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Napoli Ferrovia di Ermanno Rea: la storia del libro ispirato alla vita del fotoreporter Mexico-Caracas

FOTO DI ROSSELLA GRASSO

FOTO DI ROSSELLA GRASSO

Ermanno Rea riscoprì Napoli, la sua Napoli dov’era nato e cresciuto prima di trasferirsi a Roma, grazie a Mexico, ribattezzato anche Caracas. Una sorta di Virgilio con il coltello a serramanico in tasca, ex naziskin in procinto di convertirsi all’islam. Napoli Ferrovia, un’opera ibrida tra romanzo, diario, reportage, venne pubblicato la prima volta nel 2007 per Rizzoli. Sfiorò la vittoria del Premio Strega nell’edizione del 2008, vinto da Paolo Giordano. Da quell’opera è stato tratto il film Caracas, diretto dal regista e attore Marco D’Amore, interpretato da Toni Servillo e Lina Camélia Lumbroso.

Chi è Mexico-Caracas

Abdullah Ferdinando Ottaviano Quintavalle chiamato Mexico fu ribattezzato Caracas proprio per il libro. A Napoli Ferrovia era arrivato le prime volte per fotografare l’umanità di quella piazza. Ha fatto il fotografo e il grafico per una vita, ha vissuto in Egitto nel periodo della Rivoluzione. Quando si è convertito ha scelto il nome di Abdullah, “servo di dio”. Rea era nato in piazza Principe Umberto, proprio in quella zona. Mexico non ha apprezzato il film di Marco D’Amore: del perché non gli sia piaciuto ne aveva parlato in un lungo articolo pubblicato su L’Unità. Napoli Ferrovia nacque tramite Tullio Pironti, l’iconico editore boxeur che con la sua casa editrice soffiò diversi capolavori di letteratura italiana e internazionale alle grandi case editrice del nord. Editor dell’opera fu Marco Ottaiano, professore di spagnolo, letteratura e traduzione dell’Università Orientale.

La storia di “Napoli Ferrovia”

“Questo libro è nato a tavola, al Leon d’Oro a Piazza Dante – ricorda Ottaiano – eravamo io, c’era Tullio Pironti, c’era Ermanno Rea, e c’era Mexico di lì a poco Abdullah. Rea voleva scrivere un libro che avesse al centro lo scrittore Luigi Incoronato, morto suicida in povertà, appartenente a quella generazione dei grandi scrittori napoletani nati intorno agli anni ’20. La Capria, Compagnone, Pomilio, Prisco. Una generazione subito precedente rispetto a quella di Ermanno Rea. Mexico era inizialmente soltanto colui che doveva portare Ermanno a visitare Scala a San Potito, il luogo dove viveva Incoronato”.

“A un certo punto, a tavola, Pironti disse queste parole: Ermanno ma che devi fare con Incoronato, sai di quanti scrittori suicidi si è già parlato? Perché non ti fai raccontare la vita di Mexico, la sua vita è molto più interessante. A partire da quel momento nacque realmente il libro che diventò Napoli Ferrovia. Il titolo iniziale era Cronache di una storia d’amore. Rea si era già riavvicinato a Napoli con due romanzi precedenti: Mistero Napoletano e La dismissione. Ma Napoli Ferrovia riguardava la riappropriazione della sua strada. Era nato in piazza Principe Umberto, il padre aveva una bottega a Piazza Mercato”.

Com’è nato “Nostalgia”

“Negli interventi minimi sul testo, minimi perché Rea era un grandissimo scrittore, quello più rilevante fu proprio la parte dedicata alla Sanità. C’era non soltanto un breve riferimento come nella versione definitiva, ma c’era un lunghissimo percorso, un romanzo nel romanzo che riguardava quel quartiere. Rea sentì la necessità di comprendere anche quello spazio, mi limitai a suggerirgli che forse quella ricerca meritava un romanzo a parte. Alla fine è stato così. Un importante numero di pagine venne espunto e divenne la base per Nostalgia, un romanzo successivo pubblicato postumo, diventato un bellissimo film di Mario Martone”.

Il Premio Strega sfiorato

“Nella versione iniziale del libro c’era un riferimento a un ipotetico cimitero degli scrittori: Rea raccontava come fosse emerso da parte di La Capria l’idea di fondare un cimitero degli scrittori napoletani, magari a Capri. Mi feci molto coraggio: gli dissi che quella parte non mi piaceva proprio. Come spesso capita con i grandi, ascoltano. Ho lavorato con tanti altri scrittori meno bravi di Ermanno Rea, spesso erano più cocciuti. Mi aveva scelto come editor per alcune caratteristiche giuste, secondo lui. Avevo 30 anni, l’età che aveva lui quando aveva lasciato Napoli. Venivo dalla periferia e non dalla città borghese, lavoravo per un editore che gli era amico. Forse gli ero risultato simpatico. Queste cene a piazza Dante mettevano insieme quattro generazioni di persone, Rea lo definiva il ‘nostro quartier generale’”.

Ottaiano racconta anche di come Rea non fosse soddisfatto completamente per l’opera: soprattutto per la rottura del rapporto con Mexico, di cui anche lo stesso Caracas ci aveva parlato. Sfiorò comunque il Premio Strega nel 2008. “Da favorito – racconta Ottaiano – il grande imprevisto fu La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano, Mondadori. Credo che Ermanno Rea ci contasse molto, sarebbe stato il giusto coronamento di una carriera. Accolse il risultato non grande signorilità: ‘L’università ha perso un ricercatore, ma la letteratura italiana ha guadagnato un nuovo scrittore, una nuova voce”. Napoli Ferrovia è stato ripubblicato da Feltrinelli in occasione dell’uscita del film di D’Amore.