Dopo il caso Ghali

Roberto Sergio sotto scorta, l’ad Rai minacciato per le posizioni su Israele dopo Sanremo

Cronaca - di Redazione Web - 14 Febbraio 2024

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Roberto Sergio, ad Rai al Festival di Sanremo
Roberto Sergio, ad Rai al Festival di Sanremo

Continua a salire la tensione dopo Sanremo e dopo le polemiche per il comunicato letto da Mara Venier a domenica In in cui l’ad Rai Roberto Sergio esprimeva la sua posizione sulla guerra in Medio Oriente. Il Viminale ha assegnato la scorta all’ad della Rai, Roberto Sergio, in seguito alle minacce ed agli scontri per la sua presa di posizione a sostegno di Israele. Si tratta del livello più basso di protezione che prelude alla scorta personale. La decisione è stata presa dopo le minacce ricevute da Sergio e dalla sua famiglia per la presa di posizione in difesa di Israele racchiusa nel comunicato letto a Domenica In dopo il caso Ghali per cui le opposizioni indignate hanno anche chiesto le sue dimissioni.

Cosa è successo a Sanremo: il caso Ghali

La sera prima di Domenica In, durante l’ultima serata del Festival, il cantante Ghali aveva detto: “Stop al genocidio”, un evidente riferimento alla guerra in Medio Oriente tra Israele e Hamas. E il cantante Dargen D’Amico aveva lanciato ripetuti appelli al cessate il fuoco, alla tregua, alla pace durante le sue esibizioni al Festival. Il comportamento era stato criticato dall’ambasciatore israeliano Alon Bar: “Ritengo vergognoso che il palco del Festival di Sanremo venga sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile”.

Cosa è successo a Domenica In: Mara Venier e il comunicato di Roberto Sergio

Nel corso della puntata di “Domenica In”, alla conduttrice Venier era stato fatto leggere un comunicato dell’ad Roberto Sergio. “Ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano e continueranno a farlo, la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini del 7 ottobre. La mia solidarietà al popolo di Israele e alla Comunità Ebraica è sentita e convinta”. E Venier aveva poi commentato queste parole dicendo: “Sono le parole che ovviamente condividiamo tutti”. Era stata criticata per non aver fatto parlare ulteriormente D’Amico e per alcuni fuori onda che erano emersi.

Gli scontri fuori la Rai

Il caso è diventato politico. Repubblica ha definito Venier “vestale meloniana”, la conduttrice è stata accusata di censura, sono stati organizzati dei presidi di protesta presso le sedi Rai in diverse città italiane. A Napoli, durante una di queste proteste, alcuni manifestanti sono stati feriti, colpiti a manganellate dagli agenti di polizia.

Cosa ha detto Mara Venier

“Eravamo in ritardo, molti artisti dovevano ancora cantare, e quattro di loro non sono riusciti a farlo, infatti torneranno da me domenica. Si figuri se ho paura ad affrontare il tema dei migranti. L’ho fatto molte volte. Ora ho invitato Dargen D’Amico in trasmissione domenica prossima, spero che venga”, ha detto nell’intervista Mara Venier che sul comunicato si è giustificata: “Senta, io sono una conduttrice Rai. Se l’amministratore delegato della Rai mi chiede di leggere un comunicato, io lo faccio. Quanto al contenuto, forse qualcuno non è d’accordo con la condanna del massacro del 7 ottobre? Certo, è doveroso ricordare anche le vittime innocenti di Gaza”.

Sui fuori onda, in cui chiedeva alla tribuna di giornalisti di non metterla in imbarazzo, ha commentato si stesse riferendo ai tempi televisivi. “Io piango per le mamme di Gaza che hanno perso i loro figli bambini, come piango per le donne ebree stuprate e prese in ostaggio. Piango per tutte le vittime civili. E se c’è qualcuno che al tema delle violenze sulle donne è sempre stata sensibile e ha sempre dato spazio, sono io. Vorrei che gli ostaggi fossero liberati. E vorrei che si fermassero i bombardamenti sui civili e si trovasse una soluzione politica. Mi riconosco nelle parole di Papa Francesco, nei suoi appelli alla pace”.

La posizione di Amadeus

Anche Amadeus ha detto la sua sulla vicenda, ospite di Bruno Vespa in 5 minuti: “Il Festival di Sanremo non ha mai promosso odio, ha sempre parlato di inclusione, di libertà. E i cantanti che sono saliti sul palco hanno chiesto la fine della guerra, hanno chiesto la pace. E la guerra da qualsiasi parte è da condannare, non c’è una guerra da un lato o dall’altro, c’è la guerra che va fermata, qualsiasi guerra al mondo va fermata”.

14 Febbraio 2024

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