L'analisi di Gideon Levy

Israele, dove la differenza tra destra e sinistra non si vede: l’opposizione assente di fronte alla guerra a Gaza

Il giornalista israeliano su Haaretz denuncia l’assenza dell’opposizione di fronte alla guerra. E parla di “colpo di Stato”. Chiede: dov’è la democrazia?

Esteri - di Umberto De Giovannangeli - 2 Marzo 2024

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Israele, dove la differenza tra destra e sinistra non si vede: l’opposizione assente di fronte alla guerra a Gaza

In Israele non esiste un nuovo Yitzhak Rabin. Un generale passato alla politica che aveva trascorso tutta la sua vita a combattere i nemici d’Israele. E che alla fine aveva compreso che la più grande battaglia da vincere era quella della pace. La pace col Nemico per antonomasia: Yasser Arafat.

Per aver osato stringergli la mano, a suggello degli accordi di Washington (settembre 1993), Rabin fu vittima di una campagna di odio, ordita dalla destra israeliana, che si concluse con l’assassinio di Rabin (4 novembre 1995, Tel Aviv) da parte di un giovane estremista ebreo, Yigal Amir.

Sono trascorsi quasi trent’anni d’allora (oltre 30 dalla firma degli Accordi di Washington). Israele è di nuovo in guerra. Una guerra che non ha sbocchi politici. Perché in Israele non c’è oggi un leader che sappia andare controcorrente, che sfidi la destra nel suo insieme, e non solo il suo impresentabile capo. C’è anche questa amara riflessione storica dietro le considerazioni di Gideon Levy, sempre più coscienza critica d’Israele.

Annota Levy sul quotidiano Haaretz: “Ancora una volta è stato dimostrato che non esiste un vero sostituto, una vera alternativa e una vera opposizione a Benjamin Netanyahu.
Il comportamento dei partiti centristi durante tutta la guerra, compresi i risultati di due importanti votazioni alla Knesset l’altra settimana, dimostrano chiaramente che sulle questioni fondamentali dello Stato che definiscono il carattere di Israele – l’occupazione, la guerra e, incredibilmente, la democrazia – non ci sono differenze significative tra la destra, il centro e la sinistra sionista.

Su questi temi siamo uno Stato con una sola voce, una sola prospettiva, una sola opinione: Insieme vinceremo. Queste cose sono particolarmente sorprendenti alla luce della rabbiosa lotta politica che si sta scatenando tra gli schieramenti. Tutti parlano di una divisione, di una spaccatura, di un abisso, quando in realtà non esistono reali differenze di opinione.

Si potrebbe pensare che Israele sarebbe un paese diverso se a guidarlo fossero Benny Gantz, Gadi Eisenkot o Yair Lapid. Assolutamente no. La loro condotta personale sarebbe sicuramente più retta e umile, ma i risultati sarebbero notevolmente simili. Ecco le prove.

Con un risultato che non farebbe vergognare un’elezione bielorussa – 99,9 per cento – il Parlamento israeliano ha sostenuto una risoluzione del governo che si oppone al riconoscimento “unilaterale” di uno stato palestinese. Gli animi si sono surriscaldati e le mani si sono alzate in segno di grande sostegno al rifiuto israeliano.

Lo Stato, la cui politica di occupazione e insediamento è la madre dell’unilateralismo, si fa beffe del mondo intero e si unisce all’unanimità contro una misura unilaterale apparentemente accettata da metà dei suoi legislatori. Che vergogna, anche se non è una sorpresa.

Non meno prevedibile è stata la quasi unanimità nel voto per l’estromissione del deputato Ofer Cassif. Non ha a che fare con i palestinesi e i territori, ma piuttosto con la democrazia, la questione che più di ogni altra ha agitato il paese nell’ultimo anno.

Israele si è diviso tra i guardiani della democrazia e i suoi distruttori e, alla prima prova della democrazia, si è unito quasi completamente dietro un provvedimento antidemocratico di una pericolosità senza pari. La maggior parte di coloro che si sono battuti contro il colpo di stato, quasi tutti coloro che gridavano alla democrazia, hanno alzato la mano a favore della rimozione di un legislatore per le sue opinioni e la sua visione del mondo o sono fuggiti dal voto per codardia.

Il colpo di stato ha già vinto, e questa volta non solo con i voti della destra ma anche con quelli di Yesh Atid, del Partito di Unità Nazionale e persino del Partito Laburista. La sciagurata fuga dal voto di Benny Gantz, Gadi Eisenkot, Yair Lapid, Merav Michaeli e dei loro colleghi è stata una vergogna per chi pretende di lottare per la democrazia. Avrebbero dovuto votare no, forte e chiaro. Eppure, sono scappati. Un’altra vergogna, un’altra disgrazia per la quale non c’è perdono.

Infine, il comportamento in guerra: All’inizio la sinistra e il centro hanno sostenuto tutte le guerre di Israele, quelle giuste e quelle criminali. Ma in passato si sono presto ricreduti e si sono opposti a tutte le guerre precedenti.

La guerra più brutale e inutile di Israele non ha una sola voce di opposizione nella Knesset, nemmeno dopo più di quattro mesi e quasi 30.000 morti palestinesi, oltre ai deputati arabi.
Una parte di coloro che non sono di destra sostiene la guerra dall’interno del governo e un’altra parte la sostiene dall’esterno, e tutti nel coro cantano la stessa canzone, condotta dalla destra. Il mondo intero chiede la fine della guerra e nella Knesset non c’è un solo parlamentare sionista che lo faccia. Democrazia? Opposizione? Alternativa? Non qui, non ora.

Solo il disgusto per Netanyahu ci ricorda che esistono ancora una coalizione e un’opposizione, ma questo disgusto è principalmente personale. È un bugiardo, è un edonista, è corrotto e pensa solo a se stesso. Ha abbandonato gli ostaggi, ha venduto l’anima alla destra kahnista e l’ha legittimata, e forse è sempre stato lì. Dire tutto questo è molto vero ed è una cosa irritante. Ma non è una proposta di alternativa”, conclude Levy.

La storia è davvero cambiata quella notte del 4 novembre 1995. Rabin è stato assassinato, la sua lezione smarrita. E oggi a guidare Israele è l’uomo che da un balcone di Gerusalemme arringava la folla dando del “traditore” al primo ministro laburista, colpevole di aver osato svendere all’odiato Nemico palestinese la sacra Terra d’Israele, oltre che la sicurezza dello Stato ebraico. La folla plaudente innalzava cartelli con Rabin effigiato con la divisa da SS o con la kefiah palestinese. L’odiatore seriale era Benjamin Netanyahu.

2 Marzo 2024

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