L'accordo Ue-Cairo
Meloni e von der Leyen in Egitto, 7 miliardi al dittatore al-Sisi per fermare i migranti: silenzio su Regeni
In principio fu la Turchia nel 2015, foraggiata con miliardi di euro dall’Unione Europea per fermare i migranti che dal Paese comandato col pugno di ferro da Erdogan tentavano l’ingresso in Europa tramite la “rotta balcanica”. Poi la Tunisia nel 2023, accordo che ad oggi ha portato sostanzialmente risultati nulli: domenica la coppia Giorgia Meloni-Ursula von der Leyen ci riprova con l’Egitto.
L’accordo da 7 miliardi con l’Egitto per fermare i migranti
Al Paese guidato dal dittatore Abdel Fattah al-Sisi Bruxelles ha proposto un sostegno finanziario da 7,4 miliardi di euro, soldi da spalmare nel periodo 2024-2027. Denaro suddiviso così: cinque miliardi di prestiti agevolati che andranno a sostenere il disastrato bilancio del Paese, di cui uno già approvato e in arrivo. Quindi 1,8 miliardi per gli investimenti e 600 milioni a fondo perduto di cui 200 per l’immigrazione.
In cambio l’Europa chiede due cose al regime di al-Sisi: impegnarsi nel fermare gli sbarchi di migranti, sulla falsariga proprio del memorandum con la Tunisia, e di mediare con Hamas e Israele per trovare una soluzione diplomatica per la Striscia di Gaza.
Today we launch our Strategic and Comprehensive partnership with Egypt.
We will work together in six areas of mutual interest:
1. Political relations
2. Economic stability
3. Investments & Trade
4. Migration
5. Security
6. People and skills pic.twitter.com/lTf7Gcl4vk— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) March 17, 2024
Una situazione che per il governo del Cairo è particolarmente complicata: dal valico di Rafah “premono” sul confine egiziano oltre un milione di sfollati palestinesi, con al-Sisi che per ora si è opposto alla possibilità di ospitare nel suo Paese i civili di Gaza. Pesano le condizioni deficitarie dell’economia egiziana, con un debito estero arrivato a 160 miliardi e la sterlina egiziana che ha dimezzato il suo valore, oltre ai nove milioni di migranti che l’Egitto ospita già oggi.
Assieme a von der Leyen e Meloni, con la prima che da candidata per un bis da presidente della Commissione europea è da mesi in una fase di “corteggiamento” dei voti dell’estrema destra, c’erano anche il premier belga Alexander De Croo, presidente di turno Ue, quello greco Kyriakos Mitsotakis, il cancelliere austriaco Karl Nehammer e il presidente cipriota Nikos Christodoulidis.
L’accordo italiano che dimentica Giulio Regeni
Nella dichiarazione congiunta finale l’Europa riconosce all’Egitto “un ruolo strategico e vitale”, con entrambe le parti che “continueranno a portare avanti i propri impegni volti a promuovere ulteriormente la democrazia, le libertà fondamentali, i diritti umani, l’uguaglianza di genere e le pari opportunità, come concordato nelle priorità del partenariato”.
Parole che suonano paradossali, se non offensive. È ben noto che al-Sisi, salito al potere nel 2013 dopo un colpo di stato militare, guida un governo autoritario in cui non esistono le libertà minime. Ancora più imbarazzante è la posizione italiana, che da anni ha relazione diplomatiche complicate e ambigue col Cairo a seguito dell’omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso nel 2016 in Egitto. Per la morte di Giulio sono a processo a Roma quattro agenti della National Security egiziana. Il regime di al-Sisi ha più volte tentato di rallentare o fermare le indagini sulla morte di Regeni, arrivando a non fornire il domicilio degli imputati per impedirne la notifica e non far svolgere il processo in Italia.
Questione che Meloni ha trattato con queste parole ai giornalisti italiani che hanno seguito la missione diplomatica: “Affronto tendenzialmente sempre la questione — spiega la premer— dopodiché c’è un processo in Italia. Il lavoro che stiamo facendo non cambia la nostra posizione, vediamo… C’è un procedimento che deve andare avanti, cercheremo di ottenere qualcosa in più“.