L'opposizione insorge
Sadismo di Stato, la Sea Watch salva 50 persone davanti Lampedusa ma viene mandata a Ravenna
Pd, Avs e +Europa furiosi con la scelta folle di spedire la Sea Watch a Ravenna, con un cadavere, per punire i soccorritori
Editoriali - di Piero Sansonetti
La Sea Watch l’altra sera è intervenuta per salvare i naufraghi che stavano andando alla deriva stipati su un barchino di legno. Ha preso a bordo circa 50 persone ed è stata immediatamente punita per questa sua azione sovversiva.
Tra qualche riga vi spieghiamo come. Comunque tutto legale: autorizzato, anzi imposto dai decreti Piantedosi, i cosiddetti decreti affoga-naufraghi. È successo nel tardo pomeriggio di mercoledì.
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I naufraghi erano in condizioni spaventose. Pigiati sottocoperta, con le esalazioni del motore. Uno di loro, un ragazzino di 17 anni, era moribondo per via di ustioni e di un principio di soffocamento. Altri quattro erano in condizioni molto gravi anche loro.
Per le stesse ragioni. È stato immediatamente lanciato l’allarme, è stata chiesta l’evacuazione per ragioni mediche. Ma il comando della guardia costiera italiana ha detto a quelli della Sea Watch di rivolgersi ai tunisini. Lo hanno fatto.
La guardia costiera di Tunisi ha risposto di non avere a disposizione nessuna persona che parla l’inglese, e quindi di non essere in grado di comprendere la richiesta.
Capite quanto possa essere utile la collaborazione di una guardia costiera che non è in grado di interloquire e tantomeno di intervenire? Sono stati molto utili i rapporti stretti da Giorgia Meloni con le autorità tunisine e col presidente di quel paese. Finora sono serviti solo a far arrestare quattro cooperanti italiani sulla base di accuse inesistenti.
In assenza dei tunisini, i soccorritori della Sea Watch hanno insistito con l’Italia. Niente da fare. Sarebbe stato necessario l’intervento di un elicottero in tempi brevissimi per provare a salvare il ragazzo in fin di vita. Ma l’Italia non ci ha nemmeno pensato.
Solo molte ore dopo la richiesta di soccorso si è mossa una motovedetta che ha raggiunto la Sea Watch in navigazione dopo nove ore dal primo allarme. Troppo tardi per salvare la vita al ragazzo: era morto.
La motovedetta della Guardia Costiera italiana ha accettato di portare a bordo i quattro naufraghi in condizioni molto gravi, ma non ha voluto prendere il cadavere del ragazzo. Hanno detto che quella operazione non spettava a loro. L’hanno lasciato sulla Sea Watch. Cioè su una barca priva di cella frigorifera.
La Sea Watch a questo punto ha messo la prua verso Lampedusa. Per sbarcare prima possibile. Per ovvie ragioni di buon senso, avendo a bordo 50 persone, tutte in condizioni precarie di salute, ma anche per l’impellenza di portare a terra il corpo del ragazzo morto per assenza di soccorsi. Dalle notizie frammentarie che arrivano dal mare sembra che se l’Italia fosse intervenuta tempestivamente il ragazzo forse si poteva salvare.
Mentre la Sea watch navigava verso la Sicilia è arrivato l’ordine delle autorità italiane che indicava il porto di sbarco. Un porto siciliano, come avrebbe deciso, usando il lume della ragione, anche un bambino di sei anni? No.
Un porto calabrese, o almeno della Puglia? No. Ravenna. Romagna. 1500 chilometri dal punto dove si trovava la Sea Watch in quel momento. Quattro giorni di navigazione col mare grosso.
Cosa può aver spinto le autorità italiane a spedire a Ravenna la Sea Watch con un cadavere a bordo? Una valutazione logistica? No. Una valutazione politica? Difficile da trovare una ragionevole valutazione politica.
E allora cosa? Sadismo di Stato. L’espressione giusta è questa: sadismo di Stato, voglia di vendetta. Non c’è nessun’altra spiegazione possibile.
Vedete, a me viene da ridere quando si discute e si stigmatizza il linguaggio dell’odio. I social, le scritte sui muri, magari i cortei. Qui non c’è un linguaggio dell’odio: c’è una precisa strategia che è la strategia del governo.
Odio: odio contro i migranti e contro chi cerca di soccorrerli. Odio per i profughi, per i naufraghi, per gli africani soprattutto. Va bene, va bene, non chiamiamolo razzismo, sennò poi dicono che siamo ideologici.
Possiamo usare il linguaggio che usano gli americani? “Hate crimes”, dicono negli Stati Uniti: crimini dell’odio. Beh, mi pare che sia un’espressione che rende bene.
Ora la Sea Watch sta navigando. Mentre i quattro sbarcati a Lampedusa hanno raccontato a un deputato del Pd di avere passato dei mesi in un campo di detenzione in Libia, dove venivano torturati.
A noi frega niente di questo? Ci interessa il fatto che la Corte di Cassazione italiana abbia stabilito che la Libia non è un luogo sicuro e abbia di fatto sconfessato i protocolli firmati dai governi italiani in questi anni?
Alla maggioranza di governo interessa poco assai. I partiti dell’opposizione questa volta si sono indignati. Per fortuna. Alessandro Alfieri, deputato del Pd, ha presentato una interrogazione e ha chiesto al governo di venire subito a riferire alla Camera.
Peppe De Cristofaro, di Avs (sinistra) e Riccardo Magi (segretario di più Europa) hanno rilasciato dichiarazioni durissime. “Li avevano chiamati da ore – ha detto Magi – ma quando i soccorsi sono arrivati non c’era più niente da fare. E ora arriva la notizia che la nave umanitaria dovrà viaggiare per quattro giorni verso Ravenna con il cadavere a bordo e senza cella frigorifera. È il punto più basso raggiunto dalla disumanità di Meloni e Piantedosi”.
Il sindaco di Ravenna Michele de Pascale ha detto che la città è pronta ad accogliere i profughi “che si scontrano con le scelte politiche disumane e con i rimpalli di responsabilità che ricadono sulle vite di donne, ragazzi e bambini”.
È bello sapere che esiste, sì, il sadismo di Stato, ma tra i nostri amministratori ci sono anche persone intelligenti, sensibili, capaci di sentimenti umani e di ragionevolezza.