Confermati un anno e 3 mesi
Davigo, condanna in Appello per “rivelazione di segreto d’ufficio”: il caso dei verbali Amara-loggia Ungheria
Giustizia - di Redazione
SI mette male per Piercamillo Davigo. L’ex pm del pool di Mani Pulite ed ex membro del Consiglio superiore della magistratura si è visto confermare la condanna a un anno e tre mesi di reclusione dalla Corte d’Appello di Brescia.
Il caso loggia Ungheria-Amara
Il processo è quella relativo alla presunta “rivelazione di segreto d’ufficio” in merito alla Loggia Ungheria. Davigo è accusato di aver fatti circolare nel 2020, dentro il Csm, i verbali dell’ex avvocato esterno dell’Eni Piero Amara sulla presunta loggia segreta “Ungheria”. Il verdetto odierno ribadisce quello di primo grado compreso il risarcimento del danno quantificato in 20mila euro che l’imputato dovrà versare al magistrato Sebastiano Ardita, parte civile nel procedimento.
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Quei verbali secretati erano stati consegnati a Davigo dal pm di Milano Paolo Storari, assolto in via definitiva per questa vicenda: una mossa dovuta a quella che Storari percepiva come “immobilismo” da parte dei vertici della Procura, a partire da Francesco Greco e dall’aggiunto Laura Pedio, nell’indagare sulle rivelazioni di Amara.
Quest’ultimo riferiva dell’esistenza di questa loggia massonica della quale avrebbero fatto parte importanti esponenti delle istituzioni, della finanza e delle forze dell’ordine: parole che non hanno poi trovato riscontri.
Le motivazioni del processo di primo grado
Nelle motivazioni al primo verdetto, come ricorda l’Agi il collegio presieduto da Roberto Spanò scrisse di “modalità quasi “carbonare” con cui i verbali segreti dell’avvocato Piero Amara sulla “loggia Ungheria” nel 2020 “sono usciti dal perimetro investigativo del pm milanese Paolo Storari (formato Word, chiavetta Usb, consegna nell’abitazione privata di Piercamillo Davigo), e che le precauzioni adottate dall’allora consigliere Csm ed ex pm di Mani pulite “in occasione del disvelamento ai consiglieri nel cortile del Csm lasciando prudenzialmente i telefonini negli uffici, appaiono sintomatiche dello smarrimento di una postura istituzionale“.
Le reazioni degli avvocati
Davigo, presente in Aula, dopo la lettura della sentenza è uscito dicendo ai cronisti non aver nulla da dichiarare. A parlare è stato invece il suo legale, l’avvocato Davide Steccanella: “Continuo ad essere convinto dell’innocenza del mio assistito. Ricorreremo in Cassazione. Leggeremo le motivazioni”.
Di diverso avviso Fabio Repici, legale della parte civile Sebastiano Ardita. “Oggi è stata confermata la colpevolezza del dottor Davigo nell’aver illecitamente divulgato le calunniose dichiarazioni di Piero Amara al fine di screditare il magistrato Sebastiano Ardita, così condizionando il funzionamento del Csm”, le sue parole all’AdnKronos. Non solo. Repici spiega di “confidare che a Milano si accerteranno le ragioni che hanno portato Amara a verbalizzare quelle calunnie e gli interessi che hanno mosso Amara e i suoi danti causa”.
Davigo ospite di Fedez contro i magistrati di Brescia
A dicembre, partecipando al podcast di Fedez “Muschio Selvaggio”, Davigo si difese così parlando della condanna subita in primo grado a 15 mesi, confermata oggi in Appello. “Non ho commesso reati, ma visto che a Brescia le cose non sempre le capiscono, mi hanno condannato“, le sue parole.
Dichiarazioni che spinsero il tribunale ad intervenire con una nota ufficiale in cui si manifestava “vivo stupore e sconcerto per i contenuti dell’intervista rilasciata dal dottor Piercamillo Davigo. Sorprende che un magistrato che ha ricoperto incarichi apicali di rilievo nazionale si lasci andare a pesanti giudizi che investono, indifferentemente, i giudici che lo hanno giudicato (e condannato), l’Ufficio giudiziario, la stampa locale, e l’intera comunità bresciana. Espressioni e atteggiamento che costituiscono incomprensibile negazione del rispetto dovuto alla giurisdizione tout court, doveroso ed esigibile soprattutto da chi ha indossato la toga per oltre quaranta anni”.