La Carovana solidale
La “Carovana solidale” a Rafah, l’Italia che dice no alla guerra verso Gaza: “Qui è la porta dell’Inferno”
Una delegazione di 50 persone tra parlamentari, ong e giornalisti: “Questa è l’Italia che dice no alla guerra”, rivendica Boldrini, “chiediamo la liberazione degli ostaggi e il cessate il fuoco”
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
La “Carovana solidale”: l’arcobaleno italiano alle porte dell’inferno di Gaza. E il messaggio lanciato è drammatico: “Israele blocca centinaia di camion umanitari, mentre a Gaza si muore”
Delegazione italiana a Rafah: un quadro apocalittico
La delegazione organizzata da Aoi, in collaborazione con Arci e Assopace Palestina, composta da 50 persone tra parlamentari, associazioni, Ong, accademici e giornalisti è giunta ieri mattina al valico di Rafah.
I camion di aiuti umanitari, realizzati grazie alle donazioni di cittadine e cittadini, gruppi, comunità e al contributo importante della Fondazione Con Il Sud, hanno attraversato il valico.
Lungo la strada ci sono però migliaia di altri convogli bloccati. Sappiamo che questi aiuti sono una goccia nel mare di sofferenze che si vivono al di là di questa frontiera.
Dal valico di Rafah la delegazione italiana torna a lanciare ancora una volta un appello accorato per chiedere il cessate il fuoco permanente. La popolazione è allo stremo. Gli aiuti da soli non bastano. Ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità per questa catastrofe umanitaria.
Nei giorni che hanno preceduto l’arrivo della delegazione alla frontiera, al Cairo ci sono stati gli incontri con le organizzazioni palestinesi per la difesa dei diritti umani, come Al Mezzan e Palestinian Centre for Human Rights, organizzazioni umanitarie internazionali come Msf ed Oxfam, agenzie delle Nazioni Unite come Oms, Unrwa e Ocha e, infine, la Mezzaluna rossa egiziana: tutte hanno descritto “un quadro apocalittico”.
Nella Striscia si sta consumando una catastrofe umanitaria senza precedenti. Per questi motivi dal valico di Rafah la delegazione torna a ribadire direttamente dalla frontiera più esposta del conflitto la necessità di un immediato cessate il fuoco, di tutelare l’incolumità della popolazione civile, garantendo la fornitura di aiuti umanitari all’interno della Striscia, e di sostenere ogni iniziativa per la liberazione degli ostaggi israeliani.
Boldrini: “Qui l’Italia che dice no alla guerra”
Dal valico di Rafah, Laura Boldrini, parlamentare PD e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo: “Questa italiana – afferma la ex presidente della Camera – è la delegazione più folta degli ultimi mesi. Qui è rappresentata l’Italia che dice no alla guerra, no ai bombardamenti indiscriminati. Samo qui per chiedere la liberazione degli ostaggi – aggiunge Boldrini – per chiedere il cessate il fuoco. Siamo qui per chiedere che venga dato accesso agli aiuti umanitari perché la popolazione è allo stremo delle forze. Siamo qui per chiedere una Conferenza internazionale di pace, siamo qui per chiedere anche il riconoscimento dello Stato di Palestina”.
Fratoianni: Rafah, alla porta dell’inferno
“Siamo arrivati a Rafah, alla porta dell’inferno, da una parte la catastrofe umanitaria dall’altra parte 25 km di coda: sono oltre 1500 camion parcheggiati in attesa di poter entrare nella Striscia di Gaza. Gli aiuti ci sarebbero per evitare che la popolazione palestinese di Gaza muoia di fame ma sono bloccati”.
Con queste parole, in un video pubblicato su X, il leader di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, annuncia di essere arrivato al valico di Rafah. Con lui, il gruppo composto dai parlamentari del centrosinistra, tra cui Laura Boldrini, Arturo Scotto, Angelo Bonelli.
“Si deve porre fine a questa vergogna”, aggiunge Fratoianni, “E ci deve essere subito un cessate il fuoco che permetta l’arrivo degli aiuti per una popolazione allo stremo”.
In questi giorni abbiamo incontrato le organizzazioni della società civile, le organizzazioni umanitarie, le organizzazioni internazionali, tutte ci hanno detto la stessa cosa: serve ora un cessate il fuoco, una tregua, per evitare un’ecatombe.
“Un’ecatombe umanitaria che per tanti versi è già in corso, ma bisogna evitare che si aggravi. Sono oltre 30mila le persone morte fino ad oggi e sono altre migliaia quelle destinate a morire per malattia, per epidemia, per assenza di medicine”, racconta Fratoianni, con il valico alle sue spalle.
Gli fa eco Bonelli, che rinnova l’appello per il cessate il fuoco: “I camion con gli aiuti umanitari entrano con il contagocce. Li abbiamo incontrati lungo il nostro tragitto, sono più di mille. A Gaza c’è il disastro umanitario, bisogna fermare le armi, bisogna chiedere con forza il cessate il fuoco, che è l’unica via del processo di pacificazione. La politica non può voltare le spalle di fronte a questo disastro umanitario”.
Biden: “Faremo di tutto per aumentare gli aiuti a Gaza”
“Gli Stati Uniti sono impegnati a fare di tutto per fornire maggiori aiuti a coloro che a Gaza ne hanno un disperato bisogno. Non resteremo a guardare. Non ci arrenderemo”. Lo scrive il presidente Usa Joe Biden su X.
Hamas: “L’intesa sulla tregua è nelle mani di Israele e Usa”
“Se sono seriamente intenzionati a raggiungere un cessate il fuoco prima del Ramadan, è nelle mani degli americani esercitare una pressione sufficiente sugli israeliani”.
Lo ha detto, in un messaggio vocale, il capo delle relazioni politiche e internazionali di Hamas, Bassem Naim, secondo quanto riporta Sky News.
Una delegazione di Hamas ha partecipato al nuovo ciclo di colloqui con i mediatori al Cairo ed è ora in attesa – ha ribadito Naim – di una risposta da Israele.
Israele, ’bene primo rapporto Onu su stupri del 7 ottobre’
Israele accoglie con favore il riconoscimento definitivo da parte delle Nazioni Unite del fatto che Hamas abbia commesso crimini sessuali il 7 ottobre nell’importante rapporto pubblicato dal rappresentante speciale del segretario generale Onu sulla violenza sessuale nei conflitti, Pramila Patten.
Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri israeliano Lior Haiat. “Per la prima volta un funzionario delle Nazioni Unite ha riconosciuto espressamente i crimini sessuali commessi da Hamas e da altre organizzazioni terroristiche il 7 ottobre”.
Il ministro della Difesa israeliano Gallant: “Vicini ad un’azione militare in Libano”
I continui attacchi di Hezbollah contro Israele stanno avvicinando il Paese alla decisione di un’azione militare in Libano. Lo ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant all’inviato speciale americano nella regione Amos Hochstein.
“Siamo impegnati nel processo diplomatico – ha affermato Gallant, secondo un comunicato del ministero della Difesa – Tuttavia, l’aggressione di Hezbollah ci sta avvicinando a un punto critico nel processo decisionale relativo alle nostre attività militari in Libano. Hezbollah sta trascinando le parti in una pericolosa escalation’’.