Monsignor Ravasi ha espresso solidarietà a Ghali. Cioè al cantante che ha osato, a Sanremo, pronunciarsi contro la guerra e per il cessate il fuoco a Gaza. Ghali in questo momento è oggetto di molti attacchi. Anche a livello altissimo.
Ha subìto la censura ufficiale da parte dell’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, che ha scritto e poi fatto leggere a Mara Venier, nel corso di Domenica In, un suo comunicato di piena solidarietà all’attacco di Israele a Gaza (più di 20 mila vittime civili, tra le quali circa 10mila bambini).
Il comunicato dell’Ad probabilmente è stato sollecitato dall’ambasciata israeliana, che l’altro giorno aveva protestato per la canzone e le dichiarazioni di Ghali. Creando un precedente assoluto. Perché non era mai successo che uno Stato straniero intervenisse sullo svolgimento di un festival di canzoni, o comunque di un programma alla Tv di Stato italiana. Monsignor Ravasi ha postato su Twitter (ora si chiama X) il testo della canzone incriminata di Ghali, e l’ha corredato con un segno “like”, cioè di approvazione.
Non è la prima volta che esponenti della Chiesa cattolica si mostrano molto più liberali e moderni dei burocrati di stato. C’è un episodio di tanti anni fa che ricorda molto da vicino questa vicenda di oggi. Era il 1967 e i “Nomadi” – complesso musicale molto popolare – incisero una canzone di Francesco Guccini che si chiamava “Dio è morto”.
Era una canzone molto bella, scritta da un laico ma in realtà piena di valori cristiani. Espressi in modo aspro, polemico. La Rai si rifiutò di trasmettere i Nomadi. Ci provò anche Caterina Caselli, fresca del gran successo di “Nessuno mi può giudicare”, con un testo di “Dio è morto” leggermente edulcorato: niente. Sbarramento.
Poi successe che un giovane teologo convinse il papa, Paolo VI, ad ascoltare Guccini. Paolo VI, che aveva appena concluso il Concilio e scritto quel testo rivoluzionario che era l’enciclica “populorum progressio”, fu entusiasta. E ordinò alla Radio vaticana di trasmettere, e anche di trasmettere spesso, la canzone di Guccini. Con grande scorno della Rai democristiana, che dovette fare buon viso a cattivo gioco e iniziò anche lei a trasmettere Guccini e i Nomadi.