La nuova udienza
Negati i domiciliari a Ilaria Salis, ancora in catene in tribunale: minacce dei neonazisti ad avvocati e amici
Esteri - di Carmine Di Niro
Ilaria Salis torna in aula di tribunale di Budapest e, come già accaduto nell’udienza del 29 gennaio che aveva finalmente posto all’attenzione dell’opinione pubblica italiana le sue condizioni di detenzione, lo fa ancora una volta con le manette ai polsi e ceppi alle caviglie, trascinata da un agente con un “guinzaglio”.
Così la 39enne docente milanese, attivista antifascista, è ricomparsa questa mattina in tribunale nella capitale ungherese per una nuova udienza a 13 mesi dall’arresto a Budapest con l’accusa di aver aggredito alcuni militanti neonazisti nel febbraio dello scorso anno.
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Ilaria Salis in manette in aula
L’insegnante lombarda è detenuta con l’accusa di lesioni “potenzialmente letali” a due estremisti di destra nel corso di alcuni raid in occasione della “Giornata dell’onore”: rischia oltre vent’anni di carcere.
La manifestazione in cui sarebbe avvenuta l’aggressione celebra un battaglione nazista che nel 1945 tentò di impedire l’assedio di Budapest da parte dell’Armata Rossa:
La manifestazione, che si svolge ogni anno con cortei, concerti ed eventi organizzati in diversi punti della città, celebra un battaglione nazista che nel 1945 tentò di impedire l’assedio di Budapest da parte dell’Armata Rossa: da due anni però la polizia ungherese non autorizza le parate a causa del pericolo di scontri e disordine pubblico, anche se alcune celebrazioni e cortei più piccoli sono comunque tollerati.
In una lettera scritta a mano, Ilaria Salis autorizza la stampa italiana alla pubblicazione di foto che la ritraggono in manette.
Ilaria #Salis ancora in catene a #Budapest. Una vergogna su cui #Meloni tace per non scomodare il suo amico #Orban. Alla faccia della “patriota”. Riportiamola in Italia, subito.
Video @Agenzia_Ansa pic.twitter.com/06j10fCk5h
— Partito Democratico 🇮🇹 🇪🇺 (@pdnetwork) March 28, 2024
Minacce dei neonazisti fuori dal tribunale
Ma momenti di fortissima tensione si sono registrati anche all’esterno dell’aula. Un gruppo, composto dai legali e dagli amici di Ilaria, all’arrivo in tribunale è stato minacciato e insultato da estremisti di destra. “Stai zitto o ti spacco la testa“, alcune delle minacce. “Ci aspettavano e ci hanno insultato e minacciato in ungherese,” ha detto l’avvocato Eugenio Losco ai cronisti italiani presenti sul posto per seguire il caso giudiziario.
“Ci hanno fatto delle riprese con i telefonini, ci hanno ripreso e il nostro traduttore ci ha detto che ci stavano minacciando“, ha aggiunto Losco. Del gruppo di una quindicina di persone italiane minacciate faceva parte anche Zerocalcare, che sta seguendo la vicenda Salis raccontandola in una serie di fumetti per “Internazionale”, oltre a esponenti di Giuristi democratici.
“L’ingresso del tribunale era presidiato dai neonazisti che filmavano e fotografavano tutti quelli che arrivavano, con telefonini e telecamere”, ha raccontato Zerocalcare al Corriere della Sera. “All’inizio pensavo fossero guardie, poi ho visto i vari simboli nazisti”, le parole dell’artista romano.
Salis resta in cella, respinti domiciliari
Al termine dell’udienza tenuta questa mattina è stata respinta la richiesta presentata dai legali di Iaria Salis di disporre gli arresti domiciliari in Ungheria per la 39enne. L’insegnante resterà infatti in cella.
“Le circostanze non sono cambiate“, ha detto il giudice Jozsef Sós aggiungendo che “esiste sempre il pericolo di fuga“. Roberto Salis, il padre di Ilaria, è uscito dall’aula subito dopo che il giudice ha reso nota la sua decisione, riferisce l’Ansa. La prossima udienza è stata fissata per il 24 maggio.
Durissimi i commenti del padre e del legale di Ilaria. Per Roberto Salis La decisione di respingere i domiciliari per Ilaria Salis è stata “l’ennesima prova di forza del governo Orban“. “Un po’ me lo aspettavo – ha aggiunto – Ilaria qui è considerata un grande pericolo“. Dal padre della 39enne è arrivato un ennesimo appello al governo Meloni: “I nostri ministri non hanno fatto una bella figura e il governo italiano dovrebbe fare un esame di coscienza. Le catene non dipendono dal giudice ma dal sistema carcerario e quindi esecutivo e il governo italiano può e deve fare qualcosa perché mia figlia non sia trattata come un cane“.
“Non penso che in Ungheria ci possa essere un trattamento diverso da quello che abbiamo visto e penso che questo sia assolutamente inaccettabile per l’ItalIa. Resterà in carcere chissà ancora per quanto, può l’Italia accettare questo trattamento? Assolutamente no“, ha aggiunto invece l’avvocato Losco.