Pubblichiamo amplissimi stralci del discorso tenuto dalla segretaria del Pd mercoledì scorso alla Camera.
Poche righe di un testo che non è mio: “Complimenti a Vladimir Putin per la sua quarta elezione a Presidente della Federazione Russa. La volontà del popolo in queste elezioni russe appare inequivocabile”.
Matteo Salvini? No, è stata proprio lei a dirlo, Presidente Meloni, nel 2018, all’indomani del quarto rinnovo del regime russo di Putin. Praticamente, sono le stesse parole ascoltate, qualche giorno fa, dal Vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, con la differenza – e meno male! – che la Presidente del Consiglio, nell’occasione del quinto incarico, non ha rinnovato le felicitazioni. Ce ne ha messo di tempo, ma mi pare che abbia capito che Putin non è un fi ero democratico, eletto attraverso libere elezioni.
Questo possiamo considerarlo un passo avanti per tutto il Paese e per questo ringraziamo la Presidente. Del resto, quel che resta della Giorgia Meloni di una volta è poco. I suoi elettori la ricorderanno quando scriveva un paio di tweet al giorno per spiegarci che avrebbe risolto il problema dei flussi migratori con il blocco navale, oppure per i video dal benzinaio contro le accise che doveva abolire.
La ricorderanno, accanita oppositrice dei poteri forti e dei grigi burocrati europei, scagliarsi contro l’euro, promettendo di riportarci fuori dall’euro. Non possiamo che dirci soddisfatti anche di questo cambiamento di faccia.
Oggi, al Governo, Meloni si vanta pubblicamente dei successi dell’Agenzia delle entrate nella lotta all’evasione fiscale. Solo che i miliardi recuperati nel 2023 – un record! – sono frutto di un’azione prolungata di potenziamento e, soprattutto, di digitalizzazione delle misure di contrasto all’evasione fiscale. Un’azione che viene da lontano e che è stata possibile grazie alle misure che Meloni, dall’opposizione, contestava.
Vi do una notizia: il record è stato possibile grazie all’unione delle banche dati digitali, che Giorgia Meloni definiva il Grande Fratello fiscale, prima di cambiare idea. Il record è stato possibile grazie all’obbligo di fatturazione elettronica, che ha dimezzato l’evasione IVA e che Giorgia Meloni definiva una follia da contrastare, prima di cambiare idea.
Il record è stato raggiunto dall’obbligo di trasmissione dei corrispettivi telematici a fine giornata, anche questo definito un errore, prima di cambiare idea. Il record è stato raggiunto grazie all’Agenzia delle entrate, la cui azione contro gli evasori non sembra abbia avuto parole di encomio da parte della Presidente del Consiglio, quando ha parlato di “pizzo di Stato”.
Questo governo ha fatto 18 condoni: uno al mese! E questo lancia un messaggio chiaro a chi fa il furbo. Fate pure, a scapito di contribuenti onesti, pensionati, lavoratori dipendenti, imprenditori, perché tanto poi ci penseremo noi…
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Ma non va biasimata la Presidente per questa sua mancanza di coerenza: ogni volta che cambia opinione fa fare un passo in avanti al suo partito e, ora che è al Governo, anche al Paese. Per questo, noi ci auguriamo che lei continui a farlo. Continui a cambiare opinione.
Lo faccia sul salario minimo, per dire che sotto i 9 euro non è lavoro, ma è sfruttamento e non può essere legale. Sembrava sulla giusta strada quando ci ha convocati nell’agosto scorso, ma poi, purtroppo, non ha ancora cambiato idea.
Noi non molleremo. Non molleremo per quelle centinaia di migliaia di persone che hanno firmato la nostra petizione allora e che, oggi, firmeranno una legge di iniziativa popolare. E vedremo se la maggioranza avrà il coraggio di fare, con quella legge firmata da migliaia e migliaia di persone, quello che ha fatto con la nostra proposta, che ha sostanzialmente svuotato, dando una delega in bianco al Governo che non parla di salario minimo.
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Sulla sanità lanciamo un appello: Presidente, cambi idea anche sui tagli fatti dal Governo, perché curarsi nel pubblico sta diventando sempre più difficile per chi non ha grandi disponibilità economiche, le liste di attesa si allungano, mancano medici e infermieri nei reparti.
Ci ripensi anche su questo, e finanzi con adeguate risorse la sanità pubblica e universalistica. Tolga quel tetto alle assunzioni che ha messo il Governo di cui faceva parte nel 2009 e cambi idea anche su “Opzione donna” per quel che riguarda le pensioni.
L’altra notte, tornando da Firenze, ho incontrato, in un autogrill, una donna che mi ha raccontato che le mancavano 10 mesi per andare in pensione con “Opzione donna”; adesso dovrà lavorare per altri 5 anni.
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Il Vice Premier ha dichiarato, tempo fa: “Cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin”. Io spero che si sia ravveduto, anche per non metterci più nell’imbarazzo di dover ascoltare simili castronerie.
