Il regista britannico
Jonathan Glazer, vincitore dell’Oscar per “La zona d’interesse”: “Da ebreo rifiuto l’occupazione di Gaza”
Il discorso del regista vincitore della statuetta: "Siamo qui come uomini che rifiutano che il loro essere ebrei e l'Olocausto vengano deviati da un'occupazione che ha portato al conflitto così tante persone innocenti"
Cinema - di Redazione Web
Jonathan Glazer, nel momento della premiazione agli Oscar per il suo film La zona d’interesse ambientato durante la Shoah, ha ricordato come si tratti di un film che pur parlando del passato, parla al presente: e in particolare alla guerra in corso in Medio Oriente, scatenata dagli attentati di Hamas nel sud di Israele e continuata con l’assedio via terra e via aria della Striscia da parte dello Stato ebraico. E pensare che proprio la vittoria di un regista ebreo aveva fatto discutere, anche in Italia, perfino prima che il film venisse premiato. A Hollywood, nei pressi del Dolby Theatre, si è tenuta una manifestazione di un migliaio di manifestanti contro la guerra a Gaza. “Free Palestine!“, uno degli slogan ripetuti e gridati ad alta voce. “Mentre guardate, lì piovono le bombe”.
La zona d’interesse è liberamente ispirato al romanzo di Martin Amis. Racconta di una famiglia normale che vive in una casetta con piscina, che fa gite in barca e lavoro d’ufficio, che intrattiene rapporti con gli amici e che passa le domeniche al fiume. La famiglia è quella di Rudolf Höss, comandante del campo di concentramento nazista in Polonia Auschwitz, e la casetta si trova proprio nei pressi del campo di concentramento. Il film era stato premiato con il Gran Prix speciale della giuria al Festival di Cannes. Per Steven Spielberg è il miglior film sull’Olocausto dai tempi di La lista di Schindler, diretto dallo stesso Spielberg. All’inizio il film fu rifiutato da due editori per il suo taglio satirico. Amis non lesse la sceneggiatura, morì due giorni prima della proiezione a Cannes.
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Chi è Jonathan Glazer
Jonathan Glazer è nato a Londra, ha 59 anni. È al suo quarto film. Ha curato videoclip musicali per musicisti come Massive Attack e Radiohead. L’ultimo suo film era stato Under the Skin, con Scarlett Johansson, uscito nel 2013. Ci ha messo nove anni per realizzare questo film, che ha vinto una seconda statuetta per il miglior sonoro. “L’ho costruito con la lente del nostro mondo. Non dobbiamo sentirci al sicuro – ha detto in un’intervista a Il Corriere della Sera – , l’orrore può ripetersi, infatti è presente nel nostro mondo. Il male, come ha detto Hannah Arendt, nasce dall’incapacità di pensare. La sfida era di mantenere autenticità, coniugare la verità e la contemporaneità. Questa storia ci riguarda, la cosa che più spaventa è che potremmo essere come quei due. La possibilità che persone normali diventino mostri è nella natura umana. Volevo che le nuove generazioni scoprissero l’Olocausto attraverso un film, che pone domande sul nostro rapporto con la violenza sistematica, l’oppressione e l’ingiustizia”.
Il discorso di Glazer agli Oscar
“Il mio film mostra a cosa può portare questa disumanizzazione, un film fatto per il presente”, ha detto Glazer ritirando la statuetta a Los Angeles. Secondo i dati del ministero della Sanità di Hamas sarebbero oltre 30mila le vittime dall’inizio delle operazioni di Israele – il massacro in corso è di dimensioni enormi anche se questi dati non possono essere verificati. “Siamo qui come uomini che rifiutano che il loro essere ebrei e l’Olocausto vengano deviati da un’occupazione che ha portato al conflitto così tante persone innocenti. Le vittime del 7 ottobre in Israele o degli attacchi in corso a Gaza sono le vittime di questa deumanizzazione. Come possiamo resistere?”.
Le polemiche per la vittoria di “La zona d’interesse”
La zona d’interesse era candidato nella cinquina per il miglior film internazionale, la stessa categoria in cui correva Io capitano di Matteo Garrone. Il primo a finire nella polemica era stato Massimo Ceccherini che nell’intervista a Da noi a ruota libera, su Rai1, aveva dichiarato che Io capitano non avrebbe vinto perché avrebbero vinto gli “ebrei“, perché “vincono sempre loro”. Ceccherini, co-sceneggiatore di Io Capitano, si era scusato all’ANSA: “Mi scuso se qualcuno si è offeso, non era mia intenzione offendere nessuno”.
“Intano ieri stavo leggermente scherzando. Ma mi sono espresso male: mi riferivo ai film che parlano degli ebrei e volevo dire che non è la prima volta che vincono agli Oscar. Io stesso avevo fatto una scommessina sul successo di Io Capitano, ma sapevo bene che l’altro film era favoritissimo, anche perché la sua quota per i bookmaker era bassissima. Quando ho detto ‘vincono sempre loro’ stavo parlando dei film che parlano del tema. L’ho detto spontaneamente, spiegandomi male”, ha aggiunto. La più grande lavata di testa me l’ha fatta mia moglie: se non riesci a esprimerti, meglio se stai zitto, mi ha detto”.
Altra polemica si è aperta intorno alle parole – almeno così sono state interpretate – di Sabrina Ferilli che in una storia su Instagram aveva dichiarato: “Se dovesse vincere l’Oscar La zona d’interesse so perché vincerebbe, non certo perché è un film migliore di Io Capitano. Io tifo Italia. Tifo Garrone”.