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Il dossieraggio del Domani di De Benedetti spacciato per giornalismo d’inchiesta…

Il dossieraggio del Domani di De Benedetti spacciato per giornalismo d’inchiesta…

Fra le centinaia e centinaia di nomi di politici, imprenditori, professionisti, compulsati senza sosta dal finanziere Pasquale Striano presso la super banca dati della Procura nazionale antimafia ne manca uno: quello dell’ingegnere Carlo De Benedetti.

Striano, fino allo scorso anno responsabile del gruppo che si occupa di gestire le segnalazioni di operazioni sospette (Sos) di via Giulia, poteva essere considerato un collaboratore a tempo pieno del Domani.

Senza i suoi servigi, infatti, i giornalisti del Domani non avrebbero potuto scrivere in questi anni neppure la metà dei loro articoli pomposamente spacciati per “giornalismo d’inchiesta”.

Il sistema messo in piedi dal Domani secondo l’accusa era molto semplice: Giovanni Tizian, responsabile della squadra investigativa, insieme ai colleghi Nello Trocchia e Stefano Vergine, inviava la richiesta di informazioni a Striano il quale effettuava le ricerche del caso presso i vari schedari di polizia e quindi trasmetteva loro i risultati via mail.

Tra il 2018 ed il 2022, continua l’accusa, Striano ha inviato a Tizian, prima cronista dell’Espresso e poi ingaggiato da De Benedetti per condurre le “inchieste”, circa 340 documenti, tutti illecitamente sottratti alla banca dati dell’Antimafia e provenienti in grande parte dall’Ufficio antifrodi della Banca d’Italia. Un numero spaventoso di atti riservati e di vietata divulgazione.

Le richieste, come emerge dalle contestazioni che il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, titolare dell’indagine ha mosso a Striano e ai giornalisti del Domani, indagati per rivelazione del segreto d’ufficio ed accesso abusivo a sistema informatico, erano continue e legate a precisi momenti storici.

I “pistaroli” del Domani, in particolare, prima mettevano in cantiere un “scoop” e poi cercavano la classica pezza giustificativa. Ad esempio, ai tempi dell’hotel Metropol di Mosca, il 9 marzo del 2019 Striano ha inviato una Sos sul tesoriere della Lega Giulio Centemero.

Il 16 aprile successivo altra Sos sul revisore del conti del partito, il commercialista Andrea Manzoni. E così via. Nel 2020 nel mirino dei segugi del Domani finiva il governatore della Regione Lombardia, il leghista Attilio Fontana: subito una Sos a suo carico e per la moglie Roberta Dini. Poi si passava a Matteo Renzi e al Giglio Magico.

Nel 2022 Giorgia Meloni diventava presidente del Consiglio? Mezzo governo veniva passato ai raggi X con accertamenti di polizia e finanziari sul sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, sul ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, sul ministro dello Sviluppo economico Adolfo Urso.

E poi ancora sul sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, sul viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, sulla presidente dell’Antimafia Chiara Colosimo, sul capogruppo alla Camera di FdI Tommaso Foti.

Oltre agli esponenti meloniani, sotto la lente dei giornalisti di De Benedetti sono finiti anche i forzisti Gilberto Pichetto Fratin, Marina Elvira Calderone, Maria Elisabetta Casellati, rispettivamente ministri dell’Ambiente, del Lavoro e delle Riforme.

Non manca nello sterminato elenco dei soggetti “attenzionati” l’ex premier ed avvocato del popolo Giuseppe Conte, la compagna Olivia Paladino, il suocero e patron dell’Hotel Plaza di Roma Cesare, gli ex colleghi di studio Guido Alpa, ex presidente del Consiglio nazionale forense e Luca Di Donna.

Un flusso continuo di notizie di provenienza illecita che fa a pezzi i cardini della deontologia giornalistica. Quello che è avvenuto, infatti, è la pubblicazione di notizie coperte dal segreto che sono state rese conoscibili solamente perché un agente delle forze di polizia, commettendo un reato su richiesta del giornalista, le ha divulgate. Di fatto una istigazione a delinquere.

La domanda che tutti ora si pongono è come sia possibile che ai vertici della Dna, all’epoca dei fatti diretta da Federico Cafiero De Raho, nessuno si sia mai accorto di questo incredibile numero di accessi, senza alcuna giustificazione, da parte di Striano, ora trasferito ad altro incarico.

Il procuratore antimafia Giovanni Pio Melillo ed il procuratore di Perugia, per chiarire quanto è accaduto, hanno chiesto l’altro giorno di essere ascoltati dalla commissione Antimafia, dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica e dal Consiglio superiore della magistratura.

La presidente Colosimo ha calendarizzato l’audizione di Melillo per domani e quella di Cantone per il giorno successivo. “La commissione Antimafia svolgerà le audizioni dei procuratori Melillo e Cantone e acquisirà tutti gli atti, esaminandoli con la dovuta serenità. Per questo, senza imbarazzo e lungi dall’esprimere giudizi, riteniamo sia opportuno che il vicepresidente Cafiero De Raho si astenga dal partecipare alle sedute che riguardano l’inchiesta perché all’epoca dei fatti era il procuratore nazionale antimafia”, hanno fatto però presente ieri da Palazzo San Macuto.

“Quella che sta emergendo è una vicenda molto grave, una iniziativa al di fuori della legge e della Costituzione. Bisogna essere fermi, ne va della qualità della nostra democrazia. Faccio notare che il primo a subirlo e a denunciarlo è stato Matteo Renzi. Allora molti si girarono dall’altra parte con un certo compiacimento”, ha dichiarato il senatore di Italia viva Enrico Borghi, numero due del Copasir che non ha ancora deciso, al pari del Csm, quando ascoltare i due magistrati.

Il M5s nel frattempo ha fatto quadrato intorno all’ex procuratore nazionale antimafia, ora deputato grillino. “Rifiutiamo con sdegno ogni allusione a fantasiosi conflitti di interesse di Cafiero De Raho. Parliamo di una persona apprezzata in Italia e nel mondo per rigore, trasparenza e dedizione alla causa della legalità. Prima di insinuare qualsivoglia sospetto sui vertici della Dna chi parla dovrebbe documentarsi”.

Da parte sua Emiliano Fittipaldi, direttore del Domani, ancora ieri ha continuato a difendere l’operato dei suoi giornalisti. “Non c’è nessun dossieraggio per quello che ci riguarda, lo ha detto anche Cantone”, ha ricordato Fittipaldi, aggiungendo di non vedere “nessun danneggiato” in questa vicenda dai contorni quanto mai opachi.