La punizione
Sea Watch in fermo amministrativo, oltraggio italiano alla Ong: colpevole di mancato coordinamento con i torturatori libici
Non c’è pace per la Sea Watch 5. La nave della Ong tedesca, sbarcata giovedì nel porto siciliano di Pozzallo trasportando 56 migranti salvanti in una operazione nel Mediterraneo, ma anche il cadavere di un 17enne, è stata sottoposta a fermo amministrativo dalle autorità italiane per venti giorni.
Un provvedimento scattato per aver violato le disposizioni del centro coordinamento salvataggi in mare di Roma che, a quanto pare, aveva comunicato all’equipaggio di rivolgersi per il soccorso al centro di coordinamento della Libia.
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La Cassazione e la Libia “porto non sicuro”
Una vicenda senza senso e che si presta probabilmente a una battaglia giudiziaria. Una recente sentenza della Cassazione ha infatti ribadito quello che esperto in tema di migrazione e Ong ribadiscono ormai da anni: la Libia non può essere considerato un “porto sicuro” e dunque non può essere indicata come meta per far sbarcare i migranti soccorsi in mare.
Lo sottolinea la stessa Ong tedesca, attaccando duramente la decisione delle autorità italiane di disporre il fermo amministrativo: “Dopo il dramma, la beffa: le autorità italiane hanno notificato alla Sea-Watch 5 un oltraggioso fermo amministrativo che bloccherà la nave in porto per venti giorni. Siamo al lavoro per contestare la misura nelle opportune sedi legali: basta con gli ostacoli a chi salva vite in mare”, si legge in una nota dell’organizzazione non governativa.
Sea-Watch 5 è stata fermata per 20 giorni con motivazioni false. Le autorità usano ogni pretesto per toglierci di mezzo.
Il nostro comunicato e la ricostruzione dei fatti 👉 https://t.co/ZO7BXsF27l pic.twitter.com/htKBkoKX8l
— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) March 9, 2024
L’odissea della Sea Watch 5
La Sea Watch 5 era già stata protagonista nei giorni scorsi di una vicenda dai contorni incredibili. Nell’operazione di salvataggio dei 56 migranti i membri dell’equipaggio avevano recuperato anche il corpo senza vita di un 17enne: nonostante le circostanze di chiara emergenza a bordo, da Roma era arrivata l’indicazione di sbarcare a Ravenna, un porto distante quattro giorni di navigazione che sarebbe stata una ulteriore penitenza per i 56 migranti a bordo, oltre alla questione non da poco di avere un cadavere sull’imbarcazione priva di cella frigorifera.
Dopo non poche polemiche con le autorità italiane, giovedì sera la nave aveva potuto approdare nel porto di Pozzallo. Qui è stata disposta disposta l’autopsia sul corpo del giovane 17enne mentre gli altri superstiti sono stati ospitati nell’hotspot del porto siciliano.