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Chi sono i candidati “avversari” di Putin alle elezioni russe: la vera sfida per lo Zar è l’astensionismo

I tre avversari di Putin, da sinistra a destra: Kharitonov, Davankov 
e Slutsky

I tre avversari di Putin, da sinistra a destra: Kharitonov, Davankov e Slutsky

Tempo di elezioni in Russia. Da oggi, 15 marzo, a domenica 17, in Russia e nelle regioni ucraine illegalmente annesse dal regime di Mosca, i circa 112 milioni di cittadini che hanno diritto di voto saranno chiamati alle urne per le prime presidenziali dall’inizio dell’invasione delle truppe del Cremlino in Ucraina.

Elezioni che, come ovvio, non avranno nulla di legale. Il regime autoritario di Vladimir Putin di fatto non consente alcuna opposizione interna e dal 2000 ad oggi, da quando Putin per la prima volta si è insediato al Cremlino senza mai più lasciarlo (salvo la breve parentesi tra 2008 e 2012 in cui fu premier sotto la presidenza del suo delfino Dmitry Medvedev), ha silenziato tutti i suoi oppositori interni, a partire dalla recente morte di Alexei Navalny.

La protesta dei seguaci di Navalny

E a proposito di Navalny, è attesa a mezzogiorno in punto di domenica 17 marzo la protesta “chiamata” dalla vedova del dissidente russo morto in carcere. L’appello era partito nei giorni scorsi da Yulia Navalnaya che, con un video sui social, ha invitato tutti coloro che si oppongono al regime di Putin a partecipare a una protesta non violenta e simbolica, il “mezzogiorno contro Putin”.

L’opposizione proverà infatti a “contarsi” con un gesto eclatante. “È necessario recarsi al seggio elettorale lo stesso giorno e alla stessa ora, a mezzogiorno del 17 marzo”, ultimo giorno delle presidenziali, l’invito di Navalnaya. Un’iniziativa di cui aveva già parlato lo stesso Navalny prima di morire nel carcere al Polo Nord in cui era stato rinchiuso.

Chi sono i candidati “avversari” di Putin

L’iniziativa di protesta promossa dalla vedova di Navalny è d’altronde l’unica possibilità di mostrare un segnale di opposizione al regime di Putin. Nelle urne infatti i tre candidati in campo contro il presidente uscente, che cerca il quinto mandato (il terzo consecutivo) ci sono dei nomi “fantoccio”, tutti schierati a favore della guerra in Ucraina.

L’ultranazionalista Slutsky

Il 56enne Leonid Slutsky, leader del Partito ultranazionalista Liberal Democratico, è di fatto erede di Vladimir Zhirinovsky, fondatore del partito morto nell’aprile 2022 durante la pandemia di Covid-19. Vicepresidente della Duma di Stato, è un fiero sostenitore della “operazione militare speciale” in Ucraina, che ha descritto come “lotta geopolitica decisiva contro il nazismo, che deve essere vinta”. Slutsky era stato accusato nel 2018 di molestie sessuali da diverse giornaliste russe.

Il “volto nuovo” Davankov

Vladislav Davankov, 40 anni, è il volto nuovo e presunto “liberale” di queste elezioni presidenziali, ma anche in questo caso non è un vero avversario per Vladimir Putin. Proprio allo Zar deve la sua ascesa, iniziata nel 2018 quando venne nominato vicedirettore dell’organizzazione no-profit “Russia, il paese delle opportunità”, creata su iniziativa di Putin per promuovere diversi progetti nazionali. Cinque anni dopo si candidò alle elezioni del sindaco di Mosca, nelle quali ottenne il 5,34% dei voti.

Si definisce “difensore dei valori tradizionali” ed è stato promotore alla Duma di leggi come quella che vieta il cambio di sesso. Il 22 febbraio 2022, quando la Russia riconobbe l’indipendenza delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk, mossa che ha posto le basi per l’invasione 48 ore dopo, Davankov difese la scelta di Putin.

Il comunista Kharitonov

Il “grande vecchio” della politica, terzo candidato è il “comunista” 75enne Nikolai Kharitonov. Ex presidente di una sovkhoz nella Siberia occidentale, una azienda agricola statale sovietica, fu inizialmente un vero oppositore di Putin: si candidò contro di lui nel 2004 ottenendo il 13% dei voti, il peggior risultato ottenuto fino ad allora da un candidato comunista.

Anche lui sostiene la campagna militare in Ucraina e dichiara che l’unico modo per concluderla è con la “schiacciante sconfitta dell’Ucraina“. In politica interna, Kharitonov promette di abbassare l’età pensionabile, aumentare il salario minimo, ridurre le tasse e nazionalizzare gli asset stranieri, le principali banche e le aziende nei settori chiave dell’economia.