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Rummo non si tocca, la stupidità di chi per colpire Salvini boicotta un’eccellenza del Sud

Rummo e Matteo Salvini

Sono bastati una manciata di secondi per scatenare l’inferno. Il protagonista è stato Matteo Salvini, i ‘carnefici’ i soliti odiatori da tastiera, la vittima il pastificio Rummo. Cosa è successo? Il vice Premier e ministro dei Trasporti è stato in tour nel Sannio, in Campania. Per l’occasione ha approfittato per fare un giro all’interno della storica azienda beneventana. In un video di 24 secondi pubblicato sui social, il Segretario della Lega ha detto: “Alla faccia di quelli che vogliono la farina d’insetti, i vermi, le cavallette. A tutti quelli che a Bruxelles combattono la dieta mediterranea. Qui fanno 800mila confezioni di pasta al giorno, una cosa straordinaria. Viva la nostra pasta, viva la nostra qualità“. Il fatto che si trovasse nello stabilimento RummoSalvini lo ha detto alla fine del filmato.

Ma non è servito: gli haters che hanno avuto il bisogno di dire la propria opinione, si sono scagliati contro l’azienda pur di attaccare il leader del Carroccio. La cosa più triste è che parte della stampa gli ha dato anche seguito e visibilità. Qui non siamo più nel campo del dialogo, del confronto e della libertà di espressione. E nemmeno in quello dell’ideologia che acceca. Qui ci troviamo di fronte a un muro, bello grosso e solido, fatto di sola stupidità. Eh si, perché per lanciare una campagna di boicottaggio – con tanto di hashtag – nei confronti di una delle eccellenze imprenditoriali italiane e del Sud, bisogna essere solo stupidi.

Che cosa avrebbero dovuto fare i titolari della Rummo? Chiudere la porta in faccia a un ministro della Repubblica? Salvini può piacere o non piacere. I suoi show pubblicati quotidianamente sui social possono creare un seguito oppure no. Ma criticarlo a prescindere, andando addirittura ad attaccare un’azienda nella quale lavorano tante persone che hanno una famiglia, è – appunto – da stupidi. Non possono esserci altri aggettivi. La Rummo è stata fondata nel 1945 ma la tradizione di quella famiglia è secolare. Il radicamento sul proprio territorio rappresenta un fiore all’occhiello. Quando nel 2015 la terribile alluvione colpì il Sannio, una grande mobilitazione – soprattutto dal basso – sostenne l’azienda che fu gravemente danneggiata dai nubifragi.

Oggi, gli stupidi del web hanno fatto l’esatto contrario. “È una vicenda che si commenta da sola e voglio chiuderla qua – ha detto Cosimo Rummo all’AnsaNon sono abituato a chiedere la tessera di partito a nessuno quando entra a casa mia. Le aziende hanno un valore sociale e la mia impresa lavora in tutto il mondo. Non ho nulla da aggiungere e da temere perché le persone capiscono benissimo e continueranno a comprare la nostra pasta“, ha proprio ragione. Meno male che c’è ancora qualcuno che in questo paese usa la testa e pratica il buon senso.