Sono state due cose che proprio non saranno andate giù a tantissimi cittadini napoletani e fan di Geolier in generale. La prima è stata la domanda di una collega in sala stampa al Festival di Sanremo che ha chiesto al giovane rapper se per caso sentisse di aver rubato la vittoria della serata dedicata alle cover e ai duetti. La seconda è stata la valenza che il televoto (ovvero il voto popolare) ha avuto sull’esito finale del Festival, rispetto al voto delle radio e proprio della stampa. Come tutti sanno Geolier ha stravinto al televoto e perso per gli altri due criteri di valutazione. Tutto questo ha scatenato un feroce dibattito, una furente polemica che ha accompagnato l’intera competizione canora.
In realtà lo scontro sul rapper di Secondigliano ha avuto inizio anche prima che gli artisti salissero ufficialmente sul palco del Teatro Ariston. Le prime discussioni che hanno diviso l’opinione pubblica sono esplose sul tema del dialetto. Se una lingua ‘locale’ potesse essere rappresentata in occasione del Festival della Canzone Italiana soprattutto se non scritta nel modo giusto. La diatriba, in questo caso, è partita proprio da Napoli. Ed è nel capoluogo partenopeo che in queste ore sono diventati virali alcune foto. Immagini che hanno immortalato uno striscione affisso nel cuore dei Quartieri Spagnoli. Striscione che recita, in modo aggressivo ma molto chiaro: “Fittizie notizie, la stampa? Una vampa!“.
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L’autore è stato Massimiliano Nota, ex pugile e gestore di una tabaccheria spesso protagonista di molte iniziative culturali e sociali sul territorio. “Ho trovato vergognoso questo accanimento verso un ragazzo di 23 anni ed ho voluto dirlo a modo mio“, ha spiegato a l’Unità. Già durante il Festival di Sanremo, Nota aveva ‘creato’ e affisso il seguente striscione: “Geolier, musica e strada, onore a te…comunque vada!“. Un modo molto esplicito per sostenere un giovane rapper trovatosi suo malgrado al centro di una polemica che ha contrapposto gli intellettuali partenopei al ‘popolo’, il razzismo nazionale al campanilismo locale e il valore della musica al genere rap e al suo linguaggio.
Discussioni sterili in quanto, secondo i numeri, Geolier è un artista amato e ascoltato dalla stragrande maggioranza dei giovani, ragazzi che non sono originari e non vivono certamente solo a Napoli, in Campania e al Sud. Così come sono state inutili le diatribe sul tipo di linguaggio utilizzato (non nel contenuto ma nella forma, in quello che è noto come slang): come se non si sapesse com’è il rap! Infine, perché ingarbugliarsi per giorni sull’efficacia e regolarità del meccanismo di voto? Il regolamento di Sanremo era già noto, nei suoi punti di forza e debolezza. E questo vale sia per il televoto che per il voto dato dalla stampa.
Insomma, ci siamo trovati di fronte alla solita storia: i media utilizzati come distrazione di massa. Una cosa però è necessario dirla, non bisogna fare di tutta un’erba un fascio: la collega che si è rivolta in quel modo a Geolier è stata pessima (così come coloro che hanno detto di voler impedire ai cittadini campani di votare). Sono stati atteggiamenti che hanno dato adito ai soliti luoghi comuni negativi su Napoli e i napoletani. Ma allo stesso tempo è doveroso riconoscere il lavoro serio e onesto di tanti altri giornalisti che a Sanremo sono andati per lavorare ed esprimere le loro opinioni liberamente (difendendo anche Geolier), non certo per promuovere se stessi o godere dei rimborsi spese del giornale.