Quella di Luigi Cerreto e Alessandro Sabatino, fu una vera e propria esecuzione. La Cassazione ha confermato e reso definitiva la condanna all’ergastolo per Giampiero Riccioli, il ristoratore siracusano accusato del duplice omicidio e della soppressione dei cadaveri di due badanti del padre. “Stamattina quando l’avvocato mi ha dato la notizia della condanna definitiva all’uomo che ha ucciso mio fratello, il mio primo pensiero è andato a mia mamma che è morta due mesi fa: ora potrà riposare finalmente in pace insieme a mio fratello Alessandro. Ma ho un rammarico”. Così Nicola Sabatino, fratello di Alessandro, ha commentato a l’Unità la sentenza definitiva nei confronti di Riccioli per quelle drammatiche morti.
Il dolore del fratello di Alessandro
Per Nicola Sabatino sono stati anni di immenso dolore: prima la scomparsa nel nulla del fratello Alessandro, 40 anni con Luigi, 23 anni e poi il ritrovamento dei loro cadaveri 7 anni dopo. Infine la terribile verità: ai due era stata fatta una vera e propria esecuzione, ‘colpevoli’ di aver denunciato i maltrattamenti da parte del figlio sull’anziano che seguivano come badanti. Dopo la condanna definitiva a Riccioli, Nicola Sabatino ha ripercorso quegli anni orribili sperando che giustizia fosse fatta. “Per il dolore mia mamma si ammalò, è morta due mesi fa – ha detto – Una cosa così brutta non doveva mai succedere, né a mio fratello né a nessun altro. Dopo la sentenza definitiva mamma ora riposa in pace con Alessandro. E’ stato tutto molto difficile ma giustizia è stata fatta”.
Ma Nicola ha un rammarico: “Sento che finalmente giustizia è stata fatta ma non del tutto – ha spiegato – Io sono certo che Riccioli abbia avuto dei complici. Ma per la Procura non ci sono complici. Spero che un giorno possa uscire tutta la verità sulla morte di quei due poveri ragazzi”. Ora che la condanna definitiva è arrivata, Nicola sente di voler ringraziare tante persone: “Ringrazio tutti quanti hanno dato una mano per trovare la verità, altrimenti saremmo ancora cercando Alessandro e Luigi”.
Storia della scomparsa e dell’omicidio di Luigi e Alessandro
Luigi e Alessandro erano partiti dalla provincia di Caserta per andare a lavorare in Sicilia come badanti. Sparirono pochi giorni dopo essere arrivati a Siracusa per rispondere a un annuncio di lavoro pubblicato dal ristoratore per l’assistenza all’anziano padre. Di Luigi e Alessandro, all’epoca rispettivamente di 40 e 23 anni, si perse ogni traccia nel maggio del 2014, fino all’improvviso ritrovamento dei corpi senza vita nel febbraio del 2021 nella villa di Giampiero in contrada Tivoli, ad una decina di chilometri da Siracusa. Le due vittime sparirono pochi giorni dopo essere arrivati a Siracusa. Svanirono nel nulla e per 7 anni le famiglie non si diedero pace e continuarono a cercare. Per due volte la procura siracusana aveva presentato richiesta di archiviazione nei confronti del figlio dell’anziano. Alla richiesta della Procura generale si sono associate le parti civili per i familiari di Sabatino e Cerreto, oltre al legale dell’associazione Penelope. Sette anni dopo i corpi dei due badanti furono trovati seppelliti proprio sotto la villa da cui erano spariti.
Il ritrovamento dei resti 7 anni dopo nella villa
Stando a quanto ricostruito dall’autopsia, Alessandro e Luigi vennero legati con delle fascette, fatti inginocchiare e ucci son un colpo di pistola in testa: di fatto una esecuzione. A seguito del delitto i due vennero poi sepolti nel giardino, nel punto su cui successivamente venne realizzato un barbecue in muratura. Quanto al movente, secondo la Procura vi sarebbero i forti dissapori tra i due badanti e il figlio dell’anziano. Sabatino e Cerreto avevano minacciato di denunciare i maltrattamenti del figlio nei confronti del padre.
L’omicidio di Luigi e Alessandro e la condanna all’ergastolo di Riccioli
Riccioli li avrebbe eliminati dopo che Alessandro e Luigi avevano denunciato maltrattamenti da parte del ristoratore ai danni del padre. I due avrebbero chiesto più volte all’uomo conto e ragione di segni di percosse che trovavano spesso sull’anziano che assistevano. Ma cosa scatenò definitivamente la furia omicida non è mai stato chiarito fino in fondo. Sia in primo grado che in appello la difesa dell’imputato aveva sostenuto l’incapacità di intendere e volere. L’ultimo capitolo di questa storia si conclude con la decisione della Cassazione che ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto dai difensori dell’imputato contro la sentenza della Corte di Assise di Appello di Catania del 12 luglio 2023, che aveva già confermato la sentenza di primo grado del carcere a vita.