Ora bisogna restare compatti, e lavorare per assicurarsi di non replicare in Abruzzo l’amara sorpresa sarda. Evitando, per quanto possibile, le polemiche e le baruffe tra alleati. E dopo 48 ore di incertezza e di serrato confronto alla fine arriva l’intesa nel centrodestra: “I presidenti di Basilicata, Piemonte ed Umbria che hanno ben governato saranno i candidati di tutto il centrodestra unito ai prossimi appuntamenti elettorali regionali”, scrivono gli alleati in una nota congiunta precisando che “si tratta della conferma del Presidente Vito Bardi per la Lucania, del presidente Alberto Ciro per il Piemonte e della Presidente Donatella Tesei per l’Umbria“.
Chi sono i candidati del centrodestra per le regionali in Basilicata, Piemonte e Umbria
La sconfitta in Sardegna doveva essere una scossa, e così è stata: “qualcosa si è sbagliato” ma sarà uno “sprone a fare sempre meglio“, aveva detto appena pochi minuti prima che uscisse la nota la stessa premier Giorgia Meloni a Tg2 Post. Ma il nervosismo tra gli alleati è tangibile per tutta la giornata. E più di una fonte – alla luce dell’intesa – parla di “una tregua armata” tra i leader. Sul tavolo, secondo indiscrezioni dell’ultima ora, ci sarebbe anche l’ipotesi avanzata dalla stessa Lega di un nome alternativo a Luca Zaia per il Veneto il prossimo anno, che sgombrerebbe il tavolo almeno per ora dalla querelle del terzo mandato.
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I candidati del centrodestra per le elezioni regionali in Basilicata, Piemonte e Umbria
La giornata però era stata puntellata da continue baruffe soprattutto tra Lega e Fdi e, più precisamente tra Salvini e il titolare della Difesa Guido Crosetto sul caso Vannacci. Blindati gli uscenti, ora c’è però da pensare all’Abruzzo. Ufficialmente gli alleati non lo temono ma non si possono correre altri rischi. Tanto che nelle piazze abruzzesi starebbero arrivando dal centrodestra gli appelli alle urne. (Mal)digerita la sconfitta in Sardegna tra i partiti di maggioranza rimangono però le scorie di una partita che quantomeno è stata avviata “in ritardo”, come ammette anche Arianna Meloni. E che si riverberano, sottotraccia, in piccoli dispetti parlamentari.
Gli equilibri nella maggioranza
Mentre il premierato, bandiera dei meloniani, è fermo al Senato per l’assenza per indisposizione del presidente della commissione e relatore, Alberto Balboni, alla Camera in parallelo le opposizioni provano a rallentare il percorso dell’Autonomia differenziata, che in teoria sarebbe nel calendario d’Aula di aprile. Il presidente della commissione davanti a 260 richieste di audizione (un centinaio solo dal M5s), ha chiesto il contingentamento a 15 massimo per gruppo, mentre la Lega si dice pronta a “stare qui tutti i giorni domeniche comprese“, per voce di Alberto Stefani, che è anche il primo firmatario della proposta di legge sul terzo mandato.