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Chi ha vinto le elezioni in Sardegna: Schlein si consolida ma Conte frena sul campo largo

Chi ha vinto le elezioni in Sardegna: Schlein si consolida ma Conte frena sul campo largo

Calenda si arrende: “Alle regionali correre da soli come abbiamo fatto in Lombardia e Sardegna non è fattibile e non lo faremo più”. È un primo risultato in soldoni della vittoria nell’isola e la cosa è eloquente. Certo, il leader di Azione resiste ancora sull’alleanza a livello nazionale ma la porta è spalancata e l’approdo già tracciato.

Renzi suona lo spartito opposto, “Pd e M5S sempre più vicini: meglio per noi alle europee”: non è cosa che possa offuscare anche di poco la soddisfazione di Elly Schlein e Giuseppe Conte. A vincere in Sardegna è stata in realtà solo Alessandra Todde: senza i 40mila consensi piovuti su di lei e non sulle liste di centrosinistra, la coalizione in fieri sarebbe stata spianata e uccisa in culla: da quel punto di vista la destra ha stravinto e senza Todde avrebbe conquistato la Regione senza sforzo.

Ma a volere Todde senza subordinate è stato Giuseppe Conte e dunque la vittoria è anche sua. E a decidere di accettare il diktat dell’ “avvocato del popolo” e a imporlo a un partito poco convinto è stata Schlein e l’alloro è anche per lei.

I due leader, volati nell’isola domenica pomeriggio quando si prospettava la vittoria, sono giubilanti. “Il vento del cambiamento sta per arrivare nel continente”, profetizza il leader dei 5S e provoca Meloni, “deve mettere la faccia sulla sconfitta: è stata punita l’arroganza della destra”.

Non sono provocazioni gratuite: l’avvocato a essere tagliato fuori dal duello Meloni-Schlein non ci sta. La Sardegna ha dimostrato quanto sia importante il candidato e, col premierato o senza, è convinto di essere lui “il Todde d’Italia”. “Non potevo festeggiare meglio in mio primo anno da segretaria”: Schlein ha tutti i motivi di essere soddisfatta.

Alla vigilia del voto Bonaccini, dopo il no al terzo mandato, arrotava la lama pronto all’attacco. Ieri tributava pubblicamente “un applauso per Elly”. Anche la segretaria del Pd rigira il coltello nella ferita della rivale: “Impari che l’arroganza non paga. La Sardegna è la prima regione strappata alla destra e non sarà l’ultima”.

Allude prima di tutto, ma non solo all’Abruzzo: “Siamo testardamente unitari: avanti così anche in Abruzzo, dove il M5s ci aiuterà lealmente”. In realtà il Pd vorrebbe battere subito il ferro caldo, riproporre l’alleanza anche in Piemonte e Basilicata.

Conte frena: “Non campo largo ma campo giusto”. E attenzione a che non sia “minato”: “Più che un cartello di sigle credo che paghino chiarezza, linearità e obiettivi chiari. In Abruzzo c’è un progetto molto chiaro con obiettivi condivisi da realizzare il giorno dopo le elezioni”.

Il leader del Movimento sa che il percorso è obbligato. Todde, la donna del giorno che ha gettato il cuore oltre l’ostacolo, fresca di complimenti telefonici della premier, non la manda a dire: “L’alleanza tra Pd e M5S è l’unica strada percorribile. Ci vuole un progetto solido che possa convincere un elettorato che vuole unità”.

Ma Conte non intende chiudere accordi senza aver prima ottenuto tutti i risultati a cui ambisce: una coalizione che nei contenuti sia trainata dai 5S e una partita del tutto aperta per quanto riguarda la scelta del candidato premier, indipendentemente da chi nella coalizione prende un voto in più.

È una difficoltà reale per Elly, come lo è il non risolto conflitto con gli amministratori che reclamano il sì al terzo mandato. Ma ora e fino alle regionali del 2025 Elly Schlein, salvo risultati davvero disastrosi alle europee, è intoccabile. Dopo un anno di segreteria il Pd è suo.