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Meloni abbraccia Salvini, sull’Ucraina “contano decisioni e voti” ma lo strappo su Putin resta: bagarre con Pd e M5S

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni con il ministro dei Trasporti Matteo Salvini (sx) e il ministro degli Esteri Antonio Tajani alla Camera dei deputati durante le comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo. Roma, Mercoledì, 20 marzo 2024 (Foto Roberto Monaldo / LaPresse)

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni con il ministro dei Trasporti Matteo Salvini (sx) e il ministro degli Esteri Antonio Tajani alla Camera dei deputati durante le comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo. Roma, Mercoledì, 20 marzo 2024 (Foto Roberto Monaldo / LaPresse)

Toni più duri, anche di scherno nei confronti delle opposizioni, ma senza riuscire nei fatti a coprire la fuga in avanti dell’alleato Matteo Salvini sulle elezioni in Russia “vinte” da Vladimir Putin. È una Giorgia Meloni all’attacco e connotata da una forte vena polemica quella che oggi ha parlato alla Camera nel dibattito sulle comunicazioni in vista del prossimo Consiglio europeo.

Il rapporto con Salvini e la questione ucraina

A 24 ore dal dibattito in Senato, in cui Salvini era stato assente, questa volta il vicepremier compare in Aula alla Camera. Ma appare solo una mossa in favore di telecamere: Giorgia e Matteo si lasciano andare anche ad un abbraccio dai banchi del governo, ma poi il segretario del Carroccio dopo dieci minuti scompare nuovamente.

Nel suo discorso però Meloni prova a tenere insieme i cocci di una maggioranza che sulla Russia nei voti in Aula è compatta, nelle dichiarazioni invece procede in ordine sparso, in particolare con Salvini e i suoi giudizi di “legittimità” del voto su Putin dello scorso weekend.

La premier così ha gioco facile a ricorda che “il governo italiano ha una posizione chiara” sul conflitto in Ucraina e sulla Russia e che “siamo riusciti a garantire la revisione del bilancio pluriennale che consente di sostenere l’Ucraina per i prossimi 4 anni”. Per Meloni “contano le decisioni e i voti”, dunque le sparate dello scomodo alleato lasciano il tempo che trovano.

L’attacco a Pd e 5 Stelle sulle armi a Kiev

La presidente del Consiglio passa poi al contrattacco contro Pd e Cinque Stelle. Da una parte evidenzia “la posizione molto chiara e cristallina del Movimento 5 Stelle” sulle armi a Kiev e sul conflitto in Ucraina, dall’altra parla di “ambiguità di che spiega a noi cosa dobbiamo fare e poi si astiene sull’invio delle armi all’Ucraina”.

Si tratta però di un attacco basato su falsità, come ricorda il deputato dem Federico Fornaro. Il Pd infatti “nei suoi atti e nelle risoluzioni che ha firmato, non si è mai astenuto sull’invio di armi all’Ucraina”: in effetti i Dem di Schlein nel gennaio scorso si astennero sulla risoluzione di maggioranza per l’invio di armi all’Ucraina, votando però una propria mozione in cui si faceva riferimento all’articolo 51 della Costituzione e al diritto alla difesa di Kiev.

L’attacco scomposto della premier genera un parapiglia in Aula con i rappresentanti delle opposizioni, con la premier che ancora una volta mostra il suo volto e il suo fare meno istituzionale: “Ragazzi vi vedo sempre un po’ nervosi…”, le sue parole di scherno, per poi osservare che “non vi sono particolarmente simpatica, questo mi è evidente”. Meloni poi che compie una mezza retromarcia: “Noi romani ogni tanto lo diciamo ‘ragazzi’… Vi chiedo scusa comunque. I romani ‘sono meglio di questo’? Certo, ma ogni tanto dicono ‘ragazzi’…”.

La posizione della premier su Gaza

Sulla guerra a Gaza, Meloni dice di puntare ad una linea comune al Consiglio europeo: “Siamo contrari ad una azione militare di terra a Rafah, vogliamo continuare a lavorare ad un prolungato cessate il fuoco. Temiamo un crescente isolamento di Israele. Anche nell’interesse di Israele occorre ribadire con chiarezza la nostra contrarietà a un’operazione militare di terra a Rafah che potrebbe avere effetti catastrofici. Mi dispiace, però, di non aver sentito alcun riferimento ai civili israeliani in diversi interventi che ci sono stati in aula“.

La premier parla poi di una Italia in cui vede “un’ondata di antisemitismo dilagante“, mentre sugli aiuti umanitari ribadisce che il governo è “contrario a restituire i fondi all’Unrwa ma questo non vuole dire che non stiamo facendo più di un’azione sul piano degli aiuti umanitari“.

Le repliche di Schlein e Conte

Dai toni piccati le repliche dei due leader di opposizioni, Elly Schlein e Giuseppe Conte. La segreteria Pd ha ricordato il tweet del 2018 in cui Meloni si complimentava con Putin per la sua rielezione, anche in quel caso in un voto-farsa come quello del weekend appena trascorso.

“Ce ne ha messo un po’ di tempo a capire che Putin non è un fiero democratico e per questo la ringraziamo”, ha aggiunto ironicamente Schlein, che quindi si è lanciato in un secondo appello alla premier, quello a cambiare idea sul premierato. “Non vada avanti su una riforma che toglie i poteri al Presidente della Repubblica, si fermi, cambi idea anche qui. Cambi idea anche sul progetto scellerato della Lega di autonomia differenziata. Non si è mai vista un’autoproclamatasi patriota che spacca l’Italia penalizzando le regioni del Sud”, le parole della leader Pd. Quindi tornando sulla recente visita in Egitto, Paese che riceverà oltre 7 miliardi di euro dall’Europa per bloccare i migranti, Schlein ha chiesto alla premier di “pretendere da al-Sisi gli indirizzi dei 4 assassini che hanno ucciso un ricercatore italiano, un ricercatore europeo, questo dovrebbe chiedere ad al Sisi”.

Durissimo anche l’intervento di Conte. Il leader 5 Stelle ha ricordato il vertice di Parigi tra Francia, Germania e Polonia sull’Ucraina e di come la premier “non è stata invitata, ne è venuta a conoscenza dalla conferenza stampa. I formati vengono decisi sulla base di chi invitare e chi è considerato irrilevante“.

Sempre sul conflitto in Ucraina l’ex premier ha chiesto a Meloni di “tirare fuori il coraggio, elabori un piano di pace per evitare la terza guerra mondiale. Lei oggi si presenta senza soluzioni, non vuole inviare le truppe in Ucraina, non vuole trattare con Putin, non vuole partecipare a un tavolo di pace, ha messo l’Italia in un vicolo cieco. Negoziare le migliori condizioni per l’Ucraina è l’unico modo per evitare la terza guerra mondiale”.

Nell’intervento di Conte anche un passaggio sulle parole riferite martedì al Senato da Roberto Menia, di Fratelli d’Italia, che aveva accusato Emmanuel Macron di essere “femmineo”: “Si rende conto che un senatore del suo partito si è permesso di fare una battuta omofoba su Macron? Ma cos’è un copione comico? Lei è la presidente del Consiglio e non un capocomico”.