Il governo di Bibi Netanyahu è sempre più isolato tra gli alleati e non solo dopo l’annuncio di una operazione di terra a Rafah, la città palestinese nella Striscia di Gaza ultima frontiera prima dell’Egitto, dove da settimane si sono rifugiati 1,5 milioni di profughi in fuga dal nord della Striscia e da Khan Younis.
La rabbia di Biden con Netenyahu
È da Washington, il principale e storico alleato di Israele sin dalla nascita dello stato ebraico, che arrivano i messaggi più chiari. In particolare secondo l’emittente Nbc il presidente Usa Joe Biden sarebbe a dir poco furioso col premier Netanyahu e col suo governo di estrema destra. Secondo la Nbc, con i suoi collaboratori, Biden si sarebbe lasciato andare anche ad insulti nei confronti dell’alleato.
- Blitz a Rafah sotto le bombe: due ostaggi liberati dall’esercito israeliano, Netanyahu respinge l’inviata Onu Albanese
- L’Olanda stoppa le forniture di pezzi dei jet F-35 a Israele: tribunale ferma l’export per la guerra a Gaza
- La Spoon River di Gaza raccontata da Gideon Levy: “Israele sta cancellando intere generazioni, non sarà dimenticato”
Biden che, su X, ha spiegato dopo l’incontro alla Casa Bianca con il Re di Giordania Abdallah II che “sto lavorando giorno e notte per trovare i mezzi per riportare a casa tutti gli ostaggi, per alleviare la crisi umanitaria, per porre fine alla minaccia terroristica e per portare la pace a Gaza e in Israele – una pace duratura con due stati per due popoli”.
Usa al lavoro su tregua “di 6 settimane”
Gli Stati Uniti si starebbero impegnando per una tregua di almeno sei settimane e Biden ha chiesto esplicitamente al premier israeliano Bibi Netanyahu di desistere dall’offensiva di terra a Rafah senza un piano di protezione dei civili. Biden ha detto che “una grande operazione militare a Rafah non dovrebbe procedere senza un piano credibile per garantire la sicurezza e il sostegno di oltre un milione di persone che si rifugiano” nella città. “Molte persone sono state sfollate più volte in fuga dalle violenze nel nord e ora sono stipate a Rafah, esposte e vulnerabili. Hanno bisogno di essere protette”, ha aggiunto il presidente Usa.
La condanna cinese
Sul conflitto a Gaza va registrato anche l’intervento di Pechino. La presa di posizione del governo cinese è chiara: “La Cina segue da vicino gli sviluppi a Rafah. Ci opponiamo e condanniamo gli atti contro i civili e il diritto internazionale”, ha dichiarato in una nota un portavoce del ministero degli Esteri di Pechino sui bombardamenti aerei israeliani nella città di Rafah.
“Chiediamo a Israele di fermare le operazioni militari il prima possibile, fare tutto il possibile per evitare vittime tra civili innocenti e prevenire un disastro umanitario più devastante a Rafah”, spiegano da Pechino.
Nuovo incontro tra le intelligence per la pace
E intanto, nonostante le chiusure ufficiali che arrivano da Netanyahu, sottotraccia si continua a lavorare ad una proposta di pace che possa fermare la strage in corso nella Striscia di Gaza.
Come riferisce il quotidiano Maariv citando un alto funzionario israeliano, il capo del Mossad David Barnea, il direttore dello Shin Bet Ronan Bar e il tenente generale dell’IDF, Nitzan Alon saranno oggi al Cairo per un incontro con il direttore della CIA William J. Burns, il direttore dell’intelligence egiziana Abbas Kamel e il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdul Rahman Al-Thani.
Al centro del vertice ancora una volta un piano per la liberazione degli ostaggi in mano ad Hamas in cambio di un cessate il fuoco.