La Carovana solidale

L’apocalisse di Rafah, senza cibo e acqua Israele impedisce l’ingresso di aiuti

Qui la gente mangia ormai ogni 4 giorni: si nutre di cibo per cani ed erbe selvatiche. Ma Israele impedisce l’ingresso di aiuti: cessate il fuoco ora!

Esteri - di Redazione - 7 Marzo 2024

CONDIVIDI

L’apocalisse di Rafah, senza cibo e acqua Israele impedisce l’ingresso di aiuti

Gentile Presidente Meloni,
come forse saprà nei giorni scorsi è partita dall’Italia una delegazione di circa 50 persone, composta da parlamentari, associazioni, Ong, accademici e giornalisti per raggiungere il valico di Rafah, al confine con Gaza.

L’obiettivo della missione è quello di ribadire direttamente dalla frontiera più esposta del conflitto la necessità di un immediato cessate il fuoco, chiedere la liberazione degli ostaggi, seguire il percorso dei convogli umanitari, compresi quelli dell’Aoi – cooperazione e solidarietà internazionale diretti nella Striscia, ed esprimere la nostra vicinanza al popolo palestinese che vive la prova più difficile dal 1948. Si tratta della più folta rappresentanza internazionale arrivata fin qui negli ultimi mesi.

Nei giorni che hanno preceduto il nostro arrivo alla frontiera, al Cairo abbiamo incontrato organizzazioni palestinesi di Gaza per la difesa dei diritti umani come Al Mezan e Palestinian Center for Human Rights, organizzazioni umanitarie internazionali come Msf ed Oxfam, agenzie delle Nazioni Unite come Oms, Unrwa e Ocha e, infine, la Mezzaluna rossa egiziana: tutte ci hanno descritto “un quadro apocalittico”.

L’assedio israeliano alla Striscia sta causando una catastrofe umanitaria senza precedenti, con Gaza Nord completamente isolata rispetto al resto del territorio.

Solo nel nord vivono, o meglio sopravvivono, oltre 300mila persone che, se va bene, consumano un pasto ogni quattro giorni. C’è chi è costretto a nutrirsi con cibo per animali ed erbe selvatiche.

Domenica 3 marzo, l’Unicef ha comunicato che in quel solo giorno sono morti 10 bambini per malnutrizione e disidratazione. Le autorità israeliane, nonostante la gravità della situazione, continuano a negare l’ingresso degli aiuti. Sono sotto gli occhi di tutti le scene di disperazione e morte che avvengono quando entra uno dei pochi carichi di aiuti autorizzati.

Al sud, nella città di Rafah, dove prima abitavano circa 280 mila persone adesso ne sono stipate 1,6 milioni in alloggi di fortuna: uomini, donne e bambini che hanno perso tutto, esposti alle intemperie, con cibo, acqua razionati.

Un bagno ogni 600 persone, quando lo standard nelle emergenze è un bagno ogni 20. La negazione della dignità umana e dei più basilari diritti fondamentali, a Gaza, è anche questo.

Per non parlare del sistema sanitario ed ospedaliero che è completamente collassato a causa dei bombardamenti e della penuria di medicinali e dispositivi medici, incapace quindi di rispondere ai tanti bisogni dei residenti della Striscia.

Presidente Meloni, da qui, a poca distanza dall’orrore, Le chiediamo di programmare quanto prima una visita a Rafah – come ha già fatto all’inizio della crisi in Israele e Palestina – così da constatare direttamente la gravità della situazione.

Le chiediamo anche di dare seguito all’indirizzo recentemente dato dal Parlamento all’Esecutivo per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi.

Affinché tali impegni si traducano in azioni concrete, le chiediamo di adoperarsi per garantire che l’azione e il voto del nostro Paese negli organismi internazionali a cominciare dalle Nazioni Unite siano coerenti con le indicazioni del Parlamento.

È indispensabile dunque un salto di qualità nell’azione politica e diplomatica italiana di fronte a quello che sta realmente accadendo. Da questo punto di osservazione ci pare sempre più urgente che si giunga al riconoscimento dello Stato di Palestina.

Tutti i nostri interlocutori ce lo hanno più volte ripetuto: il cessate il fuoco è la priorità assoluta, la precondizione per un’adeguata risposta ai bisogni sempre più urgenti della popolazione.

È indispensabile poi aumentare il flusso degli aiuti, sostenere e implementare lo strumento dei corridoi umanitari e che le agenzie umanitarie abbiano la garanzia di un accesso incondizionato in ogni parte della Striscia. Al valico di Rafah, mentre Le stiamo scrivendo, oltre 1500 camion sono bloccati e in attesa di entrare.

In questo contesto, è fondamentale sostenere chi da sempre opera nella Striscia: l’Unrwa, spina dorsale del sistema umanitario a Gaza che con i suoi 13mila operatori dal 1950 garantisce servizi medico-sanitari, distribuzione di cibo e acqua potabile, scuole, formazione professionale e coordinamento con le principali agenzie dell’Onu e con le stesse autorità israeliane.

L’Unrwa è dunque insostituibile, non solo a Gaza e in Cisgiordania, ma anche negli altri paesi dove opera a sostegno dei 5,7 milioni di rifugiati palestinesi: Giordania, Libano e Siria.

Definanziare l’Unrwa e minarne l’operatività significherebbe creare ulteriore instabilità nell’intera Regione, un rischio che non possiamo certo correre.

Presidente Meloni, ci auguriamo che il governo italiano riconsideri la decisione di sospendere i fondi promessi e non ancora versati all’Unrwa per il 2022 (7 milioni di euro) e ne preveda per l’immediato e per gli anni a venire, seguendo l’esempio di altri paesi europei.

È altresì importante che, oltre all’Unrwa, nelle urgenti operazioni umanitarie siano coinvolte le Ong italiane presenti nella Striscia ed in generale il sistema della cooperazione italiana, valorizzando le esperienze e le solide relazioni costruite nel tempo.

Chiediamo infine che il governo italiano voglia rispettare e dare seguito alle decisioni, già assunte e future, della Corte Internazionale di Giustizia e di ogni altro organo giurisdizionale internazionale.

Nella convinzione che anche Lei ritenga che sia nell’interesse dell’Italia adoperarsi urgentemente per un immediato cessate il fuoco, per il pieno rispetto della legalità internazionale e per contribuire alla stabilizzazione della regione, ci rendiamo disponibili a riferirLe ulteriori elementi della nostra missione per eventuali approfondimenti che riterrà opportuni.

Silvia Stilli – Associazione delle organizzazioni di solidarietà e cooperazione internazionale (AOI)
Luisa Morgantini – Assopace Palestina Walter Massa – ARCI
Stefania Ascari – Deputata M5s
Carmela Auriemma – Deputata M5s
Dario Carotenuto – Deputato M5s
Arnaldo Lomuti – Senatore M5S
Laura Boldrini – Deputata Pd
Arturo Scotto – Deputato Pd
Rachele Scarpa – Deputata Pd
Sara Ferrari – Deputata Pd
Ouidad Bakkali – Deputata Pd
Alessandro Zan – Deputato Pd
Andrea Orlando – Deputato Pd
Valentina Ghio – Deputata Pd
Nicola Fratoianni – Deputato AVS
Angelo Bonelli – Deputato AVS
Francesco Mari – Deputato AVS
Alessandra Annoni – Prof. Associata di Diritto internazionale, università di Ferrara
Triestino Mariniello – Prof. Ordinario di Diritto penale internazionale, Liverpool John Moores University

di: Redazione - 7 Marzo 2024

Condividi l'articolo