Il progetto israeliano
Netanyahu svela il piano post-guerra: dalla smilitarizzazione allo smantellamento di Hamas e Unrwa
Esteri - di Carmine Di Niro
Sempre più isolato a livello internazionale, con le richieste anche degli alleati di fermare l’offensiva su Rafah, dove sono ammassati oltre un milioni di profughi palestinesi, su Gaza Benjamin Netanyahu non molla la presa.
Il primo ministro per la prima volta ha presentato giovedì sera al gabinetto di sicurezza israeliano un documento di principi sulla gestione della Striscia di Gaza dopo la guerra, la cui fine non si vede all’orizzonte, considerato anche l’obiettivo a dir poco vago di “distruggere Hamas” da parte dello stato ebraico.
Via Hamas da governo della Striscia
L’obiettivo del governo di Tel Aviv, messo questa volta nero su bianco, è quello di installare “funzionari locali” non legati al terrorismo per amministrare la Striscia al posto di Hamas. Il testo non nomina l’Autorità palestinese né esclude la sua partecipazione, ma dice che gli affari civili a Gaza saranno gestiti da “funzionari locali” con “esperienza amministrativa“, non legati a “Paesi o entità che sostengono il terrorismo”.
La chiusura dell’Unrwa
Altro aspetto chiave per il governo di estrema destra israeliano è la chiusura dell’Unrwa, l’agenzia Onu che si occupa dei profughi palestinesi, accusata da Tel Aviv di esser stata coinvolta con 12 dipendenti negli attacchi di Hamas del 7 ottobre scorso. L’intelligence statunitense e diversi media occidentali, dopo aver potuto esaminare nel dettaglio il dossier israeliano contro l’Unrwa, hanno avanzato forti dubbi sulle accuse di Tel Aviv contro l’agenzia. Un effetto però è stato immediato: molti Paesi, Italia compresa, hanno tagliato i fondi all’agenzia, unico strumento per garantire aiuti umanitari ai gazawi.
Il piano di Netanyahu afferma che Israele lavorerà per sostituire l’agenzia con “organizzazioni umanitarie internazionali responsabili”, non specificando oltre.
La sicurezza e le operazioni militari a Gaza
Quanto all’aspetto delle operazioni militari e della gestione della sicurezza interna alla Striscia, nel documento il governo israeliano si riserva la completa libertà di lanciare operazioni militari e di sicurezza nella Striscia, come del resto fa già in Cisgiordania e nei territori occupati illegalmente.
Il piano prevede anche una “zona cuscinetto” al confine tra Striscia di Gaza e Israele ricavata dal lato palestinese “per tutto il tempo che sarà necessario”, con lo scopo secondo Tel Aviv di prevenire un secondo attacco come quello del 7 ottobre scorso.
Un punto questo che contraddice quanto chiesto dall’amministrazione Biden, che aveva raccomandato di non ridurre il territorio palestinese. Inoltre la Striscia verrà completamente smilitarizzata: le uniche armi accettate saranno quelle della polizia locale palestinese.
La ricostruzione
Quanto alla complicate ricostruzione, vista la devastazione inferta dagli attacchi di Israele nella Striscia, il piano del governo di Tel Aviv è quello di coinvolgere gli Stati arabi.
Obiettivo al momento impossibile: questi hanno già fatto sapere che non hanno intenzione di mettere soldi per la ricostruzione di Gaza se non vi sarà il riconoscimento di uno Stato palestinese. Soltanto due giorni fa la Knesset, il Parlamento israeliano, aveva bocciato ad ampia maggioranza l’ipotesi di un tentativo internazionale di riconoscere in modo unilaterale – quindi senza un accordo con Tel Aviv – un futuro Stato palestinese.
Le autorità palestinesi contro il piano Netanyahu
Come facilmente prevedibile, l’Autorità palestinese ha sonoramente bocciato il piano presentato da Netanyahu sulla gestione di Gaza nel dopoguerra. “Gaza sarà solo una parte dello stato palestinese indipendente con Gerusalemme come capitale, e qualsiasi piano diverso da questo è destinato al fallimento, e Israele non riuscirà nei suoi tentativi di cambiare la realtà geografica“, ha riferito Nabil Abu Rudeineh, funzionario portavoce della presidenza. Secondo il funzionario, se “il mondo vuole che ci siano sicurezza e stabilità nella regione”, deve porre fine all’occupazione e riconoscere uno Stato palestinese indipendente.
Il ministero degli Esteri palestinese ha definito il documento israeliano presentato ieri al gabinetto di sicurezza “un piano per prolungare il genocidio contro il nostro popolo e un tentativo di guadagnare più tempo per attuare i piani di sfollamento“. In un comunicato ufficiale, le autorità palestinesi hanno affermato che il piano comporterebbe “una rioccupazione ufficiale della Striscia di Gaza e l’imposizione del controllo israeliano su di essa” e che si tratta di “una palese manovra per intercettare e contrastare gli sforzi americani e internazionali compiuti per collegare la fine della guerra e il rilascio di prigionieri e ostaggi alla risoluzione del conflitto e all’incarnazione dello Stato palestinese sul terreno“.
Il ministero degli Esteri dell’Autorità palestinese ha poi esortato gli Stati Uniti e gli altri paesi occidentali a riconoscere la Palestina come uno stato indipendente e permetterle di diventare uno stato membro delle Nazioni Unite.