Altissima tensione sul Comune di Bari. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha annunciato la nomina di una commissione ministeriale per verificare l’ipotesi di scioglimento del Comune per presunte infiltrazioni mafiose. Un “atto di guerra” secondo il sindaco Antonio Decaro, esponente del Partito Democratico e Presidente dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani). Decaro aggiunge come nessun grande capoluogo di Regione sia stato mai sciolto. L'”atto gravissimo” arriva inoltre alla vigilia delle elezioni nel capoluogo pugliese, dove si voterà tra tre mesi. La commissione è stata nominata dal prefetto di Bari, Francesco Russo, su input del ministro.
La notizia arriva dopo l’arresto di 130 persone in un’inchiesta (“Codice Interno”) della Dda barese: le indagini avevano ipotizzato un presunto intreccio tra mafia e politica con scambio di voto alle Comunali del 2019. A lanciare la possibilità di sciogliere il Comune era stato per primo Maurizio Gasparri, attuale capogruppo di Forza Italia al Senato, che si era scagliato contro Decaro. Le operazioni avevano portato all’arresto in carcere dell’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri e della moglie ai domiciliari Maria Carmen Lorusso, ex consigliera eletta con il centro destra e passata in seguito alla maggioranza.
- Maria Carmen Lorusso e Giacomo Olivieri: la coppia ‘vip’ al centro dell’inchiesta sul Comune di Bari
- Il decreto Piantedosi e la guerra alle Ong: fermo amministrativo per la Sea Eye 4
- Studenti pestati a Pisa dalla polizia: cosa ha detto Piantedosi
- La “svista” di Piantedosi, per il ministro i Cpr non funzionano perché “vandalizzati dai migranti ospiti”
Il Viminale ha comunque diramato nella tarda serata di ieri un comunicato in cui si legge che l’accesso ispettivo “non è pregiudizialmente finalizzato allo scioglimento del Comune bensì ad un’approfondita verifica dell’attività amministrativa”. Decaro intanto ha ricevuto la solidarietà del centrosinistra: basita la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein. “Non si era mai visto ed è molto grave”.
Chi sono Maria Carmen Lorusso e Giacomo Olivieri
Lorusso era pronta a ricandidarsi. Era presente all’evento che si è tenuto il 25 febbraio, alla presenza anche di Decaro e di Emiliano, per la candidatura di Vito Leccese, uomo scelto dal Pd alle Primarie del centrosinistra. Si era candidata ed era stata eletta con oltre 900 voti nella lista Di Rella Sindaco, centrodestra, nel 2019. Era diventata leader del gruppo consigliare di Sud al Centro. Il marito ed ex consigliere regionale Giacomo Olivieri era stato eletto nel 2005 con Forza Italia e nel 2010 con Idv. È detenuto nel carcere di Brindisi.
Secondo le accuse avrebbe raccolto i voti della criminalità (nello specifico dei clan Parisi-Palermiti, Montani e Strisciuglio di Bari) a favore dell’elezione della moglie. Secondo gli inquirenti “ha iniziato, con dichiarazioni spontanee, a chiarire fatti e circostanze certamente utili per il prosieguo delle indagini preliminari”. La coppia era stata accusata durante il periodo covid di essersi spacciata per malato diabetico e per insegnante, con l’obiettivo di ricevere prima di tanti altri il vaccino anti Covid.
Il post del sindaco Decaro
“L’atto – come un meccanismo a orologeria – segue la richiesta di un gruppo di parlamentari di centrodestra pugliese, tra i quali due viceministri del Governo e si riferisce all’indagine per voto di scambio in cui sono stati arrestati tra gli altri l’avv. Giacomo Olivieri e la moglie, consigliera comunale eletta proprio nelle file di centrodestra”.
“Incuranti delle parole del Procuratore distrettuale antimafia che in conferenza stampa ha detto testualmente: ‘L’amministrazione comunale di Bari in questi anni ha saputo rispondere alla criminalità organizzata’, gli stessi soggetti che nel 2019 hanno portato in Consiglio Comunale due consiglieri arrestati per voto di scambio, ora spingono per lo scioglimento di un grande capoluogo di regione, evento mai successo in Italia, nemmeno ai tempi dell’inchiesta su Mafia Capitale. È un atto gravissimo, che mira a sabotare il corso regolare della vita democratica della città di Bari, proprio (guarda caso) alla vigilia delle elezioni. Elezioni che il centrodestra a Bari perde da vent’anni consecutivamente. Per le quali stenta a trovare un candidato e che stavolta vuole vincere truccando la partita”.
Decaro ha aggiunto di aver consegnato al Prefetto un dossier di 23 fascicoli e migliaia di pagine con tutte le attività contro la criminalità organizzata svolte dal Comune in questi anni. “È evidente, vista la rapidità con cui è giunta la notizia della nomina della Commissione, che nessuno si è curato di leggere quelle carte. Ha avuto dunque più valore la pressione politica del centrodestra barese che fatti, denunce, documenti, testimonianze. Si tratta di una vicenda vergognosa e gravissima, che va contro la città, contro i cittadini perbene, contro il sindaco. A questa aggressione io mi opporrò con tutto me stesso, come mi sono opposto ai mafiosi di questa città”.
Il comunicato del Viminale sullo scioglimento del Comune di Bari
“L’accesso ispettivo – recita il comunicato del ministero dell’Interno – si è reso necessario in esito ad un primo monitoraggio disposto dal Viminale circa i fatti emersi a seguito dell’indagine giudiziaria che ha portato a più di 100 arresti nel capoluogo pugliese e alla nomina, da parte del Tribunale, ai sensi dell’art. 34 del codice antimafia, di un amministratore giudiziario per l’azienda Mobilità e Trasporti, interamente partecipata dallo stesso Comune”.
Il Viminale ha precisato inoltre che “l’accesso ispettivo, disposto ai sensi di specifiche previsioni di legge, a Bari come in altri diversi enti locali per analoghe circostanze, non è pregiudizialmente finalizzato allo scioglimento del Comune bensì ad un’approfondita verifica dell’attività amministrativa, anche a tutela degli stessi amministratori locali che potranno offrire, in quella sede, ogni utile elemento di valutazione”.
La conferenza di Decaro: “Se ci sono sospetti sul Comune rinuncio alla scorta”
La tensione altissima tra Roma e Bari è continuata poi questa mattina, con la conferenza stampa convocata da Decaro per commentare l’arrivo di una Commissione d’accesso che dovrà verificare eventuali infiltrazioni della criminalità nell’amministrazione comunale e nelle aziende municipalizzate.
“Se c’è anche un solo sospetto di infiltrazione della criminalità nel comune di Bari io rinuncio alla scorta. Sono sotto scorta da nove anni, torno a vivere. Non posso essere sindaco antimafia e avere la commissione di accesso in Comune”, è stata l’accusa del sindaco e presidente dell’Anci in un clima tesissimo.
Visibilmente commosso, accolto da un lungo applauso dei presenti, tra cui anche cittadini, Decaro ha sottolineato di “avere paura per me e per la mia famiglia ma sono sindaco e non mi giro dall’altra parte”, facendo riferimento alle sue battaglie per la legalità per le quali ha ricevuto minacce ed è finito sotto scorta.
Quanto agli esponenti del clan Parisi, il sindaco ha detto di averli incontrati solo nelle aule di giustizia quando si è costituito contro di loro: “A Bari la mafia ci sta, ci sono 14 clan, ma li devi combattere e guardare in faccia“.