Il dossier Antigone
Minorenni in carcere, mai così tanti: quasi 500 i detenuti, l’impennata dopo il decreto Caivano
Dati che non possono sorprendere, considerato che chi siede a Palazzo Chigi guida il Paese con un mix di panpenalismo e populismo penale, tra aumento delle pene, l’invenzione di nuovi reati, la volontà di costruire nuove carceri e la dottrina del “punire per educare”.
È in questa ottica che si possono leggere i numeri diffusi nel settimo rapporto di Antigone dedicato alla giustizia minorile, presentato oggi a Roma e con dati aggiornati al 15 gennaio scorso.
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I minorenni detenuti in Italia
Nei 17 istituti penali per minorenni presenti nel nostro Paese sono 496 i ragazzi e ragazze detenuti: le donne sono solo 13, otto di queste sono recluse a Pontremoli in Toscana, unico Ipm interamente femminile d’Italia.
Gli stranieri sono stranieri 254, ovvero il 51,2%, oltre la metà del totale. L’istituto con più presenze è il Beccaria di Milano, con 69 ragazzi, quelli con meno sono Quartucciu in Sardegna, con 8 ragazzi presenti.
I condannati in via definitiva, sempre alla data del 15 gennaio scorso, erano 156, un numero analogo a quello dell’anno precedente (142), mentre risultano aumentate le persone in misura cautelare, passate da 243 a 340. La crescita delle presenze negli ultimi 12 mesi, rileva Antigone, è fatta dunque quasi interamente di ragazze e ragazzi in misura cautelare.
La crescita dei reclusi nelle carceri minorili
Numeri in aumento, come evidenzia il dossier di Antigone: per il secondo anno di fila crescono infatti le presenze medie giornaliere. La crescita del 2022 (382 presenti in media, 62 in più dell’anno prima) aveva però un significato in parte diverso: la pandemia da Covid-19, infatti, aveva determinato un significativo calo delle presenze, e la crescita poteva semplicemente rappresentare un ritorno alla “normalità”.
Con la crescita registrata nel corso del 2023 (425 presenti in media, 53 in più), invece, si superano i numeri degli anni passati e si arriva a gennaio 2024 a sfiorare le 500 presenze in carcere, numeri che non si raggiungevano da oltre dieci anni.
I tipi di reato
I reati contro la persona sono il 22,7% dei reati a carico delle persone entrate negli Istituti penitenziari minorili. La categoria di reati più frequente sono i reati contro il patrimonio, che rappresentano il 55,2% dei totale dei reati a carico di tutti coloro che sono entrati in Ipm nel corso del 2023, il 63,9% se si guarda ai soli stranieri, e addirittura il 70,2% se si guarda alle sole donne. Tra i reati contro il patrimonio il più ricorrente è il furto, che pesa per il 15,1% del totale dei reati a carico di tutti coloro che sono entrati in Ipm nell’anno, e addirittura il 35,6% per le sole donne.
I reati contro l’incolumità pubblica (10,6% del totale) sostanzialmente coincidono con le violazioni della legge sugli stupefacenti, che rappresentano il 10,2% del totale dei reati a carico di chi è entrato in Ipm nel 2023, ed il 14,5% se si guarda ai soli italiani
L’effetto “distruttivo” del decreto Caivano
Sotto accusa per l’aumentare dei minorenni in carcere finisce il decreto Caivano. Antigone sottolinea come il provvedimento, rivendicato con orgoglio dalla premier Giorgia Meloni, “ha introdotto una serie di misure che stanno avendo e continueranno ad avere effetti distruttivi sul sistema della giustizia minorile, sia in termini di aumento del ricorso alla detenzione che di qualita’ dei percorsi di recupero per il giovane autore di delitto.
L’estensione delle possibilità di applicazione dell’accompagnamento a seguito di flagranza e della custodia cautelare in carcere – si legge nel dossier – stravolge l’impianto del codice di procedura penale minorile del 1988 e sta gia’ determinando un’impennata degli ingressi negli Ipm. L’aumento delle pene e la possibilità di disporre la custodia cautelare in particolare per i fatti di lieve entità legati alle sostanze stupefacenti continuerà a determinare un grande afflusso di giovani in carcere anche in fase cautelare”.
Secondo Antigone, “invece di intervenire sui servizi per la tossicodipendenza e sull’educazione nelle scuole si va a inasprire una figura di reato che porterà a maggiori arresti di minori che consumano sostanze psicotrope anche leggere e sono spesso coinvolti solo occasionalmente con lo spaccio”.