L’ultima volta era andata così: che se lo sentiva che lo avrebbe trovato. Lo aveva cominciato a sentire da quando era arrivata quasi al Palapartenope, lo aveva capito da certe storie che quello aveva caricato su Instagram. E l’amica a insistere: “Ma vuoi vedere che mò lo acchiappi in mezzo a settemila persone?”. Vuoi vedere? E no che non lo voleva vedere, e invece: e invece se lo sentiva che pure se lo doveva trovare davanti al concerto di Tropico, un concerto speciale quello del 23 dicembre scorso che aveva riempito il palazzetto, aveva emozionato Davide Petrella stesso che oggi ha annunciato un altro appuntamento: di nuovo Napoli, questa volta a Piazza del Plebiscito, il prossimo 28 giugno.
Posto più grande, lo stesso che l’anno scorso aveva riempito per tre sere di fila LIBERATO. Lo stesso di concerti rimasti nella storia – uno per tutti: quello del settembre 1981 di Pino Daniele con la sua superband. È la piazza di Napoli, la piazza dei napoletani. Un cult e un sogno per Davide Petrella in arte Tropico che si pone però un po’ più laterale rispetto a questa Napoli Wave che negli ultimi anni tutto pervade dalla musica al cinema alle serie tv allo sport alla moda. Petrella che quando canta in italiano neanche diresti si tratti di un napoletano, Tropico che stravince come autore per altri – vedi a Sanremo – e che con il suo progetto solista ha conquistato pubblico e critica – certificazioni su certificazioni.
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Quello al Palapartenope un live (prodotto da Ufficio K, Suonivisioni, Garage Days) sold out, non certo (non ancora) un animale da palcoscenico, emozione e partecipazione a cofani. Una festa. E lei che quasi si rovinava il concerto. Che cominciava in ritardo – giocava il Napoli contro la Roma, malignava qualcuno, e Petrella è tifoso ma chi lo sa. E lei che si appoggiava al bancone con una birra in mano: certo che ci aveva pensato, non da così vicino però, non come quella sera che certe canzoni di Tropico raccontavano proprio qualcosa del genere che lei sentiva, qualcosa che sfuggiva, un amore che non riusciva a trattenere.
“Dov’è che corri, corri, corri? E a me va bene così, va bene anche se non siamo un’isola”, Ubriachi di vita. “Ancora mi ricordo di te, ti prego non sparire mai, fantasie, ancora mi ricordo di te”, Fantasie. “Chiamami quando la magia finisce, quando poi vorrai di più, chiama e corro da te”, Chiamami quando la magia finisce. E anche queste copertine, di questi due album: Non esiste amore a Napoli e Chiamami quando la magia finisce (Numero Uno/Sony Music). Due ragazzi che si cercano, prima di fronte quindi lei che abbraccia lui di spalle. E che si avvicinano in questa cover davanti alla chiesa di San Francesco di Paola al Plebiscito. Lo ha già annunciato che si tratta di una trilogia: altre canzoni buone da cantare, sgolarsi, a squarciagola. E qualcosa di nuovo arriverà prima del concerto a Piazza del Plebiscito.
Davide Petrella da Marano in arte Tropico insiste sempre su un punto: che la musica è della gente, che “tutto quello che succede alla mia musica lo decidono le persone, nessun altro”, che questo progetto che sta imparando a volare è partito dal basso. Che la musica gli ha salvato la vita si vede da come ne parla e ne vuole parlare anche in concerto: da come introduce le canzoni, da come invita a recuperare il canzoniere di Roberto Murolo. Dal palco ringraziava e accoglieva l’amico e sodale Cesare Cremonini per un duetto – ragazze in estasi, qualcuna impazzita. “Tenetemi sempre così”, ha scritto annunciando la data di giugno. Come l’ha tenuto lei, a squarciagola tranne quando quello che non si voleva trovare davanti se l’era ritrovato davanti, in mezzo al concerto: lui che era sparito, ghosting. E lei che comunque aveva pensato: “E nun m’arricord cchiù, che m’è lassat a fa?”. Appuntamento a Piazza Plebiscito.