Si spacca la maggioranza
Terzo mandato bocciato, l’emendamento della Lega respinto da FdI e Forza Italia: malumori anche nel Pd
Politica - di Carmine Di Niro
“Vota il Parlamento”. Così Matteo Salvini non getta la spugna sul terzo mandato, almeno per i presidenti di Regione. La Lega ha infatti ritirato l’emendamento al dl ‘Elezioni’ per introdurre il terzo mandato per i sindaci delle grandi città, ossia i grandi comuni con più di 15mila abitanti, lasciando però sul tavolo quello riguardante i governatori.
Entrambe le proposte avevano avuto il parere contrario del governo, col relatore Alberto Balboni di Fratelli d’Italia in commissione Affari costituzionali del Senato.
La tensione tra alleati resta però altissima, nonostante i proclami di unità dal palco di Cagliari in Sardegna mercoledì sera, in occasione della chiusura della campagna elettorale del candidato della destra (e di Fratelli d’Italia in particolare) Paolo Truzzu.
Lo scontro Salvini-Meloni sul terzo mandato
“Vota il Parlamento. C’è un mandato per i parlamentari? Vota il Parlamento...”, le parole di Salvini intervistato da Agorà su Rai 3, alla domanda sull’invito alla Lega da parte di Alberto Balboni in commissione Affari costituzionali al Senato a ritirare l’emendamento sul terzo mandato. Quelli della Lega che faranno, domanda l’intervistatore. “Andranno avanti – la risposta di Salvini – lasciamo che i cittadini decidano. Mi sembra sia questione buon senso. I parlamentari non hanno limiti ai mandati…“.
Quanto ai rapporti con Meloni, Salvini ha spiegato di aver parlato con la premier ieri a Cagliari anche riguardo la questione del terzo mandato, su cui la Lega “andrà avanti senza che questo crei alcun problema al governo o alla maggioranza”.
La bocciatura in Commissione del terzo mandato
Come prevedibile l’emendamento leghista al dl ‘Elezioni’ sul terzo mandato per i governatori delle regioni è stato respinto in commissione Affari costituzionali del Senato. Contro si sono espressi Fratelli d’Italia e Forza Italia sostenuti da Pd, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra. A sostegno della Lega ha votato Italia Viva, mentre Azione non ha partecipato al voto. In tutto ci sono stati 4 voti favorevoli, 16 contrari, una astensione e uno non ha partecipato.
Salvini che, almeno a parole, fa il “pompiere” dopo la bocciatura incassata dai suoi stessi alleati in commissione Affari costituzionali del Senato. “Non ci sarà nessun problema in maggioranza se non passerà in Parlamento la legge sul terzo mandato. La posizione della Lega è chiara ma siamo in democrazia: ogni tanto le proposte della Lega passano altre volte, come in questo caso, vengono bocciate perché tutti gli altri, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Pd, Cinque Stelle sono contro. Secondo me è un errore“. le sue parole a margine di un sopralluogo sul ponte Diana, a Oschiri, rispondendo alle domande dei giornalisti sulla spaccatura nel centrodestra.
“La proposta è stata bocciata in commissione poi se ne parlerà in Parlamento, che è sovrano e i cittadini sapranno come scegliere – ha chiarito ancora Salvini – Secondo me è un peccato pensionare sindaci e governatori dopo due mandati, anche se sono bravissimi, apprezzatissimi e votatissimi si devono fare da parte“.
Il terzo mandato e il ruolo di Zaia
Il nodo sul terzo mandato riguarda in particola Luca Zaia, governatore-monarca in Veneto con la Lega. È nota infatti la volontà di Giorgia Meloni di far valere i sondaggi e la leadership interna alla coalizione, ottenendo per Fratelli d’Italia la candidatura di un suo esponente alla Regione. Dall’altra parte Salvini non può perdere anche il feudo nel nord-est. Non solo: un terzo mandato di Zaia allontanerebbe anche possibili aspirazioni “nazionali” del governatore, uno dei volti più noti del Carroccio.
Di “chiaro conflitto tra Lega e Fratelli d’Italia” parla Francesco Boccia, presidente dei senatori del Pd. “Mi pare evidente che stiamo assistendo ancora una volta ad un gioco della destra sulla pelle delle istituzioni, con emendamenti presentati, e poi ritirati. Penso che non sia rispettoso nei confronti dei cittadini innanzitutto e degli amministratori locali, perché vedere il provvedimento che doveva limitarsi a indicare solo il voto della data per le elezioni amministrative, trasformato in una parziale riforma, tra l’altro pasticciata, del testo unico degli enti locali, è molto grave. Ci preoccupa, questo approccio della destra, che non cambia mai, insofferente verso le regole democratiche, verso il funzionamento delle istituzioni”, le accuse del capogruppo Dem.
Malumori anche nel Pd, Bonaccini contro Schlein
Ma il voto contrario del Partito Democratico in Commissione Senato spacca anche il partito di Elly Shlein.
Con toni durissimi, per la prima volta dall’elezione della segretaria, la corrente che fa capo al governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini critica frontalmente le scelte prese dalla segreteria.
“Forte disappunto da parte dell’area di Energia Popolare per il voto espresso dal Pd in Senato – fanno sapere fonti della corrente dem fondata da Stefano Bonaccini – Non è stato rispettato l’accordo preso in direzione e non si è salvaguardata l’unità del partito. Ora andrà gestito anche il malcontento di sindaci e presidenti. Se ne dovrà discutere appena dopo il voto in Sardegna“.