La vicenda dei dossieraggi
Le accuse di Cantone all’Antimafia: “Che fine hanno fatto i 33mila file scaricati da Striano?”
D’Attis (FI): “Sconcertante mancanza di controlli”. Orlando (Pd): “Pericolo di ingerenze. Chi chiedeva tutte queste informazioni?”
Giustizia - di Paolo Comi
Quali sono state le coperture dell’ex maresciallo della guardia di finanza Pasquale Striano? Chi gli ha garantito per anni la completa “impunità”? E chi, ancora adesso, continua a coprirlo all’interno delle Fiamme gialle?
Conosce segreti indicibili che potrebbero compromettere la carriera di politici ed imprenditori e quindi è meglio lasciarlo stare? Al termine dell’audizione di ieri da parte del procuratore di Perugia Raffaele Cantone alla Commissione antimafia, sono queste le domande che molti commissari andavano ripetendo nei corridoi di Palazzo San Macuto.
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Cantone sulla vicenda dei dossieraggi che vede indagato Striano e i giornalisti della squadra investigativa del Domani, aveva infatti poco prima raccontato uno scenario ben diverso da quello, già gravissimo, del quale si era a conoscenza.
“Da gennaio del 2019 al novembre del 2022 – ha affermato Cantone – Striano all’interno della banca dati Siva ha consultato 4.124 Sos, un numero spropositato. All’interno di queste ha consultato 171 schede di analisi e 6 schede di approfondimento che sono seguite digitando il nominativo di 1.531 persone fisiche e 74 persone giuridiche”.
E poi: “Ha ricercato 1.123 persone sulla banca dati Serpico, ha effettuato 1.947 ricerche alla banca dati Sdi. Siamo oltre 10 mila accessi”. Come se non bastasse, Striano ha scaricato 33.528 file dalla banca dati della Direzione nazionale Antimafia.
“Questo numero enorme di dati, di informazioni, di atti scaricati che fine ha fatto?”, ha aggiunto Cantone, senza però fornire una risposta. Le indagini ad oggi hanno soltanto consentito di appurare che qualche centinaio di questi file furono consegnati ai giornalisti del Domani che li avevano richiesti e che si erano poi tradotti in articoli sul quotidiano di Carlo De Benedetti.
Si trattò di articoli, come nel caso di quelli sul ministro della Difesa Guido Crosetto, che determinarono l’avvio del procedimento penale.
Ma le altre decine di migliaia di file della banca dati della Dna dove sono? Sono file che riguardano importanti procedimenti penali, coperti dal segreto, per reati gravissimi come mafia, eversione e terrorismo.
Cantone ha aggiunto che non si trovano in quanto potrebbero essere stati inviati da Striano via chat o tramite wetransfer. Il senatore Pierantonio Zanettin (FI) sul punto ha però ricordato la sua esperienza di presidente della Commissione d’inchiesta sulla morte di David Rossi durante la quale, con l’aiuto dell’ex pentastellato Luca Migliorino, riuscì a recuperare tutto il contenuto del pc del manager di Mps che era stato addirittura formattato.
Alla risposta sul perché Striano sia ancora in servizio, anche se in un altro ufficio, e non sia stato sottoposto ad un provvedimento cautelare di alcun tipo, Cantone ha invece preferito non rispondere.
“Da garantista ritengo che le misure custodiali debbano rappresentare l’extrema ratio, ma mi chiedo come mai in una vicenda gravissima come questa, che ha come obiettivo la delegittimazione di ministri ed esponenti politici del centrodestra ed in relazione alla quale è evidente il pericolo di inquinamento della prova, non si è ritenuto di richiedere misure custodiali. I fatti sono gravi e rischiano di minare lo stesso ordine democratico”, ha dichiarato il parlamentare di Forza Italia Pietro Pittalis, capogruppo in Commissione Antimafia e vice presidente della Commissione Giustizia del partito azzurro.
“E’ davvero sconcertante apprendere che Striano abbia fatto ciò senza controlli. Chi comandava la Dna è possibile che non se ne sia accorto? E se così è, è ancora più preoccupante”, ha dichiarato invece il deputato forzista Mauro D’Attis vicepresidente della Commissione Antimafia, aggiungendo che “il procuratore nazionale antimafia che dovrebbe assicurare la lotta alla mafia non controlla i suoi uffici. La coincidenza è con il periodo di reggenza del collega vice presidente De Raho. Tutto ciò fa emergere un quadro preoccupante e inquietante”,
Che qualcosa comunque non torni in questa vicenda lo ha ricordato ieri Luigi Bisagnani, manager e giornalista, che nel suo libro I potenti al tempo di Giorgia, scritto insieme a Paolo Madron (Chiarelettere) e pubblicato a maggio 2023, rivelava l’esistenza di una maxi inchiesta su intercettazioni illegali.
Bisignani, intervistato ieri, ha fatto intendere che si trattava proprio dell’inchiesta su Striano. “Mi faccio una domanda”, ha esordito Bisignani, “come mai Striano che è sotto inchiesta dalla scorsa estate, resta assolutamente invisibile? Non ne esiste una foto, nessuna troupe lo ha inseguito sotto casa, non ha ricevuto neanche mezzo tapiro, sui giornali non è stato fatto il solito articolo ‘la ragnatela di Striano’ con un’infografica che racconta tutti i suoi contatti. Come mai questo signore è intoccabile? È chiaro che è coperto da qualcuno’’.
“Chi pensa che il Pd sia collegato a questa vicenda è semplicemente un cretino”. Tra gli spiati “ci sono anche esponenti non del centrodestra”, è stato il commento del deputato del Pd Andrea Orlando.
Per l’ex ministro della Giustizia “chi sono coloro che chiedevano queste informazioni di dimensioni così copiose è la domanda fondamentale che dobbiamo porci. Si pone la questione non della polemica tra centrodestra e centrosinistra ma della vulnerabilità del nostro Paese rispetto alla possibilità di ingerenze interne ed esterne”.
In attesa che qualcuno risponda, Striano, come se nulla fosse, è stato assegnato dal comandante generale della finanza Andrea De Gennaro, nominato lo scorso anno da Giorgia Meloni, alla Scuola marescialli de L’Aquila. C’è da augurarsi, visto ciò che sta emergendo, che non faccia lezione agli allievi su come fare gli accessi alle banche dati.