Il trend dei dem

Elezioni Abruzzo, il Pd raddoppia ma è tradito dal M5S

Il Nazareno passa dall’11% della tornata precedente a quasi il 22. “Abbiamo riaperto la partita”, dice Schlein. Che paga il crollo (7%) degli alleati

Politica - di David Romoli - 12 Marzo 2024

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Elezioni Abruzzo, il Pd raddoppia ma è tradito dal M5S

Una delle massime più abusate e più bugiarde della politica recita: “Quando si vince si vince insieme e quando si perde si perde insieme”. A volte è vero, spesso no.

Le elezioni in Abruzzo registrano un quadro opposto: gli sconfitti non hanno affatto perso insieme. Al Pd le cose non sono andate affatto male e una certa soddisfazione, anche al netto della retorica abituale, trapela infatti dalle parole di Elly Schlein.

Non che alla segretaria del Pd non bruci una sconfitta che smentisce il tam tam delle ultime settimane sul vento cambiato e quasi derubrica a incidente minore la vittoria di misura in Sardegna.

Ma quando dichiara di aver “riaperto una partita che sembrava già chiusa” la leader del Pd non mente e del resto le percentuali che snocciola sono indiscutibili: “Abbiamo quasi raddoppiato i consensi rispetto all’11% delle precedenti regionali e cresciamo di quasi 4 punti anche rispetto alle politiche del 2022. Continueremo a seminare”.

Per Elly è motivo di soddisfazione in più sapere di aver tirato personalmente la volata. Non a caso a risultati ancora caldissimi sono riprese le pressioni dei suoi perché si candidi alle europee e avranno quasi certamente successo perché la segretaria ha dimostrato nei fatti di poter portare in dote una messe di voti.

Per Giuseppe Conte il bilancio è opposto. Il calo drastico rispetto alle regionali del 2019 era fisiologico ma 11 punti percentuali in meno rispetto alle politiche 2022, sino ad attestarsi su un deludentissimo 7%, sono un colpo molto duro.

Reso ancor più letale dall’impegno strenuo del leader in persona nella campagna elettorale. L’avvocato, a differenza di Schlein, ha chiamato Marsilio per congratularsi e ha riconosciuto che gli abruzzesi hanno dato “un segnale chiaro”.

Non prova a nascondere l’insuccesso: “Registriamo il risultato modesto del M5s che ci spinge a lavorare con più forza nel nostro progetto di radicamento nei territori”. L’obiettivo dichiarato è riportare al voto gli astenuti, partendo ovviamente dalla Sardegna, il “segnale da cui ripartire”.

Il coordinatore del Movimento in Abruzzo Castaldi si è subito dimesso ma a uscire smantellato dalle urne non è solo il radicamento territoriale dei 5S, rivelatosi inesistente, ma l’intera strategia del leader.

Se la disparità di forze indicata dal voto di domenica sarà confermata dalle prossime prove e in particolare dalle europee, Conte si troverà confinato nell’asfittico perimetro della forza minore, del “cespuglio”, come si diceva ai tempi dei Ds-Quercia.

È l’opposto esatto della situazione a cui l’ex premier ha mirato instancabilmente dalle elezioni del 2022 in poi: quella nella quale due forze sostanzialmente pari o quasi pari poteva concorrere sia per l’indirizzo politico sia per la leadership personale della coalizione.

Quel progetto non solo non ha pagato il Movimento ma risulterebbe improponibile, anzi inimmaginabile ove i rapporti di forza dell’Abruzzo uscissero sostanzialmente confermati dalle prossime prove.

Ma Conte, a differenza di Avs, non può accontentarsi di un ruolo minore, che nel caso del Movimento, sarebbe inevitabilmente ancillare e destinerebbe i 5S a una piuttosto rapida eutanasia.

Inoltre è consapevole di quanto abbia giocato a suo sfavore la strategia della premier, che preferisce di gran lunga trovarsi alle prese con Elly, come rivale diretta, piuttosto che con lui.

Non significa che Conte intenda ostacolare l’alleanza in Basilicata, la prossima regione al voto, che è invece probabile a differenza che in Piemonte dove resta quasi impossibile.

Ma di certo nei prossimi mesi troverà modo per bersagliare il Pd molto più di quanto non abbia fatto sinora e per imporre la sua presenza in ogni modo.

Per impedire che s’imponga definitivamente la dialettica a due Meloni-Schlein ma anche per puntare sulla propria visibilità e sul proprio ancora molto alto indice di popolarità per proporsi come candidato premier, quando si arriverà alle politiche, al posto di Elly.

12 Marzo 2024

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