Lancio un nuovo appello a Giorgia Meloni: cambi idea anche sul premierato, non vada avanti su una riforma che toglie potere ai cittadini, perché la democrazia non si risolve nell’acclamazione di un capo nel giorno del voto ogni 5 anni, si risolve nella capacità di influenzare, durante quei 5 anni, le scelte che fa questo Parlamento.
Cambi idea anche sul progetto scellerato della Lega, quello sull’autonomia differenziata. Non si è mai vista un’autoproclamata patriota che spacca l’Italia in due, penalizzando le regioni che fanno già più fatica.
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Ci sono questioni cruciali che agitano lo scenario internazionale: l’Ucraina, il Medio Oriente, le politiche di sicurezza e di difesa dell’Unione europea, questioni su cui il Partito Democratico ha sempre mantenuto – ci tengo a sottolinearlo – un atteggiamento coerente. Questo, al di là delle sue fake news – che abbiamo sentito anche prima in quest’Aula.
Noi abbiamo sempre affermato che, insieme ai nostri partner europei e internazionali, sia doveroso sostenere, con ogni forma di assistenza necessaria, il popolo ucraino ed aiutarlo a resistere a questa aggressione criminale.
Se non fosse accaduto, oggi staremmo commentando come Putin abbia riscritto i confini con l’uso della forza e dell’Esercito, contro ogni principio di diritto internazionale. Sia chiaro: sostenere l’Ucraina è giusto, ma siamo assolutamente contrari all’idea francese di mandare militari direttamente sul campo, sarebbe un errore fatale.
Da tempo, lungo questo solco, sosteniamo la necessità di un grande e incisivo sforzo diplomatico dell’Unione europea e del Governo italiano per isolare la Russia, per fermarne l’aggressione e aprire la strada a un negoziato, che dovrà avere come risultato una pace giusta e duratura per restituire agli ucraini pace e libertà.
Questo sforzo, però, devo dire, da parte del Governo non è stato sufficiente. Non è stato sufficiente neanche da parte dell’Unione europea, a cui chiediamo più sforzo diplomatico, più sforzo politico. E, se l’Europa fa fatica, è anche perché a frenarla ci sono forze di Governo come quella di Viktor Orbán, sodale di Putin, che minaccia veti e pone freni al supporto all’Ucraina.
Lo dico anche perché so che Giorgia Meloni sta per accoglierlo a braccia aperte nel gruppo dei Conservatori europei, quello che presiede, forse anche perché le sue braccia sono ben libere, a differenza di quelle di Ilaria Salis, che sono incatenate proprio in Ungheria.
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Sul Medio Oriente chiedo quali azioni concrete stia perseguendo il governo per onorare la richiesta che, grazie all’iniziativa del Partito Democratico, è stata avanzata da questo Parlamento perché ci sia un immediato cessate il fuoco umanitario per salvare gli ostaggi, liberarli, per portare tutti gli aiuti umanitari che sono bloccati.
La delegazione dei nostri parlamentari che si sono recati a Rafah ha contato 1.500 camion che sono fermi, alcuni da 40 giorni. Ha saputo, parlando con gli operatori sul campo, che oltre ai 30.000 morti che già ha fatto questo conflitto, ce ne potrebbero essere altri 85.000 per la carenza di cure.
Il Ministro Tajani aveva affermato che voleva che l’Italia diventasse l’hub degli aiuti umanitari, poi, però, nei fatti, il governo ha bloccato il contributo annuale all’Agenzia delle Nazioni Unite, l’UNRWA, quella per i rifugiati palestinesi, nel momento in cui l’Unione europea li ha ripristinati, anche alla luce delle indagini approfondite che l’ONU ha prontamente effettuato all’interno della sua Agenzia.
Quindi, domando: come pensate che possano arrivare a destinazione questi aiuti, se non attraverso le Agenzie internazionali che sono sul campo? E quali iniziative state prendendo, anche all’interno dell’Unione europea, per promuovere la de-escalation, per raggiungere una conferenza internazionale di pace che metta f ne a questo massacro di civili verso la soluzione politica dei “due popoli, due Stati”?
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Vorremmo che la presidente del Consiglio, quando discute con i partner internazionali, non dimentichi l’interesse nazionale e i diritti umani. Quando va in Egitto, anziché offrire risorse per bloccare le partenze in un Paese che non è sicuro per gli egiziani né per tutti gli altri, pretenda da al-Sisi gli indirizzi dei 4 imputati al processo per le torture e l’omicidio di Giulio Regeni, un ricercatore italiano, ricercatore europeo.
Questo è ciò che dovrebbe pretendere da al-Sisi. Vorremmo che ad Ursula von der Leyen chieda una missione europea di ricerca e soccorso in mare per salvare le vite nel Mediterraneo. E ai suoi alleati nazionalisti, come Orbán, dica una cosa semplice: che non si possono volere solo i benefici di far parte dell’Unione europea, se non si condividono le responsabilità che ne derivano. Aver rinunciato a lottare per il principio che chi entra in Italia entra in Europa e non può essere bloccato in Italia, non è una conquista dell’Italia: è una resa.