Le trattative
Gaza, sì di Hamas al rilascio degli ostaggi con cessate il fuoco in tre fasi: attesa la risposta di Netanyahu
Esteri - di Redazione
Un sì condizionato, ma un sì. Da Hamas è arrivata una risposta “positiva” alla bozza di accordo formulata lo scorso gennaio a Parigi da rappresentati di Qatar, Egitto, Israele e Stati Uniti per la liberazione degli ostaggi ancora nelle mani del gruppo radicale che controlla la Striscia di Gaza.
“Abbiamo ricevuto una risposta da Hamas riguardo al quadro generale dell’accordo riguardo agli ostaggi. La risposta include alcuni commenti, ma in generale è positiva“, ha detto il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani nel corso della conferenza stampa a Doha con il segretario di Stato Usa Antony Blinken.
Le “condizioni” di Hamas
I “commenti” di cui parla il primo ministro sono alcune condizioni poste dal gruppo terroristico islamico, in particolare un “cessate il fuoco totale e comprensivo” e la “fine dell’aggressione” di Israele a Gaza.
Il piano proposto da Hamas per un cessate il fuoco a Gaza si articola in tre fasi e prevede il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani in cambio di detenuti palestinesi, la ricostruzione della Striscia e il completo ritiro delle truppe israeliane. Nella bozza, citata da Reuters, c’è una prima fase in cui viene consentita la ricostruzione degli ospedali e dei campi profughi a Gaza insieme al ritiro dei militari israeliani dalle aree popolate della Striscia. La seconda fase vede il rilascio di tutti gli ostaggi maschi israeliani in cambio di un certo numero di prigionieri palestinesi e del completo ritiro delle truppe da Gaza. Nella terza fase, che durerà 45 giorni, verranno scambiati resti e corpi.
Condizioni che Hamas confermato su Telegram, riferendo inoltre di aver inoltrato al Qatar e all’Egitto la sua risposta alla mediazione di Parigi, “affrontata con spirito positivo”.
La posizione americana
Da Washington l’amministrazione statunitense, sempre più a disagio nel sostenere Israele e il governo estremista di Bibi Netanyahu, restano dubbiosa sul sì di Hamas ma soprattutto sulle condizioni poste dall’organizzazione.
“C’è stata una risposta da Hamas” a proposito dell’accordo sugli ostaggi “ma è un pò oltre il limite…. Ci stiamo ragionando”, ha detto Joe Biden rispondendo alle domande dei giornalisti alla Casa Bianca.
Il segretario di Stato americano Antony Blinken avrebbe dovuto incontrare oggi il capo di stato maggiore israeliano, il generale Herzi Halevy: un incontro saltato, sostiene il giornale Israel ha-Yom, per l’opposizione arrivata direttamente dall’ufficio di Netanyahu, secondo cui nei rapporti diplomatici non è normale che un ministro straniero incontri un responsabile militare dell’altro Paese senza la presenza di un dirigente politico. “Israele non è una repubblica delle banane“, ha aggiunto la fonte.
Il “nì” di Israele
Pur non essendovi ancora commenti ufficiali da Tel Aviv, la risposta di Israele alle richieste avanzate da Hamas sarebbe negativa.
“La risposta di Hamas è negativa nella sostanza”, ha detto una fonte politica israeliana citata dalla tv Canale 12. Altre fonti in Israele citate da Ynet hanno sostenuto che “Hamas ha detto sì al quadro dell’accordo ma ha posto condizioni impossibili. Non cesseremo i combattimenti”.
Altre fondi invece sostengono che il governo israeliano starebbe discutendo se respingere in blocco le richieste formulate dal gruppo palestinese o avviare un negoziato per tentare di ammorbidirle. Altri media si spingono oltre e parlano già di un ok del primo ministro, Benjamin Netanyahu, a un cessate il fuoco, anche se interpellato dal Times of Israel il suo ufficio non ha confermato l’indiscrezione.
Questa sera, alle 19.30 ora israeliana (le 18.30 in Italia), il premier israeliano Benjamin Netanyahu terrà una conferenza stampa a Gerusalemme in cui potrebbe arrivare la risposta ufficiale dello stato ebraico.