In Basilicata è tutti contro tutti, o quasi. Dopo che il “campo largo” in versione abruzzese è affondato per le profonde spaccatura e la battaglia dei veti tra Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e centristi, divisi sul nome da presentare alle urne per sfidare il centrodestra di Vito Bardi, spaccatura che ha portato gli ex “terzopolisti” di Azione e Italia Viva a fare il salto a destra e supportare proprio il governatore uscente, ora un nuovo psicodramma, anche familiare, lo si vive proprio nel partito di Carlo Calenda.
I fratelli Pittella separati alle urne
Se Marcello Pittella, uomo forte di Azione in Basilicata e “custode” di un importante bacino elettorale che farà comodo a Bardi per riconfermarsi alla guida della Regione, ha sposato la scelta di virare a destra da ex presidente lucano per il centrosinistra, lo stesso non si può dire per il fratello Gianni.
Nella famiglia politica più influente della Basilicata è nata infatti una spaccatura clamorosa: l’ex eurodeputato del Pd e vicepresidente del Parlamento Ue, oggi sindaco del comune di Lauria, ha messo nero su bianco il suo “no” a qualsiasi ipotesi di appoggiare il centrodestra. “In verità pensavo fosse chiaro il mio pensiero e cioè che non mi riconosco nella scelta di Azione in Basilicata!“, le parole su Facebook di Gianni Pittella.
Lo scontro Azione-M5S
Sullo sfondo della partita lucana ci sono poi i rapporti al minimo storico tra Azione e Movimento 5 Stelle, che pure “turandosi il naso” si erano alleati in Abruzzo a sostegno di Luciano D’Amico, anche lì però in una situazione paradossale in cui da alleati per il governo regionale se le davano “di santa ragione” su tutto il resto nei temi di rilievo nazionale.
E la Basilicata è occasione per ritornare allo scontro, tra le accuse di Calenda di un “veto” pentastellato sul partito, e un Pd dunque schiacciato sulle posizioni di Conte, e quest’ultimo che rinfaccia all’ex eurodeputato e ministro le parole imbarazzanti di Giancarlo Pittella. “Sapete quando deportavano gli ebrei e dovevano portarli nelle camere a gas? Ecco, io per loro sono uno che deve morire”, aveva detto in un audio ai suoi l’ex governatore, un paragone indegno che aveva scatenato una bufera e le scuse dello stesso referente di Azione.
Conte però non ha lasciato correre sulla vicenda. “Pittella, che è di una famiglia che governa da 40 anni, in quell’audio non parla mai di progetti. Parla di pacchetti di voti che vengono spostati e di elettori trattati come merce”. Per poi provocare: “Caro Calenda, non era questa la politica che ti faceva orrore?”. Immediata la replica del leader di Azione: “La politica che mi fa orrore rimane sempre la stessa Giuseppe: i soldi buttati nel superbonus, il proputinismo, la promessa di sussidi. Ma ti riconosco di aver domato il Pd, obbligandolo ai tuoi veti”.