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Caso Bari, tutti si trasformano in grillini d’assalto: messo alla gogna il sindaco Decaro

Caso Bari, tutti si trasformano in grillini d’assalto: messo alla gogna il sindaco Decaro

E per fortuna che la voce della buonanima, dall’oltretomba, si era fatta sentire appena due giorni fa, richiamando il partito azzurro al rispetto della fede garantista. In Forza Italia l’unica che si adegua al dettato di Silvio Berlusconi, che forse all’inizio aveva abbracciato il garantismo per interessi personali ma alla fine ci credeva davvero, è Licia Ronzulli: “Sono metodi che non approvo. Questo Far West è sbagliato”.

Tutti gli altri si lanciano in una sgangherata corsa brandendo la foto che ritrae il sindaco di Bari Decaro in un selfie con due parenti, sorella e nipote del boss Capriati. È solo un classico selfie di quelli ai quali i politici si prestano su cortese richiesta centinaia di volte, le due donne sono estranee alle attività del clan, Decaro, in conferenza stampa, sostiene di non essere stato al corrente della loro identità al momento dello scatto ma per la destra, con Forza Italia in testa, non potrebbe esserci pistola più fumante. Maurizio Gasparri, forzista ma di cultura missina alle origini, ironizza: “Siamo solidali con Decaro. Anche Pinocchio era vittima di incomprensioni”.

La premier si preoccupa soprattutto di blindare il suo ministro che ha disposto l’ispezione, Piantedosi: “Le accuse contro di lui sono vergognose. Ha agito correttamente e non abbiamo fatto nessuna forzatura”.

Intanto la commissione d’accesso spedita da Piantedosi è arrivata a Bari, dove il sindaco assicura che viene accolta “a braccia aperte” e la destra si prepara a tornare alla carica martellando sulla necessità di commissariare il Comune e pertanto rinviare anche di un anno e mezzo le elezioni comunali fissate per il 9 giugno.

Prima e oltre che della foto, la destra si fa forte delle dichiarazioni a prima vista incaute, anzi incomprensibili, del governatore Emiliano. Sabato, nel corso della manifestazione di solidarietà con il sindaco alla quale hanno partecipato 10mila baresi e passa, ha raccontato di aver portato proprio lui l’attuale sindaco, allora assessore alla Mobilità, dalla sorella di Capriati, per raccomandarle la sicurezza dell’assessore, minacciato per aver chiuso al traffico Bari vecchia.

Decaro lo ha immediatamente smentito. Ieri Emiliano ha corretto: “Ci andai io di persona”, cioè senza Decaro. Il sindaco, in conferenza stampa, torna a smentire: “Non so cosa ricordi Emiliano ma io non ho incontrato la sorella di nessuno”.

Si fa sentire anche l’ex governatore Nichi Vendola: “Le parole di Emiliano sono state scomposte. La sua memoria è alterata e ha fatto un danno. Comunque quella foto è uno scatto grottesco che non dice nulla”.

L’autogol del governatore sembra in effetti clamoroso ma diventa forse un po’ meno inspiegabile se si tiene conto della comparsa subito dopo della foto, pubblicata immediatamente da due quotidiani della destra. È possibile, anzi probabile, che proprio il selfie in questione sia la chiave di volta della vicenda.

La scelta del ministro Piantedosi di inviare la commissione d’accesso a partire dall’arresto di una consigliera comunale eletta con la destra, anche se poi passata in maggioranza, e a fronte di dichiarazioni della procura che non solo scagionavano del tutto il sindaco ma ringraziavano l’amministrazione per l’appoggio prezioso nel contrasto alla criminalità organizzata era apparsa subito azzardata.

A maggior ragione dopo il corteo di esponenti pugliesi della destra che si era recato a chiedergli di inviare l’ispezione subito prima di chiedere in conferenza stampa l’intervento contro il comune. La foto, come conferma il chiasso con la quale è stata accolta dalla destra e della cui esistenza era probabilmente al corrente sempre che non siano stati i servizi stessi a diffonderla, gli avrebbe però fornito la necessaria pezza d’appoggio.

In questo caso la topica di Emiliano si spiegherebbe con la necessità di parare in anticipo il colpo del quale poteva certamente essere a propria volta al corrente. Insomma tutto sembra raccontare una trappola alla quale per una volta hanno messo mano tutti, politici, ministro, servizi e giornalisti, tranne la magistratura.

Il rumore rischia però di nascondere la realtà: foto o non foto il caso Bari non esiste. Quel selfie scattato nel corso della festa di San Nicola per le strade di Bari, di fronte al negozio della ormai famosa sorella, dimostra solo che il primo cittadino era disposto, come quasi tutti i sindaci a farsi immortalare con i passanti nel corso della manifestazioni pubbliche.

Il trasformismo della consigliera Lorusso e del di lei consorte ex consigliere regionale Olivieri è in effetti proverbiale: Olivieri, anche lui arrestato, ha cambiato fronte sette volte nel corso degli ultimi anni. Però non risulta alcun favoritismo del sindaco o dell’amministrazione nei confronti di Olivieri: risulta il contrario. E Decaro ha accompagnato di persona tre elettori a denunciare l’offerta di soldi in cambio del voto non contro di lui ma a suo favore.

Il vicecapogruppo di Forza Italia Nevi prova a coniugare la trappola e il garantismo: “La Procura dice che l’infiltrazione nella più grande municipalizzata della Puglia ha beneficiato di una tolleranza di fatto da parte dei suoi amministratori e così solleva una questione che giustifica la decisione di Piantedosi. Ma ciò non implica per noi che il sindaco sia coinvolto in attività illecite altrimenti cadremmo nella stessa furia giustizialista del Pd”. Un bell’esercizio di equilibrismo. Ma Berlusconi si rivolta nella tomba lo stesso.