Msf dell’ospedale Nasser: ci sono morti e feriti, costretti a lasciare l’edificio
«L’ospedale Nasser a Khan Younis è sotto attacco dalle prime ore di questa mattina (ieri per chi legge, ndr), nonostante le forze israeliane avessero detto al personale medico e ai pazienti che potevano rimanere nella struttura». Lo comunica il personale di Medici Senza Frontiere (Msf) in una nota.
Aggiungendo: «A migliaia di sfollati, rifugiati nell’ospedale, è stato ordinato di abbandonarlo il 13 febbraio. In seguito ai bombardamenti di questa mattina, il team di Medici Senza Frontiere dell’ospedale Nasser riporta una situazione caotica, con un numero imprecisato di morti e feriti. Dopo l’attacco, un membro dello staff risulta irreperibile».
E ancora: «Il personale medico è stato costretto ad abbandonare l’ospedale, e soprattutto i pazienti al suo interno. Le forze israeliane hanno istituito un posto di blocco per controllare l’uscita dal complesso ospedaliero; un membro dello staff di Msf è stato trattenuto. Msf chiede che sia garantita la sua sicurezza e chiede anche alle forze israeliane di interrompere immediatamente questo attacco, poiché mette in pericolo il personale medico e i pazienti che sono ancora bloccati all’interno della struttura».
Il reporter di al-Jazeera, Hani Mahmud, sul posto ha riferito che i pazienti sono stati costretti a evacaure la struttura. “Proseguono gli arresti di massa. Donne e bambini sono terrorizzati da droni d’attacco che li seguono e sparano contro di loro”, riporta Mahmud, “ci sono corpi nel cortile dell’ospedale fin dal primo mattino, quando l’esercito israeliano ha fatto irruzione nell’ospedale”.
Ministero della Sanità di Gaza: “Le forze di Difesa israeliane hanno preso d’assalto il reparto di maternità dell’ospedale Nasser”
Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno “preso d’assalto il reparto di maternità” dell’ospedale Nasser a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, e lo stanno perquisendo. E’ quanto sostiene il portavoce del ministero della Sanità di Gaza City guidato da Hamas, Ashraf al-Qudra.
Oms: offensiva a Rafah sarebbe catastrofe inimmaginabile
Un’offensiva militare israeliana a tutto campo contro Rafah causerebbe «una catastrofe umanitaria oltre ogni immaginazione», ha avvertito l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), secondo la quale un tale attacco ridurrebbe il sistema sanitario al collasso.
Quest’ultimo allarme, lanciato dal rappresentante dell’Oms nei Territori palestinesi occupati, Rik Peeperkorn, arriva in un momento in cui gli ospedali sono «completamente sovraccarichi e sull’orlo del collasso», ha aggiunto Peeperkorn, sottolineando che 1,5 milioni di abitanti di Gaza sono ora stipati in tende di fortuna e rifugi «dappertutto». Inoltre, la capacità dell’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite di distribuire aiuti medici a Gaza è fortemente limitata, poiché molte richieste di consegna di rifornimenti sono state respinte da Israele.
Usa e Paesi arabi lavorano alla nascita dello Stato palestinese
Gli Stati Uniti e diversi Paesi arabi stanno lavorando già al dopo-guerra tra Hamas e Israele, un piano che tra l’altro preveda una “tempistica certa” per lo Stato palestinese. Lo scrive il Washington Post, che comunque sottolinea che non è chiaro se Israele accetterebbe. I
l punto di partenza del piano ovviamente è il cessate-il-fuoco tra Israele e Hamas: durante questa pausa di almeno sei settimane, gli Stati Uniti dovrebbero rendere pubblico il progetto e fare i primi passi verso la sua attuazione, compresa la formazione di un governo palestinese ad interim.
Haaretz: governo Israele al corrente del piano Usa-Paesi arabi
Una «fonte politica israeliana» ha affermato che il governo Netanyahu è a conoscenza degli sforzi dell’amministrazione americana per presentare un’iniziativa per la soluzione dei due Stati nelle prossime settimane, scrive Haaretz, confermando indirettamente la notizia del Washington Post, secondo cui gli Stati Uniti e un ristretto gruppo di paesi arabi intenderebbero presentare a breve un piano a lungo termine in cui troverebbe spazio una tempistica precisa per la creazione di uno Stato palestinese.
Israele: «Due Stati? Non è tempo di regali ai palestinesi»
«Ora non è il momento di parlare di doni per il popolo palestinese, in un momento in cui la stessa Autorità palestinese deve ancora condannare il massacro del 7 ottobre». Lo ha detto, citato dai media, Avi Hayman, portavoce dell’ufficio del premier Benyamin Netanyahu, riferendosi alle indiscrezioni del Washington Post su un piano elaborato da Usa e Paesi arabi per la nascita di uno Stato palestinese.
«Qui in Israele siamo ancora nel dopo massacro del 7 ottobre», ha aggiunto. «Ora è il momento della vittoria, della vittoria totale contro Hamas», ha insistito Hyman, «e continueremo sulla strada verso la vittoria. Tutte le discussioni sul giorno dopo Hamas si svolgeranno il giorno dopo Hamas».
Mezza retromarcia dell’ambasciata di Israele: le parole di Parolin non “deplorevoli” ma “sfortunate”
«ln riferimento al comunicato Stampa del 14 febbraio scorso si desidera precisare che il comunicato originale era in lingua inglese e successivamente è stato tradotto in italiano. In inglese il comunicato, in riferimento alle parole di Sua Eminenza il Cardinale Parolin, così recitava: “It is a regrettable declaration”. Nella traduzione in italiano è stata scelta la parola “deplorevole” che poteva anche essere tradotta in modo più preciso con “sfortunata”». È quanto afferma in una nota l’Ambasciata d’Israele presso la Santa Sede che ieri aveva diffuso il comunicato in italiano
Hezbollah a Israele: «Pagherete per i morti in Libano»
Israele pagherà «il prezzo» per l’uccisione di almeno 10 persone, tra cui cinque bambini, nel sud del Libano. È la minaccia lanciata da Hezbollah all’indomani del bombardamento delle forze armate israeliane nel sud del Paese dei Cedri come ritorsione per l’uccisione di un soldato e il ferimento di altri 8 a causa del lancio di missili su Safed, nel nord dello Stato ebraico. «Il nemico pagherà il prezzo di questi crimini. La resistenza continuerà a esercitare il suo legittimo diritto di difendere il suo popolo», ha affermato il deputato Hassan Fadlallah.
Israele «intensifica i raid sul Libano: “Possiamo colpire anche Beirut»
Nelle ultime ore, Israele ha aumentato il peso degli attacchi aerei sul Libano, contro le postazioni di Hezbollah. E la tensione non sembra destinata a calare. «Possiamo attaccare non solo a 20 chilometri» dal confine tra Israele e Libano, «ma anche a 50 chilometri, a Beirut e ovunque», ha detto il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, che ha affermato come l’esercito abbia intensificato i suoi attacchi passando da un «livello 1a un livello 10».
«Gli aerei dell’aeronautica militare che volano attualmente nei cieli del Libano hanno bombe più pesanti per obiettivi più distanti», ha aggiunto Gallant, secondo quanto riportano i media israeliani.