Il dramma dei suicidi
La denuncia di Antigone: “Sovraffollamento e sofferenza in aumento col ddl sicurezza”
Patrizio Gonnella, Presidente di Antigone: "Chiediamo ancora una volta che Governo e Parlamento aprano una discussione pubblica sul tema carceri"
“Tre detenuti che si suicidano in un giorno segnano il fallimento delle istituzioni. Una tragedia che ci dovrebbe far fermare tutti e programmare azioni e politiche di segno opposto a quelle in discussione. Fermatevi con il ddl sicurezza e approvate norme di umanità”, così il Presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, ieri ha commentato gli ultimi tre suicidi dietro le sbarre avvenuti martedì a distanza di poche ore.
Il primo, sul quale – precisa Antigone – si attendono conferme, riguarda il trapper Jordan Jeffrey Baby ed è avvenuto nel carcere di Pavia.
Il secondo, poche ore dopo, nel carcere di Teramo, dove un ragazzo di venti anni si è tolto la vita nel giorno del suo compleanno. Mentre, sempre lo stesso giorno, si era tolto la vita nel carcere di Secondigliano una persona di 33 anni. Il totale nel 2024 è di 23 suicidi, uno ogni 3 giorni.
“Ogni suicidio è un atto a sé – sottolinea Gonnella – ma, quando sono così tanti, evidenziano un problema sistemico. Il sovraffollamento trasforma le persone in numeri di matricola, opachi agli operatori.
Vanno prese misure dirette a ridurre drasticamente i numeri della popolazione detenuta. Il ddl sulla sicurezza in discussione va nella direzione opposta e potrebbe costituire una esplosione di numeri e sofferenze. Le misure che da tempo sollecitiamo non sono mai state approvate. Una telefonata salva la vita, abbiamo sempre ricordato.
Facciamo sì che i detenuti comuni possano chiamare quotidianamente i propri cari e non una telefonata a settimana. Se quei ragazzi che hanno perso la vita avessero potuto farlo, specialmente in momenti di profonda depressione possono essere la via di salvezza. Per questo chiediamo ancora una volta che Governo e Parlamento aprano una discussione pubblica sul tema carceri.
Chiediamo a tutti i parlamentari di visitare le sezioni più affollate degli istituti di pena e quelle dove si vive peggio, come il settimo reparto di Regina Coeli. Lanciamo anche un allarme sul nuovo reato di rivolta penitenziaria, previsto nel ddl sicurezza che andrà a punire persino la resistenza passiva dei detenuti con tanti anni di carcere.
La disobbedienza nonviolenta gandhiana è trattata come un crimine. Il rischio – denuncia il presidente di Antigone – è che aumentino ancora atti di autolesionismo, tentativi di suicidio e suicidi.
Per questo auspichiamo che questo provvedimento venga presto ritirato e che si approvino norme nel segno della modernizzazione, umanizzazione, deflazione. Siamo pronti a discuterne con chi vuole ascoltare il nostro parere e le nostre proposte”.