Guerra in Medio Oriente

Perché israeliani e palestinesi manifestano contro il governo e Hamas

Due le proteste organizzate dai cittadini e dai parenti degli ostaggi, una a Tel Aviv e una che ha bloccato il valico per il passaggio degli aiuti destinati a Gaza. Ma anche nella Striscia, pur se in modalità più isolata, ci sono state mobilitazioni contro il gruppo terrorista islamico

Esteri - di Redazione Web - 25 Gennaio 2024

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Perché israeliani e palestinesi manifestano contro il governo e Hamas

Nuova manifestazione a Tel Aviv a sostegno di un accordo che apra la strada al ritorno immediato in Israele degli oltre 130 israeliani prigionieri di Hamas a Gaza dal 7 ottobre. Secondo la televisione pubblica Kan, su iniziativa di organizzazioni femminili, un migliaio di dimostranti si sono raccolte nel centro della città, vicino al ministero della Difesa, e hanno poi bloccato il traffico nella vicina arteria Ayalon. Unità della polizia stanno convergendo sul posto. Tuttavia, la prospettiva di una tregua per un nuovo scambio di prigionieri resta lontana e Gaza continua ad essere bersagliata dal fuoco.

Le proteste dei parenti degli ostaggi israeliani

E nel caos del conflitto senza quartiere con Hamas monta l’esasperazione delle famiglie degli ostaggi israeliani, queste ultime hanno organizzato un’ulteriore protesta: hanno bloccato il valico di Kerem Shalom impedendo ai camion degli aiuti di entrare nella Striscia. Fino a quando i loro cari non ritorneranno a casa. Presenti rappresentanti delle famiglie dei rapiti, ma anche membri delle famiglie dei soldati caduti in battaglia che non vogliono che Israele “faciliti l’ingresso di aiuti al nemico“. Il risultato, 51 camion su 60 sono stati costretti a tornare indietro. E la rabbia dei civili è salita anche dentro Gaza, rivolta contro Hamas. Due manifestazioni spontanee sono state segnalate nel sud contro i membri del movimento, accusati di comportarsi da “pescecani di guerra” perché rivenderebbero gli aiuti alla popolazione a prezzi maggiorati.

I palestinesi ai terroristi di Hamas: “Pescecani di guerra”

Intanto sale la tensione nel Mar Rosso. All’indomani dei nuovi bombardamenti anglo-americani contro decine di siti militari degli Houthi in Yemen, le milizie sciite hanno preso di mira altre due navi mercantili, ha reso noto la Casa Bianca. Il bersaglio era una spedizione della filiale americana del colosso danese Maersk. Due missili sono stati intercettati dalla Marina militare Usa in servizio di scorta, un altro è finito in mare. Washington tiene stretta la presa contro i combattenti sciiti anche in Iraq. Il comando in Medio Oriente ha reso noto di aver colpito tre impianti usati da gruppi affiliati all’Iran. In risposta alla serie di attacchi contro il personale americano e della coalizione in Iraq e in Siria.

Mar Rosso: attacco degli Houthi alle navi Usa

Per il portavoce delle forze armate dei ribelli yemenite Houthi, Yahya Saree, una nave da guerra statunitense “è stata colpita direttamente nel Golfo di Aden“. In una dichiarazione televisiva ripresa dall’agenzia di stampa yemenita Saba e dall’emittente televisiva Al Masirah, Saree ha parlato di uno “scontro con diversi cacciatorpediniere e navi da guerra statunitensi nel Golfo di Aden e Bab al Mandab mentre proteggevano due navi commerciali americane“. Una nave da guerra Usa avrebbe subito un “colpo diretto“, mentre le navi commerciali “sono state costrette a ritirarsi” dall’area, ha aggiunto il portavoce. “I nostri missili balistici hanno raggiunto i loro obiettivi nonostante il tentativo delle navi da guerra di intercettarli“, ha detto Saree, spiegando che “lo scontro è continuato per più di due ore e sono stati utilizzati diversi missili balistici“. Secondo il portavoce del movimento sciita sostenuto dall’Iran, il numero di navi Usa prese di mira “è salito a sei dal 10 gennaio scorso“.

25 Gennaio 2024

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