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Strage di civili a Gaza, ma i giornali israeliani ignorano la notizia: è la disumanizzazione del popolo nemico

Strage di civili a Gaza, ma i giornali israeliani ignorano la notizia: è la disumanizzazione del popolo nemico

La disumanizzazione dell’altro. E’ ciò che sta avvenendo a Gaza. E nella coscienza d’Israele. A darne conto, con la consueta nettezza giornalistica e passione civile, è Gideon Levy. Che su Haaretz annota: “ Come ai vecchi tempi, Israele torna a venerare il suo esercito. Il raid che ha liberato Louis Norberto Har e Fernando Marman ha scatenato un crescendo di gioia e una rinascita dell’orgoglio nazionale.

I video “autorizzati alla pubblicazione” ci hanno riportato ai tempi in cui l’esercito era come una produzione hollywoodiana e tutti facevano a gara per vedere chi riusciva a tessere più lodi all’unità antiterrorismo Yaman e al servizio di sicurezza Shin Bet. Era un’operazione perfetta, dicevano tutti gli esperti di intelligence, con zero vittime. È stata davvero un’operazione impressionante e motivo di gioia, ma non è stata perfetta e certamente non è stata “zero vittime”.

Il fatto che almeno 74 palestinesi, tra cui donne e bambini, siano stati uccisi durante l’operazione non è stato quasi menzionato in Israele. Forse quelle morti erano inevitabili. Forse anche se il numero di morti palestinesi fosse stato sette volte superiore, non avrebbe smorzato i festeggiamenti. Due israelo-argentini molto simpatici sono stati rilasciati e tutto il resto non conta”.

Levy è un grande del giornalismo internazionale perché all’analisi accurata, accompagna il racconto, emozionante e ricco di testimonianze, sul campo. Siamo lì con lui, guardiamo attraverso i suoi occhi, e le sue annotazioni sono un j’accuse possente che non può lasciare insensibili: “Le immagini che ho visto dagli ospedali di Rafah il giorno del salvataggio – osserva Levy – sono state tra le più orribili che ho visto in questa guerra. Bambini fatti a pezzi, in preda alle convulsioni, che guardavano impotenti la loro morte. L’orrore.

Non c’è bisogno di entrare nel dilemma morale se la liberazione di due ostaggi giustifichi la morte di 74 persone – domanda superflua in una guerra così crudele – per evidenziare il totale disprezzo di Israele per le morti collaterali. Il giorno dell’operazione, Israele ha ucciso 133 persone a Gaza, la maggior parte delle quali, come di consueto in questa guerra, civili innocenti, tra cui molti bambini.

Siamo tutti felici che due ostaggi siano stati liberati, e l’operazione in sé era morale e pienamente giustificata. Ma la noncuranza per la morte di decine di persone come se non fossero umane è un oltraggio. Liberate sempre più ostaggi, il maggior numero possibile. Meravigliatevi, gioite e siate orgogliosi, ma almeno menzionate il terribile prezzo pagato dai gazawi per questa giusta operazione.

I bambini fatti a pezzi non hanno avuto alcun ruolo nel sequestro degli ostaggi. Sono stati destinati a pagare il prezzo crudele di ciò che Hamas ha fatto. Oltre alla nostra gioia, non si può fare a meno di pensare a loro e al loro destino. Un’operazione non può essere perfetta se questo è il suo prezzo. Il disprezzo per 74 persone uccise in un’operazione giusta e corretta non dovrebbe sorprendere nessuno. La disumanizzazione dei gazawi in questa guerra è scesa a un livello che non abbiamo mai conosciuto prima, nemmeno dopo decenni di disumanizzazione dei palestinesi sotto occupazione.

La vergognosa mancanza di copertura delle sofferenze di Gaza da parte della maggior parte dei media israeliani sarà ricordata per sempre con disonore, almeno lo spero. Di conseguenza, i palestinesi sono visti dalla maggior parte degli israeliani come non-umani e persino non-animali. In Israele, gli oltre 28.000 morti gazawi sono considerati un mero numero, niente di più.

Lo sradicamento e il trasferimento di milioni di persone spostate da un luogo all’altro come se fossero un gregge di pecore e l’incredibile e sfacciata rappresentazione di questo come una “misura umanitaria” ha disumanizzato ulteriormente i gazawi. Se si ritiene che siano esseri umani, sicuramente non possono essere trattati in questo modo. Non si può abusare delle persone per così tanto tempo se si crede che siano esseri umani.

Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu non è il politico più tempestoso del suo governo – persino la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia non è riuscita a trovare una sua singola dichiarazione genocida (a differenza del caso del Presidente Herzog). Tuttavia, ha espresso questa disumanizzazione in modo particolarmente pittoresco quando ha paragonato la guerra di Israele contro Hamas a una coppa di vetro che avevamo già rotto; ora, ha detto, ne rimangono i frammenti e noi li calpestiamo finché non rimane più nulla.

Netanyahu parlava di Hamas, ma in fondo tutti sanno che Gaza è Hamas. Abbiamo rotto il vetro di Gaza, ora calpestiamo i suoi frammenti finché non si trasformano in granelli di sabbia, aria, niente – polvere umana, polvere subumana”.