Oltre ai presidi e ai cortei gli agricoltori che stanno protestando in questi progettano una “Marcia su Roma”. Decine di trattori in moto, sulla scia delle proteste esplose in tutta Europa. Le mobilitazioni sono animate da un insieme di gruppi variegati ed eterogenei, uno di questi, quello che sta emergendo con più risalto considera “arrivato il momento di riscattare l’agricoltura italiana!” e si chiama, per l’appunto, “Riscatto Agricolo“. Il movimento ha diffuso anche un movimento con le sue richieste.
“Venerdì vedrete un corteo con i trattori sul Raccordo di Roma”, ha detto Salvatore Fais, leader di Riscatto agricolo, al termine di un incontro in prefettura. “Da parte di prefettura e questura c’è molta collaborazione. Domani mattina abbiamo un nuovo incontro in questura per i dettagli, ma ci sono buone possibilità che vengano accolte le nostre richieste. Ci aspettiamo almeno 500 trattori sul Gra”. Fais è considerato dai media un po’ il leader del movimento nato poche settimane fa.
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Com’è nata la mobilitazione
Come ricostruito in un articolo de Il Post la mobilitazione di “Riscatto Agricolo” è partita da una chat Whatsapp: una chat creata per discutere di problemi e proposte del settore. In pochi giorni il gruppo ha raggiunto oltre mille contatti, pochi altri giorni e la mobilitazione ha superato le 15mila adesioni da tutta Italia. La protesta si è nutrita della partecipazione e delle rivendicazioni, spesso locali, di gruppi come “Rivolta Agricola Lombardia”, “La Sicilia alza la voce”, “Uniti si vince” in Abruzzo, “Altragricoltura” in Campania. Gli agricoltori di “Riscatto Agricolo” hanno già bloccato per cinque giorni un tratto di strada sull’A1, in provincia di Arezzo, e il 5 febbraio si sono fermati su un terreno privato alle porte di Roma, sulla Nomentana. 700 trattori provenienti dal centro Italia. L’associazione pubblica contenuti molto frequentemente su una pagina omonima su Facebook.
Che cosa chiedono gli agricoltori che protestano
Il movimento “Riscatto Agricolo” nei giorni scorsi ha diffuso un documento con le richieste: la revisione completa della politica agricola europea; il mantenimento della detassazione di Irpef e Imu; le agevolazioni per l’acquisto di carburante agricolo; il divieto di importare prodotti da quei paesi dove non sono in vigore regolamenti produttivi come quelli vigenti in Italia. Le proteste esplose in tutta Europa hanno intanto conseguito una prima vittoria: la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ieri ha ritirato la proposta di regolamento sui pesticidi.
La proposta prevedeva il taglio del 50% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2015-17, divieto in un grande numero di superfici, definite sensibili, promozione di pratiche ecocompatibili di controllo delle infestanti e target di riduzione anche a livello nazionale. Era stata presentata nell’estate del 2022. Von der Leyen ha rinviato una nuova discussione della proposta alla prossima legislatura sui fitofarmaci.
Chi sono gli agricoltori che protestano
All’interno della mobilitazione ci sono quelli che si erano battezzati come i “Forconi”, esponenti di estrema destra, membri di organizzazioni antisistema. Danilo Calvani, per esempio, alla guida del “Comitato degli agricoltori traditi” (CRA), è un ex Forcone. “Contestiamo il Green corridor perché permette di importare prodotti da Paesi che non rispettano le norme fito-sanitarie”. Calvani ha contestato sia il governo che Coldiretti. Il gruppo dei Forconi è stato fondato nel 2013, un movimento di agricoltori, autotrasportatori e pescatori che protestavano contro le politiche di austerità europee e contro il governo del premier Mario Monti.
Alla testa del movimento degli agricoltori siciliani l’ex Forcone Mariano Ferro, critico anche nei confronti di Calvani: ha contestato il suo essersi auto-proclamato leader. “Questa protesta è nata sulla scia di quelle in Germania e Francia e non ha bisogno di capi”. Ad appoggiare le proteste anche l’ex esponente di Forza Nuova, movimento neofascista, Giuliano Castellino che è sceso in piazza a fianco della categoria con la sua “Ancora Italia”. I Forconi, già nel 2013, furono sostenuti anche da organizzazioni di estrema destra.