L'attentato a Mosca
Chi sono i quattro arrestati per la strage di Mosca, reclutati con 5mila euro a testa per uccidere il più possibile
Quattro tagiki arrestati per la strage al Crocus City Hall nella capitale russa. In tre si sono dichiarati colpevoli. Ma le immagini delle torture durante gli interrogatori non bastano a convincere l’opinione pubblica sotto choc che la Russia non perdona. Bisogna mirare al bersaglio grosso e per Putin il bersaglio è l’Ucraina
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
La guerra all’Isis-K non può soddisfare il desiderio di vendetta dello “zar”. Lo smacco subito con la strage del Crocus City Hall (137 le vittime) non può essere lavato solo infierendo sui quattro terroristi tagiki arrestati ed esibiti in diretta televisiva. Tre di loro si sono dichiarati colpevoli, per tutti è stato disposto il carcere preventivo fino al 22 maggio.
Rischiano la pena massima dell’ergastolo. Orecchio mozzato e messo in bocca. Gambe spezzate e occhio cavato. Busta in testa per soffocamento. Calci in faccia con gli scarponi. L’altro ieri i canali Telegram filorussi pubblicavano foto di torture durante gli interrogatori da parte dei servizi di sicurezza.
In particolare, una foto mostra un uomo sdraiato sul pavimento con i pantaloni abbassati che sembra essere collegato con dei fili elettrici a «un dispositivo di comunicazione militare TA-57, che le forze di sicurezza utilizzano per torturare con scosse elettriche», scrive Meduza, secondo cui uno dei cavi «sembra essere collegato ai genitali».
La galleria degli orrori, delle torture di stato inflitte ai quattro attentatori non bastano per convincere una opinione pubblica sotto shock che quella russa è una potenza che non perdona. Bisogna mirare al bersaglio grosso. E per lo “zar”, appena rincoronato da un plebiscito-farsa, quel bersaglio è l’Ucraina.
«La Russia sta attaccando l’Ucraina con missili ipersonici. Forti esplosioni a Kiev»: è quanto ha scritto sul proprio account X l’ambasciatrice americana in Ucraina, Bridget Brink. I missili in questione viaggiano a cinque volte la velocità del suono, che nell’aria è di 331,2 metri al secondo, o 1.192 chilometri all’ora. La distanza aerea tra Mosca e Kiev è di circa 755 chilometri.
Sparare un missile ipersonico dalla capitale, alla velocità di 5.500 chilometri orari vuol dire poter colpire la capitale ucraina in appena circa 6 minuti dopo il lancio del missile. Il missile – rimarcano gli analisti militari risulta un’arma di per sé, poiché anche senza cariche esplosive è in grado di distruggere interi fabbricati con la sola forza cinetica, vale a dire per la sola velocità.
La forza di impatto è tale che anche un missile senza esplosivo, arrivando a oltre 6.000 Km/h, distrugge con la sola onda d’urto. «La Nato condanna fermamente gli ultimi attacchi della Russia contro civili, città e paesi ucraini, compresi quelli vicini al territorio alleato. In risposta alla guerra della Russia, la Nato ha significativamente migliorato la nostra posizione sul fianco orientale, anche con i jet alleati per proteggere i cieli polacchi. Continuiamo a valutare la nostra posizione e rimaniamo pronti a proteggere e difendere tutti gli alleati».
Lo riferisce a LaPresse un funzionario della Nato, interpellato sul rischio escalation dopo l’attentato di Mosca e la violazione da parte della Russia dello spazio aereo polacco. “I terroristi russi hanno lanciato missili balistici a Kiev. Sfortunatamente, le case di un tipico quartiere urbano sono state danneggiate”: lo afferma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un post su X.
“Al momento risultano ferite 5 persone. Le macerie vengono rimosse. Ribadiamo che l’Ucraina – afferma Zelensky – ha bisogno di più sistemi di difesa aerea, che garantiscano sicurezza alle nostre città e salvino vite umane. Tutti noi che rispettiamo e proteggiamo la vita dobbiamo porre fi ne a questo terrore”.
“Naturalmente siamo preoccupati per le indicazioni dei rappresentanti del regime di Mosca che cercano di creare un collegamento tra questo attentato e l’Ucraina, che ovviamente respingiamo in toto. Non ci sono indicazioni, non vi è alcuna prova che l’Ucraina sia in qualche modo collegata a questi attacchi. Invitiamo il governo russo a non utilizzare gli attacchi terroristici a Mosca come pretesto o motivazione per aumentare l’aggressione illegale contro l’Ucraina, né usarlo come pretesto per l’aumento delle repressioni interne”, afferma il portavoce per la politica estera dell’Ue Peter Stano nel briefing quotidiano con la stampa.
«Noi abbiamo detto che Putin non deve utilizzare l’attentato per alzare lo scontro e per colpire di più l’Ucraina. Lo ripeto, non abbiamo alcun indizio che ci sia l’Ucraina dietro l’attentato» a Mosca, ribadisce il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani parlando con i giornalisti a margine di un evento a Roma.
“Non c’è dubbio che il regime russo sfrutterà l’attuale opportunità per incitare e lanciare un attacco significativo contro l’Ucraina e i suoi oppositori in patria – dice a l’Unità una fonte diplomatica occidentale moto addentro alla realtà russa – Anche se Abu Bakr al-Baghdadi dovesse risorgere, rivelarsi a Putin in diretta sul Canale Uno russo e dichiarare di non avere alcun legame con l’Ucraina, l’America o Israele, il regime russo, incapace di ammettere errori e gaffe, deve accusare falsamente gli altri e mostrare ai suoi cittadini che è pronto a vendicarsi”.
Annota Pietro Batacchi, direttore di RID (Rivista Italiana Difesa), tra i più autorevoli italiani nel campo geomilitare: “La verità non esiste. O meglio, la verità è contenuta nelle immagini e nelle percezioni. Ed al Cremlino sono fenomenali nel manipolare immagini e percezioni per costruire operazioni d’influenza e narrazioni. Del resto, il Capo è cresciuto e si è fatto uomo nel KGB… Immediatamente dopo il gravissimo attentato al Crocus City Hall, la macchina da “guerra cognitiva” di Mosca si è mossa in moto.
Primo la galassia di blog e canali Telegram che seguono h24 la Guerra in Ucraina, poi l’arresto dei terroristi intenti ad attraversare (guarda caso) il confine ed a “rifugiarsi” in Ucraina, dove evidentemente i burattinai dello SBU (l’intelligence di Kiev, fi glia anche questa della casa madre del KGB) erano ad aspettarli.
Infine, il sigillo del Capo sull’ombra lunga dell’Ucraina dietro il massacro. Fertilizzato a dovere il terreno, ecco la Fase 2: il bombardamento di immagini dei terroristi arrestati – i loro corpi umiliati, le torture, in genere il messaggio a chiunque possa avere l’intenzione di imitare un domani le “gesta” degli attentatori del Crocus – combinato con l’azione di centinaia di bot (profili twitter falsi) pronti a diffondere la post-verità sulla responsabilità di Kiev dietro l’attacco a Mosca.
Una vera e propria onda il cui obbiettivo è creare, appunto, una post-verità, instillare dubbi, attivare i bias cognitivi, muovere i riflessi condizionati. In questo modo- conclude il direttore di RID – Mosca prepara il terreno per l’escalation in Ucraina”. E i missili ipersonici su Kiev ne sono l’avvisaglia.