La Procura di Pavia ha aperto una indagine per omicidio colposo per la morte di Jordan Tinti, il trapper noto come Jordan Jeffrey Baby, trovato impiccato nella notte tra l’11 e il 12 marzo in una cella del carcere di Torre del Gallo.
L’apertura di un fascicolo sul decesso del 26enne trapper di Bernareggio, provincia di Monza, è necessaria per poter svolgere gli accertamenti di rito, tra cui l’autopsia che sarà effettuata probabilmente tra martedì e mercoledì prossimo. Il pm titolare dell’indagine, Alberto Palermo, ha già ascoltato come testi alcune persone, tra cui detenuti dell’istituto in cui Tinti era recluso.
Gli abusi e i maltrattamenti in carcere
Il trapper è stato trovato impiccato a una corda nella sua cella. Già due volte nel gennaio del 2023 Jordan aveva tentato il suicidio in carcere con la stessa modalità, sostenendo di aver subito maltrattamenti e abusi sessuali durante la sua detenzione nello stesso istituto di detenzione a Pavia, iniziata nell’agosto del 2022.
Per i maltrattamenti, scrive l’Ansa, è imputato Gianmarco Fagà, trapper noto come Traffik e come Jordan condannato in primo grado a Monza per rapina aggravata dall’odio razziale (accusa riqualificata in violenza privata in appello). Per Fagà oggi inizia di fatto il processo a Pavia e il padre di Jordan sarà parte civile.
Le anomalie nella morte di Jordan e il ritorno in carcere
Il padre di Jordan e l’avvocato Federico Edoardo Pisani chiedono “giustizia” e vogliono “sapere cosa è successo” perché, secondo il legale, ci sono “fondati dubbi che si sia trattato di un atto volontario, ci sono diverse anomalie“. Il legale depositerà a breve una querela chiedendo di indagare “ad ampio raggio” per verificare se si sia trattato “di un’istigazione al suicidio, di un omicidio colposo o in altra forma“.
Per il legale inoltre “bisogna chiedersi perché Jordan era ancora in carcere a Pavia“, dove era rientrato il 2 marzo dopo che il magistrato di sorveglianza aveva sospeso l’affidamento terapeutico provvisorio in una comunità dopo il ritrovamento nella sua stanza di uno smartphone e un pacchetto di sigarette e disponendo il nuovo ritorno in carcere a Pavia, dove il 26enne aveva già denunciato maltrattamenti e abusi sessuali.