte da lavoro a patrimoni
Se infatti i partiti di maggioranza alzano le barricate contro qualsiasi ipotesi di imposta sui grandi patrimoni, appunto la “patrimoniale”, dall’Ocse, non certo un covo di marxisti, si sottolinea come “lo spostamento dell’imposizione dal lavoro alle successioni e ai beni immobili renderebbe il mix fiscale più favorevole alla crescita, consentendo al contempo di incrementare le entrate”.
L’organizzazione punta poi su un altro tema spinoso per l’esecutivo Meloni, ovvero l’evasione fiscale, da “contrastare con fermezza”.
Le pensioni d’oro da ridurre
L’Ocse quindi apre un capitolo sulle pensioni, altro argomento sensibile per la maggioranza. L’organismo parigino ricorda che “riducendo la generosità delle pensioni per le famiglie a reddito più elevato, si potrebbe limitare l’incremento della spesa, mantenendo allo stesso tempo adeguati servizi pubblici e protezione sociale”.
Per questo sottolinea la necessità di “eliminare gradualmente i regimi di pensionamento anticipato“, come nel caso di Quota 100.
L’Ocse ricorda come in Italia “le pensioni rappresentano una quota cospicua della spesa complessiva“. Nel breve periodo, prosegue l’analisi presente nell’Economic Survey, “tale spesa potrebbe essere contenuta eliminando gradualmente i regimi di pensionamento anticipato. Nel breve termine, sarebbe opportuno mantenere la parziale deindicizzazione delle pensioni elevate, per poi sostituirla nel medio termine con un’imposta sulle pensioni elevate, che non siano correlate ai contributi pensionistici versati. Il contributo di solidarietà potrebbe essere mantenuto finché il reddito relativo dei pensionati sarà allineato alla media dell’Ocse“.
I ritardi nel Pnrr
È un altro capitolo indigesto per il governo Meloni quello che l’Ocse dedica all’attuazione del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’organizzazione ricorda che “i ritardi nell’attuazione dei progetti di investimento pubblico previsti dal Pnrr rischiano di frenare la crescita”, pur sottolineando che l’esecutivo ha “adottato misure per accelerarne l’attuazione”.
L’Ocse quindi evidenzia la necessità di “riorientare il Pnrr verso progetti di investimento di grande entità e gestiti a livello centrale che possono essere realizzati, come stabilito dalla revisione del Piano“. L’Ocse chiede inoltre all’Italia di “continuare ad ampliare il servizio di assistenza tecnica alle amministrazioni locali e ad incrementare l’assunzione di personale specializzato“.
L’assegno di inclusione da ampliare
A causa di tassi di occupazione “bassi”, dovuti “in parte” a “una debole presenza di incentivi finanziari che inducano i percettori di prestazioni sociali ad accettare un impiego”, l’Ocse raccomanda quindi di “ampliare l’accesso alla nuova prestazione di assistenza sociale (Assegno di inclusione – Adi), anche alle persone con prospettive molto deboli sul mercato del lavoro”.
Per l’organismo internazionale serve inoltre “migliorare il controllo di qualità degli erogatori di formazione introducendo un sistema di certificazione a livello nazionale“.
E a proposito di mercato del lavoro, nella sua analisi l’Ocse rimarca un dato purtroppo ben noto, ovvero che “la partecipazione dei giovani e delle donne al mercato del lavoro è tra le più basse della zona dell’Ocse”. Per l’organizzazione le “prospettive dei giovani sul mercato del lavoro potrebbero essere migliorate potenziando gli Istituti Tecnologici Superiori (ITS Academy) mentre la partecipazione delle donne al mercato del lavoro potrebbe essere rafforzata ampliando in misura considerevole la copertura dei servizi per la cura della prima infanzia, nonché aumentando ulteriormente gli incentivi per il congedo di paternità”.