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Perché Vincenzo De Luca è stato rinviato a giudizio: nel mirino dei giudici le card per le vaccinazioni anti-covid

Perché Vincenzo De Luca è stato rinviato a giudizio

C’è anche il governatore della Campania Vincenzo De Luca tra le sei persone che andranno a giudizio dinanzi ai giudici della Corte dei Conti per la smart card introdotta in Campania finalizzata a dimostrare che si era vaccinati contro il Covid. Secondo l’accusa la produzione delle card sarebbe stata una spesa inutile in quanto si sovrapponeva al green pass nazionale. A indagare sulla vicenda è stata la Guardia di Finanza, sotto il coordinamento dai pm Davide Vitale e Mauro Senatore. L’invito a dedurre agli indagati – il presidente De Luca e gli altri componenti dell’unità di crisi della Regione – venne notificato lo scorso agosto.

Perché Vincenzo De Luca è stato rinviato a giudizio

A proposito di denunce, inchieste e procedimenti giudiziari, proprio il governatore De Luca ha deciso di querelare per diffamazione il ministro Raffaele Fitto e alcuni organi di stampa. A centro della polemica e dello scontro istituzionale tra la Regione Campania e il governo, ci sono i temi dell’autonomia differenziata e dell’erogazione dei Fondi di sviluppo e coesione. Ha scritto e pubblicato De Luca su Facebook:

De Luca ha querelato il ministro Fitto

Ho dato mandato agli uffici regionali di sporgere querela per diffamazione nei confronti del ministro Fitto e di alcuni organi di stampa, per le affermazioni false e calunniose diffuse ieri in merito alla vicenda dei Fondi Coesione. Il ministro – dopo un oltre un anno e mezzo di tempo perso fra verifiche, controverifiche, richieste di chiarimenti, richieste di integrazioni, richieste di precisazioni pretestuose, immotivate ed arbitrarie – non avendo più nessun argomento con cui giustificare la sua clamorosa inconcludenza ed il suo ostruzionismo, ha adottato la strategia della confusione, della falsificazione, dei pretesti infiniti.

Il post pubblicato su Facebook da De Luca

Non è il caso di sottrarre più tempo al nostro lavoro. Non avendo il ministro mai avuto il coraggio di misurarsi in un confronto pubblico, non c’è altro da fare che rivolgersi alla magistratura, in attesa che il ministro stesso dia attuazione alla sentenza del Tribunale Amministrativo della Campania, che gli ha assegnato 45 giorni di tempo per concludere l’accordo di coesione con la Regione. Tutto il resto è fumo“.