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Luisa Ranieri e la nuova stagione di Lolita Lobosco: le curiosità sulla fiction e il cast

Luisa Ranieri in Lolita Lobosco

Luisa Ranieri in Lolita Lobosco

Tornano su Rai 1 Le Indagini di Lolita Lobosco, la vice questora creata dalla penna di Gabriella Genisi che ha il volto di Luisa Ranieri. Lunedì 4 marzo andrà in onda la prima di 4 puntate della terza stagione. Nuove avventure dunque per Lolita Lobosco, vice questore in servizio presso la squadra mobile della questura di Bari.

Il cast di Lolita Lobosco 3

Al suo fianco anche Lunetta Savino nel ruolo della madre Nunzia e Bianca Nappi come Marietta, magistrata e migliore amica della commissaria. Nel ruolo del padre di Lolita, che all’insaputa della figlia ha un passato da contrabbandiere, c’è Aldo Ottobrino.

Luisa Ranieri e il marito Luca Zingaretti: “Le nostre figlie prima di tutto”

Napoletana, classe 1973, Luisa Ranieri cresce nel quartiere Vomero. Sin dai tempi dell’Università si dedica alla recitazione. Esordisce sul grande schermo nel 2001 come protagonista nel film Il principe e il pirata, diretto da Leonardo Pieraccioni. Diventa il volto di una pubblicità che diventa presto un tormentone: “Antò fa caldo”. Nel 2004 è protagonista di Eros, nell’episodio Il filo pericoloso delle cose, diretto da Michelangelo Antonioni. Nel 2005 è co-protagonista con Luca Zingaretti di Cefalonia. E’’ sul set che i due si conoscono e si innamorano. I due si sposano il 23 giugno 2012 con rito civile al Castello di Donnafugata a Ragusa in Sicilia e con il quale ha avuto due figlie, Emma e Bianca: la primogenita, nata il 9 luglio 2011 e l’altra, nata il 27 luglio 2015. “Non è facile e riuscire ad incastrare la famiglia è complicato – ha detto Luisa Ranieri parlando a Domenica In della sua vita privata -. C’è una disponibilità l’uno verso l’altro perché la cosa che viene prima di tutto sono le nostre figlie”.

La vera storia dei contrabbandieri a Bari

Nella terza stagione, uno dei temi a fare da sfondo alla narrazione c’è anche il contrabbando. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera un tempo Bari è stata roccaforte del traffico di sigarette per “far campare la famiglia”. Nella serie tv Nicola Lobosco è un contrabbandiere che alla figlia Lolita ha sempre raccontato di essere un pescatore, tenendole nascosto la sua vera occupazione. Tra gli anni ’70 e ’80 infatti Bari e Brindisi erano delle vere e proprie roccaforti nazionali del contrabbando. Il traffico di sigarette era quasi vissuto come “reato minore” se non addirittura “inevitabile ammortizzatore sociale”. “Dobbiamo far campare la famiglia, al massimo siamo evasori fiscali”, ricevano i contrabbandieri.

In realtà era un traffico gestito dalla criminalità organizzata che fruttava miliardi di vecchie lire. La mappa dei canali di approvvigionamento era concentrata all’estero, spesso nell’Est europeo. Un ruolo centrale lo avevano Albania e Montenegro da cui veloci motoscafi importavano scatoloni pieni di stecche di sigarette. Un fenomeno che negli anni si era radicato ed era difficile da stroncare visto che aveva creato una vera e propria economia parallela che consentiva di vivere a numerose famiglie. Nel 1992 il ministro delle Finanze Rino Formica, potente socialista barese, intervistato in Tv da Minoli si rivolse direttamente ai contrabbandieri: “Se smettete mi impegno ad acquistare i vostri scafi e a elaborare un piano di assorbimento”. La proposta creò scalpore ma cadde nel vuoto.

enne approvata una legge che prevedeva da uno a quattro anni di carcere per chi veniva trovato in possesso di 15 chili di sigarette e centomila lire di contravvenzione per chi le acquistava. E così scoppiò la rivolta con i contrabbandieri che scesero in piazza. La situazione peggiorò quando i clan intuirono l’enorme portata degli affari con il contrabbando e prese in mano l’organizzazione del traffico mettendo in campo fuoristrada blindati muniti di rostri, centrali radar, bunker sotterranei, il tutto con una organizzazione militare che portò gli affari a cifre elevatissime. Il 28 febbraio del 2000, cinque giorni dopo la morte dei finanzieri Alberto De Falco e Antonio Sottile, speronati durante un pattugliamento in provincia di Brindisi, lo Stato lanciò l’operazione “Primavera” schierando in Puglia 1.900 agenti: in poco più di quattro mesi vennero eseguiti 537 arresti, i mezzi corazzati finirono sotto sequestro, le basi logistiche dei trafficanti furono smantellate.