Ossessione cannabis
Cosa prevede il nuovo Codice della Strada di Salvini: poca sicurezza, tanta propaganda
Si prevede la revoca della patente per chi è positivo a un test per uso delle sostanze, anche se non è in stato di alterazione. Una misura che criminalizza i consumatori
Politica - di Antonella Soldo
“La cannabis non è una priorità”. Eppure alla Camera dei Deputati è appena stato approvato l’ennesimo provvedimento riguardante il tema delle sostanze stupefacenti.
Dopo il decreto Rave e il decreto Caivano, i deputati di Palazzo Montecitorio hanno approvato il testo di riforma del codice della strada proposto dal Ministro Matteo Salvini, un provvedimento che punta solo a colpire i consumatori di cannabis senza tutelare la sicurezza nelle nostre strade. Una delle modifiche più preoccupanti riguarda la revoca della patente per chi risulti positivo a un test per uso delle sostanze anche senza essere in stato alterazione psico-fisica.
A differenza dell’alcol, dove è necessario dimostrare uno stato di ebbrezza, la nuova versione dell’articolo 187 del codice della strada cancella la dicitura “stato di alterazione psico-fisica” e lascia la formulazione “dopo l’assunzione di sostanze stupefacenti”: dunque con l’approvazione di questa riforma potrà essere punito chiunque guida dopo aver consumato una qualche sostanza, indipendentemente dall’essere o meno sotto l’effetto stupefacente di questa.
L’eliminazione di questo passaggio sembra essere più un gesto propagandistico che una vera misura di sicurezza. Non revocheremmo la patente a qualcuno che ha bevuto un bicchiere di vino la sera prima; quindi, perché farlo a chi ha fatto uso di cannabis?
Mettersi alla guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, che si tratti di alcol, cannabis o altro, è un pericolo per tutta la collettività, così come l’utilizzo del cellulare o qualsiasi altro mezzo di distrazione o alterazione.
In questa riforma però non si trova un nesso causale, ma cronologico. Per accertare la pericolosità è fondamentale stabilire un legame tra il consumo di una sostanza stupefacente e i suoi effetti sull’organismo.
Di recente, su questo tema, si è espressa la Corte di Cassazione. Con la sentenza 19 febbraio 2024 n. 7199, i giudici hanno stabilito che per attribuire la responsabilità a un guidatore non è sufficiente dimostrare il consumo di sostanze stupefacenti, ma è essenziale dimostrare che tali sostanze abbiano causato uno stato di alterazione psicofisica durante la guida.
Come confermato da varie aziende produttrici di test antidroga, al netto delle variazioni dovute alle quantità consumate, le tracce di diverse sostanze stupefacenti rimangono nel sangue o nella saliva per molto tempo, anche dopo la fine degli effetti alteranti.
Per esempio, secondo una ricerca pubblicata nel 2021, l’effetto di alterazione dovuto al consumo di cannabis dura in media tra le 4 e le 5 ore, mentre tracce del suo principale principio attivo (il THC) possono risultare presenti nella saliva fino a 12 ore.
In molti paesi europei hanno regolamentato il fenomeno cercando di assicurare che la positività del corrisponda allo stato di alterazione del guidatore utilizzando appositi test antidroga. Infatti, a differenza dell’alcool che viene eliminato entro 24 ore dal consumo, il THC può rimanere rilevabile nel sangue per giorni o addirittura settimane, mentre l’effetto eventuale scompare in poche ore.
Esistono molte tipologie di drug test, la differenza principale è il campione che usano. Il campione può essere di sangue, capelli o saliva e, a seconda del test, è possibile rintracciare le sostanze assunte dalle ultime 6 ore agli ultimi 12 mesi.
Le forze dell’ordine di molti paesi europei come Germania, Belgio, Finlandia, Francia, Svizzera, Repubblica Ceca hanno adottato test rapidi antidroga DrugWipe che è il più usato dalla polizia stradale perché, analizzando un campione di saliva, è il meno invasivo e il suo funzionamento è simile a quello dell’etilometro.
L’approvazione del testo di riforma del codice della strada proposto dal Ministro Matteo Salvini sembra più un atto finalizzato alla propaganda che un vero miglioramento della sicurezza stradale.
La revoca della patente per chi risulti positivo al test per uso di sostanze stupefacenti senza necessità di dimostrare uno stato di alterazione psico-fisica non solo manca di un nesso causale, ma appare come una misura eccessivamente punitiva che criminalizza i consumatori di cannabis senza considerare gli effetti reali sulla capacità di guidare in modo sicuro.
Questo tipo di provvedimento rischia di distogliere l’attenzione dalle vere cause dell’insicurezza stradale e di alimentare pregiudizi piuttosto che affrontare il problema in modo razionale ed efficace.
*Coordinatrice Meglio Legale